chi comandava tra Catania e Messina NOMI

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito


CATANIA – Si definivano “tutti una cosa”. Estorsioni, droga, controllo del territorio e vecchie regole per sancire il potere dei boss tra scarcerazioni, arresti e colpi di scena.

Le procure di Catania e Messina, attraverso carabinieri e guardia di finanza, hanno monitorato un territorio strategico a cavallo tra le due province: quello che ricade nei Comuni di Giardini Naxos e Taormina.

Un territorio emblema del turismo di eccellenza, in grado di drenare risorse che facevano gola a due famiglie di peso: i Cintorino e i Cappello, già al centro dell’inchiesta Isola Bella del 2019.

I nuovi reggenti: NOMI

Mariano Spinella, secondo i magistrati, avrebbe assunto il ruolo di promotore/reggente del clan Cintorino, mentre Riccardo Pedicone, braccio destro del boss Mario Pace del clan Cappello, sarebbe “il referente – scrivono i Pm – per tale sodalizio mafioso etneo, affermandosi come organizzatore delle illecite attività sul versante ionico”.

Nell’organigramma dell’organizzazione, alle figure storiche di Carmelo Spinella e Giuseppe Raneri, attualmente detenuti, si affiancherebbero “soggetti emergenti”, come Alessandro Galasso, Diego Mavilla, “uomo di fiducia di Pedicone”, Christopher Filippo Cintorino, nipote del boss Antonino. Quest’ultimo, “avvalendosi dell’autorità derivante dai legami familiari, si sarebbe imposto sul territorio, primariamente nel settore degli stupefacenti”.

Il gruppo Cintorino

Il gruppo Cintorino avrebbe “attuato un ramificato controllo del territorio, anche attraverso una metodica attività estorsiva nel comprensorio di Calatabiano e nei comuni limitrofi della fascia ionica etnea e messinese a danno di operatori economici dell’edilizia, dei trasporti e di attività turistico-ricettive”.

Agli atti ci sono le richieste di intervento rivolte al “reggente del sodalizio” Mariano Spinella, per “dirimere controversie” economiche e sentimentali.

La droga

Cintorino, il nipote del boss, avrebbe rivestito “un ruolo di primo piano, dirigendo e gestendo un gruppo capace di assicurare in maniera stabile un mercato operativo a “ciclo continuo”, relativo a stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana”.

Nel gruppo di trafficanti ci sarebbero anche Alessandro Galasso, Carmelo Mobilia e Cinzia Muratore, che avrebbero – sulla base degli indizi raccolti – “il ruolo di organizzatori dediti alla contrattazione, al trasporto, al confezionamento e all’occultamento della sostanza stupefacente, affiancato da una rete di spacciatori, stabilmente collegata”.

I Cappello a Giardini Naxos

Riccardo Pedicone, del clan “Cappello” di Giardini Naxos, alle elezioni regionali del settembre 2022, sarebbe – secondo la ricostruzione dell’accusa – sceso in campo per supportare la campagna elettorale di un candidato catanese per l’Assemblea Regionale Siciliana.

L’impegno elettorale non ha consentito di configurare “a livello di gravità indiziaria il patto idoneo ad integrare il reato di scambio elettorale politico mafioso di cui all’art 416-ter cp”, ma avrebbe consentito, comunque, “di acquisire ulteriori elementi indiziari in ordine al riconoscimento mafioso della citata figura di Pedicone, in quanto sodale influente ed in grado di assicurare l’appoggio elettorale anche in occasione di elezioni di livello regionale”.

Il ruolo di Pedicone

Pedicone avrebbe avuto un ruolo di primo piano a partire dal 2020, “insieme ad altri soggetti ritenuti appartenenti alla stessa organizzazione mafiosa, tra cui Carmelo Sicali“.

L’esponente di punta dei Cappello “avrebbe spostato nel territorio di Giardini Naxos – continuano i magistrati – una parte degli interessi illeciti del gruppo, avviando una fiorente attività nell’ambito del narcotraffico, avvalendosi dei propri canali di rifornimento della città etnea e operando nella commissione di estorsioni”.

Pedicone, secondo quanto emerge dalle indagini, avrebbe dovuto “giocare” a Giardini Naxos “con i bambini”, cioè “i sottoposti nell’ambito del gruppo criminale”.

La mafia di Giardini

Pedicone si sarebbe trasferito da Catania a Giardini Naxos “per organizzare meglio gli affari illeciti e si sarebbe avvalso principalmente di soggetti del posto, al fine di gestire lo smercio di sostanze stupefacenti e le richieste estorsive, esercitando il proprio ascendente, derivante dalla sua appartenenza al clan catanese e agendo con tipiche modalità mafiose, spesso con azioni violente”.

Gli investigatori hanno documentato anche un avvicendamento alla guida dei gruppi, con la reggenza di Matteo Fortunato Mario Crimi, dopo un periodo di convalescenza dovuto a un conflitto a fuoco, avvenuto a Catania, in cui era stato ferito Pedicone.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link