assedio ai vigili del fuoco e parte la caccia ai bonus

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Un territorio dalla straordinaria ricchezza storica e culturale, ma anche una delle zone geologiche più complesse d’Europa. L’attività bradisismica dei Campi Flegrei, da sempre una costante nella vita dei suoi abitanti, si accentua ciclicamente, specie in seguito a eventi come quello dell’altra notte, che possono mettere a dura prova la resilienza del patrimonio edilizio. L’ultimo sciame sismico (39 terremoti, aggiornato alle 20.30 di ieri, ndr) aperto dalla scossa di magnitudo 4.4 dell’1,25, ha riacceso interrogativi fondamentali: come riconoscere un danno strutturale in un’abitazione? A chi rivolgersi in caso di un sospetto pericolo del proprio fabbricato? Quanto è sicuro il nostro patrimonio edilizio e quali strumenti abbiamo per migliorarlo?

«Distinguere tra un danno strutturale grave e un semplice segno del tempo può essere complicato per un cittadino comune» spiega l’assessore alle Infrastrutture, Mobilità e Protezione civile del Comune di Napoli, Edoardo Cosenza, nonché docente in Tecnica delle costruzioni alla Federico II. «La procedura è chiara: in caso di crepe sospette o distacchi significativi, il primo riferimento sono i Vigili del Fuoco, che intervengono esclusivamente in presenza di un rischio immediato per l’incolumità pubblica. Se invece – aggiunge – il danno è lieve, spetta al proprietario consultare un tecnico di fiducia». Questa distinzione, apparentemente lineare, si scontra però con la percezione soggettiva del pericolo e con la difficoltà di valutare l’effettiva gravità delle lesioni. «Per comprendere la natura di una crepa, è essenziale conoscere la tipologia costruttiva dell’edificio. Nel caso delle strutture in cemento armato, piccole fessurazioni tra travi e pilastri possono essere normali, dovute alla diversa rigidità dei materiali e alle loro risposte agli stress meccanici. Al contrario, in un edificio in muratura, una lesione inclinata o a croce su un muro portante può indicare un cedimento strutturale e necessitare di un intervento immediato». Non è dunque sufficiente affidarsi a un’impressione visiva (spesso suggestionata dalla paura post scossa): servono competenze tecniche per distinguere tra danni estetici (come le frequenti e innocue spaccature dell’intonaco) e minacce reali alla stabilità di un edificio.

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L’efficacia della risposta a un evento sismico non dipende solo dalla reazione immediata, ma anche dallo stato di salute pregresso del patrimonio edilizio. Troppo spesso, danni apparentemente riconducibili a un terremoto sono invece il risultato di anni di incuria. La caduta di mattonelle, l’ammaloramento delle facciate o il distacco di intonaci possono essere sintomi di una manutenzione inadeguata piuttosto che di un effetto diretto delle scosse. Un’architettura variegata che va dai palazzi storici ai quartieri più recenti antisismici, passando per le aggiunte abusive (come i frequenti balconi, strutture su lastrici solari o stanze sui ballatoi) sorte senza criteri di sicurezza adeguati.

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La fragilità di alcune di queste strutture non è solo una questione tecnica, ma anche economica e sociale. Incentivare la cultura della manutenzione, attraverso controlli periodici e interventi di consolidamento, significa ridurre il rischio per la popolazione e migliorare la qualità della vita. «Ogni edificio – spiega Cosenza – deve rispondere ai regolamenti in vigore al momento della sua costruzione, il che implica che molte abitazioni a Napoli e nei Campi Flegrei non sono state progettate con criteri antisismici moderni. Tuttavia, esistono strumenti legislativi per colmare questa lacuna. Il sisma bonus e il superbonus 110% sono stati introdotti proprio per incentivare interventi di adeguamento strutturale, ma l’accesso a queste misure non è sempre immediato». C’è poi il recente stanziamento del governo per l’edilizia residenziale danneggiata dalle scosse bradisismiche (quelle cioè ad alta vulnerabilità sismica secondo la mappatura eseguita la scorsa estate) mentre per quelle non inserite nella zona ristretta o ad alto rischio, occorre fare domanda e verificare la possibilità di ottenere fondi. Burocrazia, poca informazione e costi iniziali possono scoraggiare i proprietari dal richiedere questi fondi, lasciando molte abitazioni vulnerabili ai rischi sismici. Una buona notizia dalla scossa dell’altra notte però c’è: «Il territorio flegreo, pur sottoposto a uno stress test significativo, con un’accelerazione sismica mai registrata prima, ha mostrato una tenuta complessivamente buona» aggiunge l’assessore. Questo però non deve indurre a un senso di sicurezza ingiustificato. Se da un lato le istituzioni devono garantire strumenti di supporto e piani di emergenza efficienti, dall’altro i cittadini devono sviluppare una maggiore consapevolezza del proprio ruolo: investire nella manutenzione e informarsi sugli strumenti disponibili sono passi fondamentali per ridurre la vulnerabilità.





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