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Per anni, Tesla ha cavalcato un’onda di crescita apparentemente inarrestabile, trasformandosi da una startup ambiziosa a un colosso dell’industria automobilistica. Ora, però, il vento sembra essere cambiato. Il marchio texano di auto elettriche sta affrontando un periodo di forte declino nelle vendite e in borsa, dove lunedì 10 marzo il titolo ha chiuso in calo del 15,43%, un fenomeno che si estende ben oltre i confini degli Stati Uniti e coinvolge mercati chiave come l’Europa, la Cina e l’Australia. A rendere ancora più surreale la situazione è stato Donald Trump, noto per la sua avversione alle auto elettriche, che ha deciso di acquistare una Tesla e di portarla davanti alla Casa Bianca assieme a Elon Musk. Un gesto di sostegno che, invece di risollevare l’azienda, ha sollevato ulteriori polemiche e interrogativi sulle cause profonde della crisi di Tesla.
Un calo globale delle vendite
I numeri parlano chiaro: Tesla sta perdendo terreno in tutto il mondo. In Europa, a febbraio 2025, il calo delle vendite ha raggiunto livelli drammatici: -76% in Germania, -55% in Italia, -45% in Francia, -42% nei Paesi Bassi, -48% in Norvegia e Danimarca, -10% in Spagna e -53% in Portogallo. Se il mercato europeo è sempre stato centrale per Tesla, i dati provenienti da altri continenti non sono più confortanti: in Cina le vendite sono scese del 49% a febbraio, mentre l’Australia ha registrato un calo del 66% delle immatricolazioni.
Sorprendentemente, mentre Tesla perde quote di mercato, il settore dei veicoli elettrici nel suo complesso continua a crescere. In Germania, ad esempio, nonostante il crollo del marchio di Musk, le vendite di veicoli elettrici sono aumentate del 30,8%. Questo suggerisce che i consumatori non stanno abbandonando l’auto elettrica in generale, ma piuttosto stanno scegliendo alternative a Tesla.
L’influenza politica di Musk e il sostegno di Trump
Una delle spiegazioni più evidenti per il declino di Tesla è l’influenza politica sempre più marcata del suo CEO, Elon Musk. Il magnate sudafricano-americano ha assunto posizioni sempre più vicine all’estrema destra, sostenendo il partito tedesco AfD e attaccando le politiche migratorie dell’Unione Europea. Questo ha scatenato proteste in diversi paesi, con atti di vandalismo contro le concessionarie Tesla sia in Europa che in Australia.
Negli Stati Uniti, la situazione non è migliore. In California, mercato chiave per le auto elettriche, la quota di Tesla è scesa dal 60% del 2023 al 52,5% del 2025. Paradossalmente, Donald Trump, noto per la sua avversione alle auto elettriche, ha deciso di acquistare una Tesla e di portarla alla Casa Bianca. Un gesto che avrebbe dovuto rafforzare il marchio, ma che potrebbe rivelarsi controproducente, poiché molti attribuiscono proprio alla politica trumpiana l’attuale crisi del produttore texano.
Il problema non è solo politico: la concorrenza cinese e il calo in Borsa
Tuttavia, ridurre la crisi di Tesla a una questione politica sarebbe un errore. L’azienda sta affrontando difficoltà strutturali e una concorrenza sempre più agguerrita. Il colosso cinese BYD (Build Your Dreams) sta scalzando Tesla dal primato nel settore delle auto elettriche. BYD ha registrato una crescita del 91% nel 2024 e solo a febbraio ha venduto oltre 318.000 veicoli (qui la nostra prova della BYD ATTO 2 presentata a Torino il mese scorso), più di dieci volte il volume di Tesla in Cina nello stesso periodo.
La mancanza di un modello economico ha penalizzato Tesla nel confronto con BYD. Mentre la casa cinese offre auto elettriche a prezzi accessibili, come la Suv Bozhi 3X lanciata a soli 13.900 euro, il modello più economico di Tesla, la futura Model 2 o Model Q, non ha ancora una data di lancio e dovrebbe costare almeno 25.000 euro. Il ritardo nello sviluppo di nuovi modelli e l’assenza di una strategia chiara per contrastare il mercato cinese stanno contribuendo al calo delle vendite.
Anche in Borsa la situazione è critica. Dopo anni di crescita esponenziale, Tesla ha visto il valore delle sue azioni ridursi del 45% rispetto a dicembre 2024, quando aveva raggiunto una capitalizzazione di 1.500 miliardi di dollari. Gli analisti di JP Morgan avevano già messo in dubbio la sostenibilità del titolo, sostenendo che fosse sopravvalutato rispetto ai fondamentali del mercato automobilistico. La crisi è aggravata dalla crescente pressione della concorrenza cinese e dalla necessità di Tesla di rivedere il proprio modello di business.
Il futuro di Tesla e l’attacco frontale di BYD
Mentre Elon Musk si dedica sempre più alla politica, BYD ha messo in campo una strategia aggressiva, affidandosi a manager esperti per conquistare il mercato europeo. Il colosso cinese ha ingaggiato Alfredo Altavilla, ex braccio destro di Sergio Marchionne, come consulente per il mercato europeo. Altavilla ha già avviato una rete di fornitori a Torino, cuore dell’industria automobilistica italiana, dimostrando un approccio pragmatico e ben radicato nei territori di espansione.
Di fronte a questa concorrenza, Tesla dovrà prendere decisioni cruciali per il proprio futuro. Se da un lato la fedeltà degli appassionati e la forza del brand potrebbero ancora giocare un ruolo importante, dall’altro l’assenza di nuovi modelli a basso costo e il declino dell’immagine del suo CEO potrebbero mettere a rischio la posizione dominante dell’azienda nel settore delle auto elettriche.
Resta da vedere se Musk sarà in grado di riportare Tesla in carreggiata o se, invece, la casa automobilistica texana verrà superata da concorrenti più agili e con una visione più chiara del mercato globale.
a cura di Carlo Antonio Rallo
info@motoriedintorni.com
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