Serbia. La “neutralità”, tra la Russia e l’Ue

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Agenzia Dire

“L’idea del riarmo è pericolosa, così come la prospettiva di una continuazione della guerra senza fine”, scandisce Jovan Palalic, deputato della Srpska narodna partija, il Partito popolare di Serbia.
In un’intervista con l’agenzia Dire da Belgrado, parla mentre a Bruxelles è in corso un Consiglio europeo straordinario. Il tema è la difesa e la sicurezza dell’Ue in una fase di turbolenze politiche e di conflitti armati. L’amministrazione americana di Donald Trump sta spingendo per un accordo di pace tra l’Ucraina e la Russia, mentre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sostiene le regioni del sostegno militare a Kiev.
Un sostegno al quale affiancare, questa la proposta sul tavolo a Bruxelles, un piano Ue per il riarmo da 800 miliardi di euro.
Palalic, che con il suo partito sostiene la maggioranza del presidente Aleksandr Vucic, è anche a capo del Gruppo parlamentare di amicizia Serbia-Italia. “Mi sento europeo e amo l’Europa”, spiega. “E oggi mi domando: come possiamo costruire un futuro migliore per l’Europa se l’Europa è in guerra con la Russia, in guerra fredda con gli Stati Uniti e pure in guerra commerciale con la Cina?”. Il suo punto di vista è esterno all’Ue. Come esterna all’Unione Europea è ancora la Serbia, sia pur coinvolta da tempo in un negoziato con Bruxelles che ha come prospettiva l’adesione.
“Vediamo che si definisce un nuovo ordine mondiale con nuovi imperi” dice il deputato. “E capiamo che i Paesi non imperiali devono affrontare sfide geopolitiche particolarmente complesse per poter salvaguardare la propria sovranità”.
La tesi è che i cambiamenti nella politica di Washington seguiti al ritorno di Trump alla Casa Bianca possano costituire un’opportunità per l’Europa. “Credo che invece di litigare con le grandi potenze l’Ue dovrebbe puntare sulle buone relazioni”, dice Palalic. “Con Trump ma anche con la Russia, dialogando e riavviando la collaborazione sull’energia e pure sulla sicurezza”.
Secondo il deputato, “i nuovi venti” che soffiano da Washington dovrebbero insomma portare l’Europa a “una riflessione sul suo futuro come potenza mondiale”. E al riguardo l’esperienza della Serbia può offrire spunti. Belgrado ha presentato domanda di adesione all’Ue nel 2009 e ha ottenuto lo status di Paese candidato nel 2012. I negoziati tra l’Ue e Belgrado sono iniziati nel 2014 e finora sono stati aperti 22 capitoli. “Il nostro è un Paese sovrano – sottolinea il deputato – che vuole mantenere buoni rapporti sia con i Paesi dell’Unione Europea che con la Russia”.
Belgrado ha storicamente rapporti di cooperazione con Mosca. “Dipendiamo al 100 per cento dal gas russo e non abbiamo mai imposto sanzioni nei confronti della Russia”, evidenzia Palalic, facendo riferimento alle misure restrittive adottate dai Paesi dell’Ue e dagli Stati Uniti dopo l’offensiva di Mosca in Ucraina del 2022. “Siamo stati sottoposti a forti pressioni ma adesso, con Trump che vuole raggiungere una pace con la Russia, bisogna trovare un nuovo spazio per il dialogo: un approccio che tra i Paesi dell’Unione Europea, al momento, non si vede”.
La collocazione della Serbia, alle porte dell’Unione Europea ma da sempre in buoni rapporti con la Russia, favorisce altre prospettive. Al netto, beninteso, di tensioni e anche scontri politici e sociali: lo documentano le manifestazioni che si sono susseguite in più città dopo il crollo di una pensilina nella stazione ferroviaria della città di Novi Sad. L’incidente ha provocato la morte di 15 persone ed è stato visto come segno ultimo di corruzione e malgoverno. Dalle piazze, dalle scuole e dalle università lo scontro, anche fisico, è arrivato in parlamento.
È accaduto martedì scorso, in aula, dopo l’approvazione dell’ordine del giorno della seduta. Un gruppo di deputati si è scagliato contro la presidente dell’assemblea, Ana Brnabic, esponente della maggioranza stretta attorno al Partito progressista di Serbia (Sns) e al capo dello Stato Aleksandr Vucic. Ci sono stati pugni e spinte, con l’intervento dei responsabili della sicurezza. Poi ancora lanci di fumogeni e infine il ferimento di alcune deputate, una delle quali incinta, poi ricoverate in ospedale.
“Ad innescare la violenza sono stati deputati della sinistra, dei verdi e della destra estrema”, denuncia Palalic. “Partecipano di un tentativo di rovesciare un governo che è stato eletto in modo democratico e legittimo nel 2023 e che è deciso a garantire la sovranità e la neutralità della Serbia”.
Il deputato ricorda come i servizi di Belgrado abbiano denunciato “tentativi di ingerenze dall’esterno”, e rivolge poi un appello in particolare al Parlamento europeo. “Ancora il mese scorso, molti suoi rappresentanti hanno espresso il proprio supporto ai gruppi politici serbi responsabili delle violenze”, sottolinea Palalic, citando una risoluzione dell’8 febbraio. “Mi auguro che ora il Parlamento dell’Ue possa rivedere la sua posizione”.



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