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di Daniele Bovi
«Scriviamolo subito nel programma». All’alba della campagna elettorale l’allora candidata presidente della Regione, Stefania Proietti, durante la festa regionale di Avs aveva risposto così a una domanda sulla possibilità di introdurre anche in Umbria il salario minimo. Un tema che il consigliere regionale Fabrizio Ricci metterà mercoledì sul tavolo durante un’iniziativa che si terrà a Palazzo Cesaroni.
L’iniziativa «Con questo evento – spiega Ricci – avviamo un percorso importante che punta a garantire dignità e diritti alle lavoratrici e ai lavoratori umbri. L’obiettivo è aprire una fase di partecipazione, dibattito e confronto per la costruzione di una proposta solida e concreta sul salario minimo regionale in Umbria». Una «necessità non solo economica – continua – ma un principio di giustizia sociale che intendiamo portare avanti con determinazione nella nostra regione. Vogliamo costruire una proposta concreta e condivisa, che possa diventare un modello anche per altre realtà italiane».
La proposta Nel programma elettorale di Proietti si spiega che l’introduzione di un salario minimo è essenziale per contrastare la perdita di potere contrattuale dei lavoratori, soprattutto quelli più precari. Sebbene la Regione – è scritto nel documento – non possa legiferare sulle retribuzioni, può imporre regole più stringenti negli appalti pubblici. La proposta è quella di limitare i subappalti a catena e di applicare contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni più rappresentative. Inoltre, le aziende che partecipano agli appalti pubblici dovranno garantire – sempre secondo la proposta – una retribuzione minima di nove euro l’ora, premiando chi offre migliori condizioni economiche e maggiori tutele.
Le Regioni In assenza di un salario minimo nazionale cosa è stato fatto finora dalle Regioni? Negli ultimi anni sono stati messi in campo dei provvedimenti per garantire un trattamento economico minimo, almeno nell’ambito dei contratti di appalto e concessioni pubbliche. Il tutto con il duplice obiettivo di assicurare una retribuzione dignitosa per chi lavora nei settori gestiti dagli enti pubblici e di contrastare pratiche retributive al ribasso.
Toscana Il consiglio regionale della Toscana nel settembre 2024 ha approvato all’unanimità una mozione del M5S (poi trasformata in una proposta di legge) che prevede l’introduzione di un salario minimo di 9 euro l’ora per tutti i lavoratori impegnati negli appalti regionali. Nell’atto si dice poi che in ogni gara debba essere applicato il contratto collettivo maggiormente rappresentativo per l’attività svolta. Previsti anche strumenti di controllo costanti e l’obbligo per la Regione di elaborare dei report periodici per verificare l’effettiva applicazione della norma.
Puglia A maggio 2024 invece la Puglia ha promulgato una legge che impone, sempre per quanto riguarda gare d’appalto e concessioni, un salario minimo di 9 euro lordi e premialità per le imprese che lo ampliano. La norma è estesa non solo agli appalti della Regione, ma anche a quelli degli enti locali presenti sul territorio, comprese le aziende sanitarie e gli organismi strumentali. Sempre l’anno scorso il Lazio ha approvato una mozione che prevede, anche in questo caso, un minimo di 9 euro per tutte le procedure di gara. In Lombardia invece una mozione del M5S è stata respinta dalla maggioranza di destra.
Umbria Alla fine della scorsa legislatura rispondendo a un’interrogazione l’ex assessora Paola Agabiti la Regione garantisce il rispetto dei contratti collettivi nazionali in tutti gli appalti pubblici, assicurando che le condizioni economiche e giuridiche dei lavoratori siano tutelate. Nei bandi, viene indicato il contratto collettivo applicabile, e gli operatori economici possono proporne uno diverso solo se garantisce trattamenti equivalenti. Verifiche ci sono sia in fase di gara che durante l’esecuzione del contratto, inclusi i subappalti. Inoltre, negli appalti a prevalenza di manodopera, la stazione appaltante controlla la congruità dei costi rispetto alle tabelle ministeriali per garantire il rispetto dei salari minimi. Previsti anche strumenti di monitoraggio e sanzioni per evitare irregolarità e misure per valorizzare la qualità del lavoro, promuovere l’occupazione stabile e garantire inclusione e parità di genere.
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