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Nel 2015, quando Northvolt è nata, l’Europa aveva bisogno di una risposta. L’Asia dominava il mercato delle batterie elettriche, gli Stati Uniti giocavano in difesa e il Vecchio Continente cercava un campione capace di sostenere la rivoluzione della mobilità elettrica.
Il progetto sembrava ambizioso, quasi titanico: produrre batterie su scala industriale, ridurre la dipendenza dai colossi cinesi e coreani, sviluppare una tecnologia interamente europea. I finanziamenti non mancavano.
- Oltre 9 miliardi di euro raccolti in pochi anni.
- Accordi con Volkswagen e BMW, giganti dell’automotive.
- Un piano aziendale fondato sulla crescita costante del settore EV.
Ma nel 2024 la realtà ha iniziato a sgretolarsi. Gli equilibri si sono rotti, gli investitori hanno perso fiducia e le dinamiche di mercato sono cambiate. A gennaio 2025 il debito era schizzato oltre gli 8 miliardi di dollari. Troppo per qualsiasi tentativo di salvataggio.
Il crollo: fondi insufficienti e debiti ingestibili
Il comunicato ufficiale è arrivato come una sentenza: Northvolt ha presentato istanza di fallimento in Svezia. Le risorse disponibili non bastano più a sostenere i costi operativi. Ma il vero problema è un altro: il mercato è cambiato.
- Il settore delle auto elettriche ha rallentato, mettendo sotto pressione i fornitori.
- I produttori asiatici hanno continuato a ridurre i prezzi delle batterie, rendendo difficile la competizione.
- Gli ordini hanno iniziato a saltare: BMW ha cancellato un contratto da 2 miliardi di euro a giugno 2024.
- Volkswagen, primo azionista con il 21%, ha abbandonato il consiglio di amministrazione a novembre 2024.
Nel frattempo, negli Stati Uniti, Northvolt ha provato a ristrutturarsi tramite il Chapter 11, la procedura americana per le aziende in crisi. Ma il supporto dei creditori e le contromisure prese non sono bastate.
Il mercato ev: un’illusione di crescita infinita?
Per anni il settore delle batterie ha vissuto una narrazione quasi dogmatica: la domanda di auto elettriche sarebbe cresciuta senza sosta, le vendite avrebbero trainato la produzione, i governi avrebbero sostenuto il mercato con incentivi e normative favorevoli. Northvolt si è costruita su queste certezze. Ma la realtà ha imposto un altro ritmo.
- Dal 2023, le vendite di auto elettriche in Europa hanno subito una frenata.
- I clienti hanno iniziato a rinegoziare, ridurre o annullare gli ordini.
- I costi di produzione non sono scesi abbastanza velocemente per mantenere la competitività.
Le previsioni ottimistiche si sono scontrate con un sistema ancora in assestamento. Il mercato EV non è morto, ma ha mostrato la sua vulnerabilità. E chi, come Northvolt, aveva scommesso tutto sulla crescita, ha pagato il prezzo più alto.
Cosa succede ora?
Il prossimo passo è affidato al tribunale svedese. Verrà nominato un amministratore fiduciario, con il compito di supervisionare il processo di fallimento e valutare le opzioni disponibili. Le strade possibili sono due:
- La vendita dell’azienda o dei suoi asset, nel tentativo di recuperare valore.
- La liquidazione completa, con lo smantellamento delle operazioni.
Le sussidiarie Northvolt Germany e Northvolt North America, per ora, restano fuori dalla procedura. Ma ogni decisione sul loro futuro dipenderà dal curatore fallimentare e dai creditori.
Un caso emblematico per l’industria europea
Il fallimento di Northvolt non è solo un evento finanziario. È il riflesso di un cambiamento profondo nel settore della mobilità elettrica. La sfida tra Europa, Asia e Stati Uniti è ancora aperta, ma la strategia basata su finanziamenti massicci e crescita accelerata ha mostrato i suoi limiti.
Le aziende che riusciranno a sopravvivere dovranno fare i conti con un mercato più selettivo, meno incline a sostenere progetti che si basano esclusivamente sulla fiducia nel futuro. Northvolt lascia un vuoto, ma anche una lezione: nel mondo delle batterie, il tempo è il vero avversario. E non perdona.
Disclaimer: Il presente articolo (con informazioni, eventuali dati ed analisi) è fornito a titolo informativo e didattico, e non costituisce in alcun modo sollecitazione all’investimento né consulenza finanziaria personalizzata. Ogni decisione di investimento è assunta in piena autonomia e sotto la propria esclusiva responsabilità, previa attenta valutazione della propria situazione finanziaria, degli obiettivi di investimento e della tolleranza al rischio. Si raccomanda di consultare un consulente finanziario qualificato prima di effettuare qualsiasi operazione di investimento.
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