Emiliano Fenu: «Il mio impegno per la città: uniti per invertire la rotta»

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Nuoro «Il fatto che oggi siamo qui, uniti da un obiettivo più grande delle nostre divergenze, è già una prima vittoria». Emiliano Fenu è ottimista, rompe gli indugi. Ora è ufficiale, infatti: è lui il candidato sindaco del Campo largo per le prossime elezioni comunali. Dopo la nomination di una settimana fa, l’altra sera, all’Exmè è arrivata l’investitura vera e propria, all’unanimità. «Una grande responsabilità, per me» sottolinea a caldo. «Provo anche una immensa gratitudine» aggiunge all’elenco delle prime sensazioni. Deputato del Movimento 5 stelle, stesso partito della presidente della Regione Alessandra Todde, che lo ha proposto fin da subito alle altre forze della coalizione di centrosinistra, Fenu è un commercialista e revisore contabile prestato alla politica (è stato anche senatore). Nato a Siniscola nel 1977, da una vita a Nuoro con famiglia e lavoro. «Sento un debito verso questa città. Non sono nato a Nuoro, ma vivo qua da 23 anni» evidenzia d’acchito.

Intanto è proprio questa la prima accusa che le muovono: lei non è di Nuoro…
«Sono un nuorese di adozione perché mi sento davvero adottato da questa città che mi ha dato tutto. Qua ho costruito la mia famiglia, mia moglie è di Nuoro e i miei figli ci sono nati, la mia casa, la mia carriera, la mia vita. Mi impegnerò al massimo per restituire quello che ho ricevuto da questa città, sento il dovere di provarci, attraverso la condivisione, il dialogo, l’unità».

Non sarà facile. Questa città è in caduta libera. Lo sa, vero che lo sa?
«Certo che lo so. Nuoro ha perso centralità, servizi, opportunità. Non è una dinamica che riguarda solo noi, ma è un fenomeno più ampio: i giovani sono attratti dalle grandi aree metropolitane, le province si svuotano, e la marginalizzazione diventa strutturale».

E allora? Che si fa?
«Il nostro compito e dovere è fare di tutto per invertire questa rotta. Dobbiamo ricostruire un tessuto sociale solido, rendere Nuoro una città accogliente per chi vuole rimanere. Nuoro deve essere attrattiva per chi vuole sceglierla per il proprio futuro».

Ossia?
«Serve, innanzitutto, visione. Non possiamo limitarci a garantire il minimo indispensabile. Nuoro deve riconquistare il suo ruolo di città capoluogo, collaborando attivamente con gli altri Comuni, per diventare un punto di riferimento culturale, economico e sociale per tutto il territorio del Nuorese. Serve concretezza. È necessario migliorare i servizi, accelerare le opere pubbliche, semplificare la burocrazia. È inaccettabile che per la realizzazione delle opere ci vogliano così tanti anni a causa soprattutto di impedimenti o rallentamenti burocratici. Questo discorso vale sia per le opere pubbliche sia per le opere private».

Una sfida impegnativa. Ci vorrà una grande squadra per vincere sul campo…
«Infatti. Serve partecipazione. Il programma che presenteremo sarà il frutto di un lavoro collettivo, con il coinvolgimento di tutte le forze politiche e sociali, delle associazioni, del mondo produttivo e culturale e condiviso con i cittadini e le cittadine della nostra città».

Quali saranno le priorità da affrontare?
«Le priorità sono chiare: sanità, servizi, opere pubbliche, sviluppo economico, ricostruzione della comunità. Strade curate, verde pubblico, scuole sicure e asili nido. La galleria di Mughina è chiusa da anni, così come l’anfiteatro. Ora in Regione qualcosa si inizia a muovere, in termini di risorse e di attenzione. L’Università ha bisogno di diventare attrattiva: serve offrire alloggi agli studenti fuori sede, serve rendere subito disponibili quelli già realizzati, occorre offrire servizi e facoltà innovative e competitive, su materie e temi legati anche al progetto Einstein telescope. Abbiamo una presidente della Regione di Nuoro e diversi consiglieri regionali nuoresi, possiamo avere le risorse necessarie, dobbiamo spenderle bene e subito».

Fino a ieri Nuoro ha “subito” il cagliaricentrismo. Ora Cagliari ha più nuoresi al potere che cagliaritani, appunto. Ma per Nuoro cosa cambia? Cosa cambierà?
«Per Nuoro questo è un momento storico propizio. Un’occasione unica. Dobbiamo ripensare il ruolo di questa città, dobbiamo creare opportunità di lavoro, attrarre investimenti, utilizzare i fondi europei a disposizione delle città medie, essere protagonisti nello sviluppo del progetto dell’Einstein telescope, che potrebbe trasformare Nuoro e il territorio della Provincia in un polo di attrazione per la ricerca scientifica di livello mondiale».

Idee, progetti, slogan. Nel frattempo Nuoro e il Nuorese tutto si spopolano. Come si può affrontare questa emergenza?
«C’è un dato che mi ha colpito profondamente: Nuoro ha uno dei tassi di natalità più bassi al mondo. Questo significa che la città, senza un intervento forte rischia di spegnersi. La soluzione non è semplice: occorre tenere alta l’attenzione su questo dato, che è il più importante. La soluzione passa da una città più vivibile e attrattiva. Una città dove sia possibile lavorare, crescere una famiglia, avere accesso a servizi di qualità. Dobbiamo ripartire dalle basi: la casa, il lavoro, le connessioni tra le persone. Oggi il 43% dei nuclei familiari è composto da una sola persona: questo dice tanto su quanto sia necessario ricostruire il senso di comunità».

Situazione drammatica. Ma chi glielo fa fare a candidarsi sindaco da parlamentare in carica?
«Molti me lo chiedono come se fosse una scelta di ripiego, ma per me è l’esatto contrario. Governare una città non è una forma di retrocessione, io penso che sia la politica nella sua forma più concreta e penso che sia assolutamente necessario che la politica riparta dai territori. Il declino del paese nasce dal declino delle comunità locali, non è una mia opinione, ormai è opinione diffusa tra i più attenti economisti e sociologi».

Ma non è che la sua è una candidatura a sindaco imposta dall’alto?«Assolutamente no. Mi è stato chiesto dalle forze in campo e io ho dato la mia disponibilità. Non c’è nessuno che me lo ha prescritto».

Prima al Senato, ora alla Camera dei deputati. Cosa ha fa e cosa ha fatto Emiliano Fenu in Parlamento?
«In Parlamento ho lavorato tanto, nella attività legislative, in quella ispettiva. Credo di essere diventato un punto di riferimento per il mio gruppo parlamentare, e non solo, per le materie economiche e fiscali, e sicuramente anche dal punto di vista umano e delle amicizie».

Nuoro non è Roma però.
«Ma è proprio qua a Nuoro che si possono cambiare le cose davvero, è qua che si può pensare di realizzare un modello di rinascita anche per il paese».

La campagna elettorale chiama. I tempi sono stretti. Forse le elezioni comunali si terranno il 25 maggio.
«Dobbiamo partire subito. Formare un gruppo di lavoro, costruire le liste, coinvolgere le persone. Non sarà semplice, ma è fondamentale. Poi lavoreremo sul programma, aprendo un dialogo con la città. Il tempo è poco, ma possiamo recuperarlo con l’impegno di tutti».

Come convincerà i nuoresi? Che messaggio dà loro?
«Abbiamo un’opportunità e non possiamo sprecarla. Nuoro ha tutte le carte in regola per tornare a essere un punto di riferimento, ma serve il contributo di tutti. C’è una frase celebre di Enrico Berlinguer che si addice molto a Nuoro e dovrebbe essere affissa all’ingresso della città: “Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno”».



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