Dazi Usa, entrati in vigore quelli al 25% su acciaio e alluminio

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Si apre una nuova fase nella guerra commerciale tra gli Stati Uniti e i suoi principali partner commerciali. Von der Leyen: “Profondo rammarico per misure decise da Trump, risposta forte ma proporzionata”. Poi aggiunge: “Aperti a dialogo”. Le tariffe introdotte dall’Unione europea colpiranno prodotti americani per un valore di 26 miliardi di dollari ed entreranno in vigore dal primo aprile e saranno pienamente operative entro il 13 dello stesso mese. Dalla Gran Bretagna nessuna contro-misura

I dazi doganali del 25% su acciaio e alluminio, voluti da Donald Trump, sono entrati in vigore segnando una nuova fase nella guerra commerciale tra gli Stati Uniti e i suoi principali partner commerciali. Il presidente americano aveva già tassato le importazioni di acciaio e alluminio durante il suo primo mandato (2017-2021), ma questa nuova tassa intende essere “senza eccezioni e senza esenzioni”, ha assicurato Trump durante l’annuncio all’inizio di febbraio.

Risposta Ue “forte ma proporzionata”

“Da questa mattina gli Stati Uniti applicano una tariffa del 25% sulle importazioni di acciaio e alluminio. Ci rammarichiamo profondamente di questa misura. Le tariffe sono tasse. Sono dannose per le aziende e ancora peggio per i consumatori. Queste tariffe interrompono le catene di approvvigionamento. Portano incertezza per l’economia. I posti di lavoro sono in gioco. I prezzi saliranno. In Europa e negli Stati Uniti. L’Unione europea deve agire per proteggere i consumatori e le aziende. Le contromisure che adottiamo oggi sono forti ma proporzionate. Mentre gli Stati Uniti stanno applicando tariffe per un valore di 28 miliardi di dollari, stiamo rispondendo con contromisure per un valore di 26 miliardi di euro. Ciò corrisponde alla portata economica delle tariffe statunitensi”, ha affermato in una dichiarazione la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

Von der Leyen: “Misure introdotte in due fasi”

“Le nostre contromisure saranno introdotte in due fasi. A partire dal primo aprile e pienamente operative a partire dal 13 aprile. Nel frattempo, rimarremo sempre aperti alle trattative. Crediamo fermamente che in un mondo pieno di incertezze geopolitiche ed economiche, non sia nel nostro interesse comune gravare le nostre economie con tariffe. Siamo pronti a impegnarci in un dialogo significativo. Ho incaricato il Commissario per il commercio Maros Sefcovic di riprendere i suoi colloqui per esplorare soluzioni migliori con gli Stati Uniti”, ha aggiunto. 




Approfondimento

Effetto dazi, Usa a rischio recessione?

“Aperti a dialogo ma tuteliamo imprese Ue”

“Deploriamo profondamente le tariffe statunitensi imposte all’Europa. Le tariffe sono tasse. Sono un male per le imprese e ancora peggio per i consumatori. Oggi l’Europa prende contromisure forti ma proporzionate. L’Ue deve proteggere consumatori e imprese”, ha detto ancora la presidente della Commissione in un breve punto stampa sottolineando come Bruxelles, nel frattempo, “resta totalmente aperta ai negoziati” con gli Usa. “Ho incaricato il commissario Sefcovic su questi colloqui per trovare la soluzione migliore con gli Usa”, ha specificato. La lista dei prodotti americani che saranno colpiti è lunga. Si va dai tacchini con peso superiore ai 185 grammi alla carne bovina disossata, dallo yogurt a diversi derivati del latte, dal ginger al curry fino alle salsicce di fegato e a prodotti da bagno come shampoo e dentifrici.

Sefcovic: “Usa non ci hanno lasciato scelta”

“Il partenariato commerciale Ue-Usa è ben bilanciato e altamente redditizio per entrambe le parti. È la più grande relazione commerciale al mondo. Su acciaio e alluminio, in particolare, condividiamo alcune delle sfide, ad esempio, le sovraccapacità globali guidate da pratiche non di mercato e l’Ue qui è chiaramente parte della soluzione, non un problema. Il mese scorso, durante la mia visita a Washington per sollevare questi punti, era davvero chiaro che l’Ue non è il problema e ciò rende le misure odierne ancora più ingiustificate. Mi sono battuto per evitare l’onere non necessario di misure e contromisure, ma per questo serve un partner. Servono entrambe le mani per applaudire. L’amministrazione statunitense ha scelto di perseguire una strada dannosa di tariffe ingiustificate, lasciandoci senza altra scelta che rispondere, ed è esattamente ciò che stiamo facendo”, ha dichiarato il commissario al Commercio, Maros Sefcovic, in un punto stampa con la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, a Strasburgo.

“Obiettivo controbilanciare le tariffe statunitensi”

“Innanzitutto, da aprile, ripristineremo automaticamente le nostre attuali misure di riequilibrio sospese del 2018 e del 2020, che mirano effettivamente a 4,5 miliardi di euro di beni statunitensi esportati verso di noi. E in secondo luogo, la Commissione sta adottando misure decisive per il pacchetto di contromisure aggiuntive che si applicano a 18 miliardi di euro di esportazioni statunitensi verso l’Ue”, ha aggiunto. “Nelle prossime due settimane, ci consulteremo con le principali parti interessate per aiutarci a dare forma a questo nuovo pacchetto. L’obiettivo è controbilanciare l’aumento del valore commerciale influenzato dalle tariffe statunitensi, riducendo al minimo l’impatto sulle imprese e sui consumatori europei. Ma la perturbazione causata dai dazi è evitabile se l’amministrazione statunitense accetta la nostra mano tesa e lavora con noi per raggiungere un accordo. Quindi, sotto la guida della presidente, sono pronto a negoziare e siamo pronti a farlo accadere”, ha concluso. 

Lagarde: “Shock meno prevedibili, dazi e spesa hanno due facce”

La frammentazione commerciale e l’aumento della spesa per la difesa “hanno effetti a due facce: potrebbero spingere l’inflazione verso l’alto, ma i dazi statunitensi potrebbero anche ridurre la domanda di esportazioni dell’Ue e reindirizzare l’eccesso di capacità produttiva dalla Cina verso l’Europa, facendo diminuire l’inflazione”, ha commentato la presidente della Bce, Christine Lagarde, spiegando che la Bce sta considerando diversi scenari su dazi e spesa fiscale ma “la direzione degli shock è molto più difficile da predire rispetto a prima”. Nell’attuale situazione, a causa dell’apertura al commercio e della dipendenza dagli import di energia, “i nuovi shock “possono alimentare l’inflazione in modo più diretto” e l’Eurozona è particolarmente esposta ai nuovi rischi. Ad esempio, “i rischi geopolitici aumentano la volatilità dei tassi di cambio e dei prezzi dell’energia e delle materie prime, come abbiamo visto nelle ultime settimane”, ha detto Lagarde.

“Non possiamo garantire che l’inflazione resti al 2%”

Per questo “in questo contesto non possiamo garantire che l’inflazione sarà sempre al 2%”, ma la Bce, “indipendentemente dagli shock”, definirà la sua politica in modo che i prezzi convergano sempre verso l’obiettivo nel medio termine, ha aggiunto. “Per raggiungere questo obiettivo, la funzione di reazione della Bce deve prestare particolare attenzione all’ancoraggio delle aspettative di inflazione”, ha spiegato. Finora, “proprio perché le aspettative erano ben ancorate, la recente disinflazione è stata ottenuta a un costo relativamente basso rispetto a episodi simili nel passato”. Quindi la Banca centrale monitorerà attentamente le aspettative di inflazione, nei mercati, tra gli analisti, i previsori, le famiglie e le imprese, “per mantenerle ben ancorate in un mondo volatile”.

Parigi: “Prima reagire ai dazi Usa poi negoziare”

“Penso che la prima risposta” ai dazi statunitensi “sia innanzitutto sangue freddo, unità, ma anche una certa fermezza. E credo che la Commissione sia pronta”. Lo ha dichiarato il ministro francese dell’Industria, Marc Ferracci, al suo arrivo al Consiglio competitività, dopo l’annuncio da parte dell’Ue della risposta ai dazi Usa. “Dobbiamo prima di tutto reagire e stabilire una posizione di forza e poi, ovviamente, avviare una trattativa per cercare di trovare vie d’uscita”, ha aggiunto. “La posizione della Francia non è quella di fare concessioni preliminari, ma di reagire con fermezza prima di avviare negoziati”, ha concluso.

Da Londra nessuna contromisura immediata ma negoziati

Il Regno Unito non intende mettere in atto contromisure immediate contro gli Stati Uniti per l’entrata in vigore dei dazi supplementari. “Ci stiamo concentrando su un approccio pragmatico e stiamo rapidamente negoziando un accordo economico più ampio con gli Stati Uniti per eliminare i dazi doganali aggiuntivi”, ha dichiarato in un comunicato il segretario di Stato britannico per il Commercio, Jonathan Reynolds, definendo “deludente” l’applicazione di queste nuove tasse. 

Cina annuncia “tutte le misure necessarie dopo gli ultimi dazi Usa”

Pechino ha invece fatto sapere che “prenderà tutte le misure necessarie a tutela dei suoi interessi e diritti legttimi” in risposta all’entrata in vigore dei dazi statunitensi. “Se gli Usa insistono nel voler sopprimere la Cina, allora dovremo rispondere in modo risoluto”, ha ammonito la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, nel corso del briefing quotidiano.

Per il Giappone “deplorevole” la non esenzione su acciaio e alluminio

Il Giappone afferma che è “deplorevole” non essere esentato dai dazi sull’acciaio e l’alluminio. In conferenza stampa, alla domanda se Tokyo stesse considerando misure di ritorsione, il portavoce del governo Yoshimasa Hayashi ha dichiarato che le due nazioni avrebbero continuato a discutere i dettagli dei dazi, entrati in vigore a mezzanotte, ora degli Stati Uniti. “Le misure diffuse per limitare il rischio commerciale hanno un impatto significativo sulle relazioni economiche tra Giappone e Stati Uniti, nonché sull’economia mondiale e sul sistema commerciale multilaterale”, ha detto Hayashi ai giornalisti. “Il fatto che il Giappone non sia stato escluso dall’imposizione di dazi aggiuntivi è deplorevole”, ha sottolineato. Il Giappone ha esportato 31,4 milioni di tonnellate di acciaio nel 2024, di cui 1,1 milioni sono andati negli Stati Uniti, circa il 4% delle importazioni di acciaio del paese, secondo Washington. “Le importazioni di prodotti giapponesi in acciaio e alluminio non danneggeranno la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ma piuttosto i nostri prodotti di alta qualità sono difficili da sostituire ed essenziali per rafforzare la competitività dell’industria manifatturiera statunitense”, ha precisato Hayashi.

Rubio in Canada per il G7 in piena guerra commerciale

In piena guerra commerciale sui dazi tra Washington e Ottawa, il segretario di Stato americano Marco Rubio ha lasciato Gedda, in Arabia Saudita, diretto in Canada per partecipare ai colloqui del G7 a Charlevoix, nel Quebec. Una visita molto simbolica quella di Rubio, primo alto funzionario dell’amministrazione Trump a visitare il Canada da quando il presidente Usa lo ha attaccato duramente, sia con l’aumento delle tariffe sulle importazioni di acciaio e alluminio del 25% che con parole incendiarie. 

Pressioni Usa per sostenere Trump sulla tregua Ucraina

Rubio intende fare pressione sul club delle democrazie industriali, che ha unito le forze per sostenere l’Ucraina dopo l’invasione russa del 2022, affinché sostenga l’approccio del presidente degli Stati Uniti, volto a spingere Mosca e Kiev a fare concessioni reciproche per arrivare a un accordo di pace. Il segretario di Stato americano si trovava a Gedda, dove ieri ha incontrato i funzionari ucraini per discutere di un cessate il fuoco iniziale, raggiungendo un primo accordo che prevede una sua entrata in vigore immediata per un periodo di 30 giorni.

“Washington e Ottawa hanno ancora interessi comuni”

In dichiarazioni alla stampa, Rubio ha riconosciuto che non potrà evitare il tema delle tensioni commerciali durante il suo incontro con il ministro degli Esteri canadese, Melanie Joly, ma ha affermato che i due Paesi hanno ancora “interessi comuni”, anche all’interno del G7. “Il nostro obbligo è cercare, per quanto possibile, di evitare che le cose su cui lavoriamo insieme siano influenzate negativamente dalle cose su cui al momento non siamo d’accordo”, ha detto Rubio ai giornalisti durante il suo viaggio in Arabia Saudita.

Le tensioni tra Trump e il Canada

È consuetudine per ogni nuova amministrazione americana che il presidente o un suo alto funzionario visiti il ​​Canada. Visite che, in genere, attirano poca attenzione e servono principalmente a riaffermare legami di lunga data tra i due paesi. Ma questa volta il contesto è diverso: da quando è tornato al potere, Trump ha attaccato il Canada, sostenendo che il Paese dovrebbe diventare il “51° stato” degli Stati Uniti e imponendo dazi doganali. Rubio è in visita nel Paese il giorno in cui Canada e altri partner commerciali degli Stati Uniti vengono colpiti da una tariffa generalizzata del 25% su tutte le importazioni di acciaio e alluminio. Trump ha già minacciato di raddoppiare le tasse sul Canada, ma ha fatto marcia indietro dopo che l’Ontario, la provincia più popolosa, ha accettato di rinunciare al sovrapprezzo sull’elettricità per tre stati degli Stati Uniti. 



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