Brescia, tasso di disoccupazione ai minimi storici. Incremento del lavoro femminile

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i dati

Il tasso di occupazione rilevato in provincia di Brescia è tuttavia inferiore di quello riscontrato in Lombardia (69,4%), ma ampiamente superiore alla media nazionale (62,2%). Incremento delle lavoratrici

Nel 2024 il mercato del lavoro bresciano ha mostrato segnali ampiamente positivi, frutto di una crescita degli occupati, che raggiungono le 555mila unità – toccando il massimo storico –, e di una contestuale flessione dei disoccupati, attestatisi a 16 mila, il valore più basso da quando è disponibile la serie storica, con un tasso di disoccupazione pari al 2,8%. A evidenziarlo sono i dati ISTAT elaborati dal Centro Studi di Confindustria Brescia 

La dinamica rilevata nel 2024 per l’occupazione (+6 mila unità sul 2023) ha visto una sostanziale tenuta della componente maschile (passata da 325 mila a 324 mila), a fronte di un incremento di quella femminile (da 224 mila a 230 mila). Variazioni che hanno determinato lievi incrementi nel tasso di occupazione (15-64 anni), nel 2024 attestatosi al 67,2%, rispetto al 66,7% del 2023.

Il tasso di occupazione rilevato in provincia di Brescia è tuttavia inferiore di quello riscontrato in Lombardia (69,4%), ma ampiamente superiore alla media nazionale (62,2%).

Con riferimento alla segmentazione settoriale delle variazioni nell’occupazione, l’incremento sperimentato tra il 2024 e il 2023 è frutto del lieve rafforzamento nell’industria in senso stretto e nei servizi, a fronte di un ridimensionamento nell’ambito delle costruzioni

Le dichiarazioni

“Appare evidente che il mercato del lavoro locale non ha – almeno al momento – risentito della debole fase ciclica che nel 2024 ha connotato l’economia bresciana, specialmente per quanto riguarda le attività manifatturiere – commenta Roberto Zini, vice presidente di Confindustria Brescia con delega a Relazioni Industriali e Welfare –. Le possibili motivazioni alla base di questa apparente contraddizione possono essere molteplici: dal noto ritardo con cui l’occupazione risponde all’evoluzione della congiuntura, alla crescita dei servizi, al processo di “labour hoarding”, secondo il quale le necessità di preservare la base occupazionale in vista di una possibile ripresa potrebbe aver indotto le aziende a trattenere lavoratori, pure a discapito di un temporaneo calo della produttività, per via delle attuali e ben note difficoltà di reperire forza lavoro qualificata. Non dimentichiamo tuttavia, in tale contesto, la riduzione – che appare in atto – della componente legata al lavoro in somministrazione e quindi al mancato rinnovo di tali tipologie contrattuali da parte delle imprese. Per quanto ci riguarda, pur a fronte di dati positivi nella componente femminile, continuiamo a sottolineare la necessità di insistere su tale aspetto, oltre che su una gestione regolata e costruttiva dell’immigrazione, che potrà consentirci nei prossimi anni di colmare alla mancanza di figure professionali da tempo lamentata dal Made in Brescia.”

I disoccupati

Come già anticipato, nel 2024 il numero dei disoccupati è sceso a 16 mila (dai 19 mila del 2023 e dai 23 mila del 2022). Il tasso di disoccupazione (15-74 anni) misurato a Brescia e provincia nel 2024 è sceso al 2,8% (dal 3,4% nel 2023), ai minimi storici e di fatto su livelli definiti “frizionali”, ovvero fisiologici. Il confronto con Lombardia (3,7%) e Italia (6,5%) vede il nostro territorio in posizione privilegiata, confermando una storica tendenza su questo ambito.

La crescita dell’occupazione che ha caratterizzato il 2024 deriva, di fatto esclusivamente, dalla contrazione del numero dei disoccupati, a fronte di una sostanziale stabilità del numero degli inattivi, rimasti invariati a 248 mila, ancora ben al di sopra dei livelli rilevati nel 2019 (235 mila). Alla luce di tali movimenti, il numero degli attivi (occupati più persone in cerca di occupazione) è salito a 571 mila (dai 568 mila del 2023). Il tasso di attività maschile è pari al 78,6% (invariato nei confronti del 2023): esso si mantiene assolutamente in linea con quanto riscontrato nell’Area euro (79,6% nel 2023). Quello femminile è salito al 59,6% (dal 59,2%), ma si posiziona in forte ritardo nei confronti della media europea (70,5%).

Tutto ciò confermerebbe, a livello locale, una potenziale risorsa occupazionale solo in parte sfruttata; nei prossimi anni, alla luce del verosimile processo di stagnazione e di invecchiamento della popolazione, diverrà sempre più cruciale favorire un allineamento del tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro agli standard europei.

La variazione

Per quanto riguarda i dati di fonte amministrativa (INPS) relativi alle dinamiche registrate tra gennaio e settembre del 2024, la variazione netta dei rapporti di lavoro in essere (Assunzioni +/- Trasformazioni – Cessazioni) mostra un saldo ampiamente positivo (+17.216 unità), ma in frenata rispetto allo stesso periodo del 2023 (+19.337). Tale arretramento è primariamente imputabile all’evoluzione del tempo indeterminato (-2.553 fra il 2023 e il 2024). Sempre con riferimento al contratto a tempo indeterminato, il saldo netto assunzioni-cessazioni, nel periodo gennaio-settembre 2024, presenta un valore negativo (-9.262 posizioni, contro -7.564 del 2023); la crescita dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato sarebbe quindi totalmente ascrivibile alle trasformazioni di precedenti contratti a termine (14.802 nei primi nove mesi del 2024).

I profili maggiormente richiesti nel bresciano

Secondo le elaborazioni del Centro Studi di Confindustria Brescia effettuate sulla piattaforma Lightcast Europe che monitora gli annunci di lavoro online rilevati nel territorio, nel 2024 le domande di lavoro formulate dalle imprese bresciane hanno riguardato prevalentemente le professioni non qualificate (19,8% dei 103 mila annunci analizzati), le professioni tecniche (16,5%), gli artigiani e operai specializzati (14,2%) e le professioni nelle attività commerciali e nei servizi (13,9%).

Profili più ricercati: la top 5

Al primo posto gli addetti allo spostamento e alla spedizione dei materiali o delle merci (7,8% della domanda complessiva), seguiti dagli assistenti alle vendite (6,2%), dal personale non qualificato delle attività industriali (5,9%), dagli addetti alle pulizie in uffici, esercizi alberghieri ed altri esercizi (3,8%) e dai modellatori e tracciatori meccanici di macchine utensili (3,4%). Ben tre di queste figure appartengono alle professioni non qualificate, una alle professioni nelle attività commerciali e nei servizi e una agli artigiani e operai specializzati.

 





 

Il 2024 ha sperimentato poi un incremento del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni: le ore autorizzate nell’ultimo anno sono aumentate dell’8% rispetto al 2023, passando da 18,3 a 19,8 milioni. In particolare, la componente ordinaria è cresciuta dell’11% (da 13,4 a 14,9 milioni di ore), mentre quella straordinaria ha subito una flessione dell’1% (da 4,9 a 4,8 milioni di ore).

Tuttavia, il confronto con il 2019 mostra una crescita del 183% (sintesi di un +338% della CIGO e di un +35% della CIGS). Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che nel 2024 le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente in CIG a zero ore siano circa 2.700, contro le 2.800 del 2023 e le 1.500 del 2019.





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