Truffa dell’Iban modificato, difficile da evitare anche per chi ha buone conoscenze informatiche e finanziarie

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Il fenomeno della truffa dell’Iban modificato dei conti correnti colpisce aziende e privati con una precisione quasi chirurgica. Si tratta di un raggiro che sfrutta falle nella sicurezza delle comunicazioni elettroniche per intercettare e alterare i dettagli di pagamento con grandi perdite economiche.

Anche chi possiede elevate competenze informatiche e un’educazione finanziaria pronunciata può cadere vittima di questo meccanismo fraudolento poiché le tecniche adottate dai criminali sono sempre più avanzate e difficili da individuare:


  • Come funziona il meccanismo della truffa dell’Iban

  • Come proteggersi dalla truffa dell’Iban modificato

Come funziona il meccanismo della truffa dell’Iban

La truffa dell’Iban modificato, conosciuta anche come attacco Man in the Mail, è un esempio emblematico di ingegneria sociale combinata con hacking avanzato. I truffatori prendono di mira le caselle email di aziende, studi professionali e privati con transazioni finanziarie frequenti, cercando di intercettare comunicazioni che contengono informazioni sensibili. Il metodo più comune consiste nell’accesso illecito alla posta elettronica tramite tecniche di phishing o malware che consentono di leggere e manipolare i messaggi senza che la vittima se ne accorga.

Una volta ottenuto il controllo della casella email, gli hacker monitorano le conversazioni alla ricerca di fatture, richieste di pagamento o comunicazioni relative a bonifici in arrivo. Quando individuano un’opportunità, modificano l’Iban all’interno del documento o nel testo della mail, reindirizzando i fondi verso un conto corrente controllato da loro. La fattura appare autentica in ogni dettaglio, poiché la grafica, i loghi e lo stile di scrittura rimangono invariati e rende quasi impossibile notare la frode a occhio nudo.

Una volta che il pagamento viene eseguito, il denaro viene trasferito su conti correnti esteri o suddiviso in più operazioni per rendere difficile il recupero. In molti casi, le autorità riescono a bloccare il flusso di denaro solo parzialmente o in tempi non rapidi per evitare danni economici.

Gli esempi concreti di questa truffa abbondano e i numeri mostrano l’entità del problema. Un imprenditore toscano ha denunciato una perdita di 50.000 euro a causa della modifica dell’Iban su una fattura ricevuta da un fornitore di fiducia. Dopo aver eseguito il bonifico, il destinatario legittimo ha segnalato di non aver mai ricevuto il pagamento e fatto emergere il raggiro solo quando era ormai troppo tardi per bloccare il trasferimento.

Situazioni simili si sono verificate anche in ambito immobiliare, dove acquirenti hanno versato caparre o interi importi per l’acquisto di case su conti bancari fraudolenti, rimanendo senza fondi e senza immobile. La rapidità con cui il denaro viene disperso tra diversi conti rende il recupero complesso, anche con l’intervento delle forze dell’ordine e delle banche.

Le aziende, specialmente quelle che operano con fornitori internazionali, sono i bersagli di questa truffa. Una società italiana ha subito un danno di 200.000 euro dopo che i truffatori hanno intercettato una conversazione con un cliente estero, sostituendo l’Iban nei documenti di pagamento. L’azienda ha scoperto il problema solo settimane dopo, quando il cliente ha sollecitato il pagamento, ma a quel punto il denaro era già stato disperso in più transazioni non rintracciabili.

Come proteggersi dalla truffa dell’Iban modificato

La protezione da questo tipo di frode richiede un approccio multilivello che combini misure tecnologiche, protocolli di verifica e formazione del personale. La prima regola è verificare sempre l’Iban prima di eseguire un pagamento, soprattutto quando si riceve una comunicazione che segnala un cambio di coordinate bancarie. Non bisogna mai affidarsi solo alle email per queste conferme: una telefonata al fornitore o un controllo incrociato tramite un canale alternativo possono evitare errori costosi.

L’adozione di autenticazione a due fattori per l’accesso alle caselle email aziendali è un altro passaggio da non trascurare. Questa misura impedisce ai truffatori di accedere agli account, anche se riescono a ottenere le credenziali di accesso. Luso di filtri anti-phishing avanzati può ridurre il rischio di cadere vittima di attacchi mirati, bloccando email sospette prima che raggiungano i destinatari.

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