«Prima di agire bisogna conoscere»

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BELLUNO – La sezione di Belluno della Confederazione italiana agricoltori presieduta da Rio Levis chiede che sul lupo dalle parole si passi ai fatti. E invoca una presa in carico attiva da parte della Regione Veneto. Nel frattempo la Provincia di Belluno prosegue sulla propria strada di studio, ma la consigliere con delega alla caccia Silvia Calligaro prende tempo: «Ci vorrà ancora qualche mese per avere i risultati degli studi che abbiano commissionato». Prima di agire, serve capire.


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«RISCHIO PREDAZIONI»

È Cia Belluno a rimettere un’altra volta la questione lupo in cima all’agenda politica provinciale e regionale ricordando che ormai «mancano poco più di due mesi all’apertura della stagione dell’alpeggio e il rischio delle predazioni del lupo in tutta l’area del Bellunese è tale e quale a quello di un anno fa». Il presidente Levis ricorda infatti alcuni passaggi intercorsi da un anno a questa parte, con il dibattito in sede europea che la settimana scorsa ha infine portato alla «modifica della Convenzione di Berna, col declassamento del lupo da specie superprotetta a semplice protetta». Ma, per così dire, per il momento si è trattato di modifiche che non hanno prodotto alcun effetto concreto sulla gestione dell’animale.

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«PASSARE AI FATTI»

Osserva infatti Cia: «Mancano, però, ancora diversi passaggi in Commissione Europea perché il provvedimento entri definitivamente in vigore». Lo stesso presidente Cia Belluno, Rio Levis poi precisa: «Sulla carta è stato raggiunto un ottimo risultato, tuttavia ora serve passare dalle parole ai fatti, altrimenti la prossima estate ci ritroveremo a gestire le medesime criticità del 2024 e degli anni addietro, ovvero perdite di capi e danni ingenti a decine di allevamenti delle Terre Alte». E non è questa la prima volta che Cia Belluno denuncia questo fatto: se ora parla di rischio per allevamenti e colture, gli anni scorsi ha denunciato fatti realmente accaduti. Nello specifico, secondo Cia Belluno è più che mai necessario un monitoraggio costante della situazione da parte delle autorità competenti.

«SERVONO TEMPI CELERI»

«Oltre che la redazione di una road map, a cura della Regione, di modo da non farci trovare impreparati allorché, si spera in tempi celeri, il declassamento del lupo sarà ufficiale». Nasce da queste considerazioni una richiesta precisa: «Al Governo e alla stessa amministrazione regionale chiediamo l’estensione di un cronoprogramma ad hoc: ne va della salvaguardia del settore primario della nostra provincia. Quando chiude un’attività agricola muore una parte di comprensorio». Per la Provincia risponde la consigliera Silvia Calligaro: «Stiamo monitorando la situazione: ogni segnalazione viene verificata e poi, una volta acquisita la certezza, il materiale viene inviato in Regione. Come ente provincia abbiamo in corso anche un progetto di collaborazione con l’università di Sassari per l’approfondimento della conoscenza del lupo, uno studio che coinvolge tutto il territorio provinciale. Perché prima di agire, in qualsiasi caso, il fenomeno va conosciuto bene: la conoscenza deve essere un passo preliminare per poi poter passare alla gestione consapevole. Così per il lupo, come per ogni altro animale. E la presenza del predatore nel nostro territorio è un fenomeno che va senz’altro conosciuto».

LA REPLICA

Ma al momento lo studio è ancora in corso: «E quindi non abbiamo dati definitivi in mano – conclude Calligaro presumiamo che lo studio possa terminare nei prossimi mesi. A quel punto sarà nostra cura informare la popolazione e confrontarci con i diretti interessati. Ma è un fatto sotto gli occhi di tutti che il lupo crei problemi per l’economia agricola e la sicurezza percepita da parte dei cittadini. Per questo è garanzia di tutti conoscere per poi essere pronti a gestire il fenomeno».
Con il declassamento, il lupo passa ad essere una delle tante specie di fauna selvatica ed eventuali abbattimenti dovranno passare per un piano specifico.





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