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Tomaso Montanari non sarà confermato presidente del cda della Fondazione Museo Ginori, l’ente che gestisce tra le altre cose l’omonimo museo. Il ministro della cultura Alessandro Giuli all’ultimo momento sceglie invece un fedelissimo del governo, l’avvocato dello Stato e sindaco di Rio nell’Elba Marco Corsini.
Fortissime le proteste del presidente della Regione, Eugenio Giani, e del sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi, enti che costituiscono la fondazione assieme al ministero, oltre che dello stesso professore e storico dell’arte, nonché rettore dell’Università per Stranieri di Siena.
“Lo statuto della fondazione prevede che la nomina del presidente venga effettuata dal ministro d’intesa con Regione e Comune di Sesto. L’intesa raggiunta, più volte confermata dai ministri Sangiuliano e Giuli, era sul nome del professor Montanari, che negli ultimi anni aveva curato da vicino tutte le complesse vicende legate alla riapertura del museo (chiuso dal 2014, ndr) ai finanziamenti ed alla tutela del patrimonio artistico che conserva”, si legge in una nota di protesta diffusa dalla Regione Toscana.
Ieri sera è stato lo stesso Giani a rivelare di avere ricevuto una lettera dal ministero dove si annunciava il cambio di nome. Il presidente della Regione si dice “sconcertato e deluso dall’assoluta mancanza di rispetto verso l’impegno e il percorso che aveva portato alla condivisa indicazione del nome di Montanari, autore di un eccellente lavoro per il Museo e la Fondazione svolto, tengo a precisarlo, a titolo gratuito”.
Dalle parole di Giani emerge una fortissima irritazione, perché “nessun segnale poteva far pensare ad un ripensamento del ministero su una nomina concordata”. Durissimo anche Lorenzo Falchi, che giudica la decisione del ministero “miserabile” e arrivata “senza alcuna spiegazione o motivazione, nell’assoluta indifferenza per il lavoro svolto dal professor Montanari”.
Il ministro è accusato di avere effettuato una nomina esclusivamente politica, scegliendo un uomo di fiducia di governo, senza tenere in alcun conto le competenze in materia. “Nel curriculum dell’avvocato Corsini figurano numerosi incarichi, nessuno dei quali pertinente con la presidenza di una associazione artistica o culturale. Le ragioni di questa designazione sembrano purtroppo rispondere a logiche di occupazione di spazi e incarichi istituzionali, escludendo persone dotate di competenze e da tempo impegnate a mantenere viva l’attenzione sul futuro del museo solo perché esprimono opinioni diverse da quelle dell’attuale maggioranza di governo”, commenta Falchi. Ed è quello che dice anche lo stesso Montanari.
“Da scrivermi su whatsapp ‘Oggi sono a casa con la febbre. Firmo domattina se non ti serve tutto entro oggi’, a sparire per mesi, fino a nominare, dopo aver annunciato con atto ufficiale il mio nome alla Regione Toscana, un ex assessore di Alemanno a Roma”, rivela lo storico dell’arte. “Giuli è un ministro dimezzato, commissariato, paralizzato. Con un minimo di dignità e di amore per il patrimonio culturale avrebbe dovuto dimettersi. Invece obbedisce ed esegue. Parlando col presidente della Toscana, non si è vergognato di motivare così l’epurazione: Montanari mi attacca in televisione. E so che la querela di Lollobrigida contro di me per un mio articolo (sul Fatto Quotidiano, ndr) sulle sue frasi sulla sostituzione etnica, è stata il drappo rosso per chi controlla Giuli per conto di palazzo Chigi”, prosegue Montanari.
Il governo usa il patrimonio culturale per “regolare i conti politici”, aggiunge ancora. “Parlano di nazione, ma del patrimonio della nazione se ne fregano, come direbbero loro. Perché è chiaro che tutto il lavoro fatto in quattro anni finirà nella pattumiera. Una pura punizione per la Toscana, e per la Sesto Fiorentino fieramente antifascista. È questa la cosa che fa male. Non per me, che riconquisto un po’ di tempo. Ma per quelle opere meravigliose, per le persone che ci lavorano, per un territorio che aspettava a gloria il suo museo. E che ora sarà nelle mani di uno scelto per fedeltà senza alcuna competenza professionale di storia dell’arte, o di governo del patrimonio culturale. È un puro atto squadrista di esercizio del potere per il potere. Non per fare, ma per togliere. Non per costruire, ma per distruggere. Una violenza assurda, insensata: in cui tutti hanno da perdere. Il ministro la faccia, la nazione un patrimonio. Violenza e vigliaccheria insieme: si chiama fascismo”, conclude Montanari.
“Il ministro Giuli nelle funzioni di ministro di un governo la cui maggioranza è indicata dagli italiani, sceglie chi reputa opportuno nei vari organismi che rappresenta. Anche in Toscana e al Museo Ginori”, replica su Facebook il deputato fiorentino di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli. “Se mai la sinistra vincerà le elezioni e sarà al governo – sferza il fedelissimo di Meloni – a quel punto sceglierà chi riterrà più opportuno”. Parole che sembrano confermare come si sia trattato di una nomina politica e non basata sulle competenze.
Il sindaco di Sesto, Falchi, intanto ha già annunciato un’assembela pubblica per sabato 15 marzo, alle 11 presso la Biblioteca Ragionieri, alla quale prenderanno parte anche Giani e Montanari, per illustrare “quanto fatto fino ad oggi dalla Fondazione, lo stato dell’arte dei lavori e quanto ancora resta da fare in vista della riapertura del museo, un percorso complesso che necessita di continuità per essere ultimato”.
Lo scontro sembra solo all’inizio. Dopo la decisione di Giuli, speriamo che a rimetterci non sia il Museo Ginori e la sua collezione, che custodisce quasi 10mila oggetti in porcellana e maiolica databili dal 1737 al 1990, modelli scultorei, documenti cartacei e disegni, una biblioteca storica, una biblioteca specialistica e una fototeca.
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