Milano chiama gli innovatori del pubblico: il GovTech Forum raddoppia e ripensa il futuro

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Milano chiama gli innovatori del pubblico: il GovTech Forum raddoppia e ripensa il futuro

Il 13 marzo prende il via a Milano il GovTech Forum 25 – Rethink, la seconda convention italiana dedicata allo sviluppo dell’ecosistema nazionale e internazionale dell’innovazione pubblica. L’obiettivo è passare dalla fase di “scoperta e validazione” del GovTech italiano ed europeo a un’adozione coordinata e massiva attraverso policy workshop, panel con esperti globali e un confronto diretto tra istituzioni, aziende e innovatori. Il Forum contribuirà a delineare un’agenda condivisa per una trasformazione digitale della pubblica amministrazione che sia aperta, interoperabile, scalabile e orientata allo sviluppo economico, sociale e ambientale dell’Europa e del Mediterraneo.

Mucci (Mastercard): “Un momento di confronto importante sul percorso di crescita”

“È un piacere prendere parte al GovTech Forum, un momento di confronto importante sul percorso di crescita e costante innovazione nel nostro Paese. Potendo contare sul nostro network globale, come Mastercard siamo a fianco degli enti pubblici fornendo loro strumenti di analisi strategici sui consumi nel nostro territorio per indirizzare su elementi oggettivi i processi decisionali. Le nostre analisi confermano il trend dell’economia esperienziale tra i turisti italiani e stranieri, un elemento sul quale i territori possono e devono puntare per affinare la loro attrattività e potenzialità di sviluppo”, ha commentato Saverio Mucci, VP Government Engagement Italia, Mastercard.

Coppa (Feel): “L’Europa non può restare semplice spettatore della corsa all’innovazione di Usa e Cina”

Un modello pan-europeo di GovTech rappresenta un elemento chiave della European Strategic Agenda 2024-2029, accelerando la creazione di un mercato unico digitale per la pubblica amministrazione e per le imprese. Favorisce interoperabilità, procurement innovativo e integrazione di soluzioni GovTech in settori strategici come energia, infrastrutture e servizi pubblici digitali. “In un contesto geopolitico ed economico in profonda trasformazione, in cui i tradizionali punti di riferimento si ridefiniscono, l’Europa non può limitarsi al ruolo di regolatore interno e spettatore della corsa verso l’innovazione di Stati Uniti e Cina. È necessario che assuma un ruolo attivo e strategico nella trasformazione digitale del settore pubblico, sia come abilitatore dei singoli Stati nazionali che come market shaper a livello unitario, rafforzandosi come hub per l’innovazione aperta e lo sviluppo tecnologico”, ha commentato Marcello Coppa, CEO e fondatore di Feel.

Centemero (Assemblea parlamentare Mediterraneo): “Collaborazione strategica e scambio di buone pratiche per rafforzare lo sviluppo economico”

Parallelamente, il Mediterraneo rappresenta uno snodo cruciale per l’economia europea. Secondo l’On. Giulio Centemero, Presidente dell’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo, “La collaborazione strategica e lo scambio di buone pratiche tra i Paesi dell’area Euro-Mediterranea e del Golfo possono rafforzare lo sviluppo economico e l’integrazione digitale, facilitando investimenti, crescita delle PMI e creazione di posti di lavoro di qualità. Lo sviluppo del GovTech, inoltre, può rafforzare le istituzioni di tutti i paesi della regione, inclusi quelli che hanno istituzioni ancora non compiute o indebolite da conflitti più o meno recenti.”

Landini (Feel): “L’Europa sviluppi un modello di innovazione pubblica proprio”

Il GovTech non è solo uno strumento di innovazione per il sistema produttivo, ma una leva per ripensare la pubblica amministrazione. “Negli Stati Uniti, il Defense Innovation Unit (DIU) e il modello DoD (Department of Defense) hanno favorito l’adozione di tecnologie avanzate tramite procurement militare e mission-oriented policies. In parallelo, il DOGE sta promuovendo una radicale riorganizzazione e razionalizzazione dei servizi federali. L’Europa deve sviluppare un modello di innovazione pubblica proprio, che non sia una semplice replica delle strategie d’oltreoceano”, afferma Andrea Landini, Head of Platforms e fondatore di Feel.

Friedianelli (PagoPA): “Integrare le best practice del GovTech in ogni settore strategico”

Secondo Lorenzo Fredianelli, Direttore Products & Strategy di PagoPA, “è necessario integrare le best practice del GovTech in ogni settore strategico, dal welfare alla gestione dei dati, dalla sanità alla mobilità, fino ai processi di procurement e di governance digitale multilivello. Questo significa passare da un approccio frammentato a un ecosistema di innovazione integrato, interoperabile e scalabile, che consenta ai governi nazionali e locali di adottare soluzioni sistemiche e condivise – come già avviene in Italia grazie alle infrastrutture digitali in carico a PagoPA – superando la logica dei progetti pilota e degli interventi spot. La creazione di piattaforme tecnologiche GovTech di livello europeo come il Digital Identity Wallet va esattamente in questa direzione.”

Pavone (Comune di Milano): “Le grandi città prime interpreti di uno sviluppo inclusivo e sostenibile”

Il GovTech è nell’agenda del Comune di Milano con l’obiettivo di offrire servizi a valore aggiunto grazie al digitale e alle nuove tecnologie, coinvolgendo i cittadini e accompagnandoli nella transizione digitale con proposte di formazione continua. “Le grandi città – ha sottolineato Layla Pavone, coordinatrice del Board per l’Innovazione Tecnologica e Trasformazione Digitale del Comune di Milano – sono le prime interpreti delle opportunità che l’innovazione offre per uno sviluppo inclusivo e sostenibile. Strategie e strumenti di governance orientati a migliorare spazi e servizi pubblici sono già in campo e ci spingono a sostenere iniziative come il GovTech Forum, un’opportunità unica per scambiare idee, costruire collaborazioni e partecipare a uno sforzo collettivo che, solo riunendo tutti i livelli istituzionali, il pubblico e il privato, può ancorare la tecnologia al servizio del bene comune.”

De Battisti (Feel): “Superare il senso di inferiorità rispetto all’innovazione dell’Italia”

Negli ultimi anni l’Italia ha accelerato la trasformazione digitale in una molteplicità di servizi pubblici, dai trasporti alla sanità, fino ai sistemi di pagamento. Secondo la Banca Mondiale, l’Italia ha raggiunto uno dei livelli di maturità più avanzati nel GovTech. Tuttavia, il 53% degli italiani ritiene erroneamente che il nostro Paese abbia sviluppato infrastrutture e servizi pubblici digitali a livelli inferiori rispetto agli altri Paesi occidentali. “Gli italiani devono sapere ed essere informati meglio. Bisogna superare un senso di inferiorità rispetto all’innovazione del Paese. Aumentare l’immagine di innovazione del brand Italia può essere motivo di orgoglio nazionale, con ricadute materiali a beneficio della capacità di trattenere i talenti, di attrarre investimenti e imprese innovative”, commenta Simone De Battisti, Head of Insights e fondatore di Feel.

La sfida di accompagnare al cambiamento le persone meno istruite e più vulnerabili al digital divide

L’innovazione e la digitalizzazione dei servizi pubblici portano efficienza e accessibilità per il 77% degli italiani, mentre il 59% esprime preoccupazione per un potenziale aumento della sorveglianza da parte dello Stato. Il 23% della popolazione si dichiara entusiasta della trasformazione digitale dei servizi pubblici, posizione più diffusa nel Nord Italia, tra i giovani fino a 39 anni, i più istruiti e chi vive in aree urbane. Al contrario, il 22% è preoccupato per il rischio di sorveglianza, una percezione più diffusa nel Nord-Est e tra le persone oltre i 50 anni con livelli di istruzione medio-bassi.

C’è un’ampia aspettativa verso una maggiore trasformazione digitale, ritenuta utile per migliorare l’efficacia delle politiche pubbliche (61%, con focus su sanità e istruzione), la crescita economica (56%, supportando imprese e trasparenza) e la democrazia (48%, migliorando l’informazione e le procedure di voto). Tuttavia, la sfida principale rimane accompagnare al cambiamento le persone meno istruite e più vulnerabili al digital divide. “Non possiamo aspettare che le cose si aggiustino da sole. È necessario, come nel dopoguerra, uno sforzo generale e nazionale di educazione e istruzione. Potrebbe essere un’opportunità per unire territori, comunità, generazioni, pubblico e privato”, conclude De Battisti.

 





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