L’acqua è anche una questione di etica?

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In un ‘era in cui prevalgono prepotenza e accettazione dello strapotere della ricchezza come unico valore, diventa ardito battersi per programmi e scelte volte a preservare la risorsa prima da cui dipende il futuro planetario (e delle piscine)

gurnari@benaquam.com

Il problema della disponibilità dell’acqua oggi passa in secondo piano di fronte ai fatti per molti versi impensabili che stanno condizionando il mondo. Ma l’acqua è la risorsa vitale di cui nessuno può privarsi. Un valore che, per chi ha piscine, va anche oltre la considerazione esistenziale che riguarda la vita organica del pianeta.

Diamo spazio, in questa sede, ad una riflessione di un amico, Gianni Gurnari, un grande esperto dell’acqua che, proprio dell’acqua ha fatto la sua professione e la sua passione, scrivendo spesso per HA Wellbeing e wbox.it. L’acqua oggi viene dimenticata perché prevalgono eccessi e fenomeni legati ad una fase storica che disorienta, preoccupa, mette in discussione il nostro futuro.

Futuro che resta ineluttabilmente legato alla risorsa vitale di cui ogni persona ed essere vivente ha bisogno: l’acqua, che in modo incommensurabile vale ben di più delle terre rare o del dominio di un determinato territorio e del primato di una nazione sulle altre.

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Mi considero una persona fortunata: ho avuto una vita densa di attività, di incontri ricchi di contenuti professionali e con molte esperienze che mi hanno insegnato molto di quello che so.

Il filo conduttore si chiama acqua. Per decenni ho lavorato sull’acqua e dentro il comparto dell’acquaticità occupandomi di alcuni dei suoi molteplici aspetti.

Acqua per il nuoto, lo sport, per il benessere, per la salute, ma anche per l’industria, per l’agricoltura e per i diversi bisogni umani (in primis per la sanità).  Mi sono occupato a vario titolo della sua qualità e del suo recupero, con riferimento a norme e protocolli a cui ho fornito a volte un contributo.

Ho insegnato, ho scritto ed ho partecipato attivamente a quella che considero una cultura ultra specialistica: la cultura dell’elemento essenziale per la vita. Cultura basata anche su regole e rispetto, supportata da evidenze scientifiche e da una esperienza gestionale che dura da secoli, in alcuni casi da millenni.

Ma ora, di fronte agli stravolgimenti geopolitici, economici e sociali in atto, mille dubbi mi sconvolgono e intaccano certezze che facevano parte della mia vita professionale e personale.

Come facciamo a chiedere ad un gestore di una piscina di essere totalmente aderente ai requisiti di leggi e regolamenti che richiedono impegni gravosi sia in termini di attenzione che relativi costi a fronte di pene severe?

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Come facciamo ad investire competenze e finanze nelle strutture per i diversi utilizzi dell’acqua, quando la ragione ed il buon senso sono calpestati ogni giorno ed in ogni angolo del Pianeta da presunzione, arroganza e bullismo determinati da una posizione di potere inimmaginabile per il possesso di ingenti patrimoni di ricchezza in denari e beni di qualsiasi genere?

Quando le decisioni sulla vita di intere popolazioni e su vasti territori fino ad ieri appartenenti ad uno stato diventano merce di scambio per guerre e per possesso delle risorse naturali?

D’un tratto sono spazzate via le nostre sicurezze degli ultimi otto decenni: la pace porta sviluppo e lo sviluppo porta benessere. Benessere anche garantito attraverso organismi internazionali con la partecipazione e la condivisione della maggioranza delle realtà politiche e regionali, che oggi sembra non avere più alcun ruolo per fantomatiche necessità di risparmi economici (leggi interessi sovranisti, egoismo puro e prevaricazione dei diritti).

In questo contesto regna sovrano il disordine, la menzogna e la prepotenza.

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Chi più parla di acqua, di mutamenti climatici e di crisi ambientali e socioeconomiche epocali? Si erigono muri fisici e psicologici a difesa di capitalismi prima di tutto culturali e si sfruttano le risorse senza alcun ritegno: quello che conta è il dio denaro che dà potenza, forza, dominio.  

L’umanità è un concetto lasciato agli intellettuali e rigurgiti di un triste passato sono considerati la panacea di tutti mali. L’ordine necessario: ma chi lo decide? E chi decide se l’acqua deve essere un bene per tutti, ricchi e poveri, in egual misura con analoghi diritti, ma anche necessaria di molti doveri?

I pericoli di una progressiva e rapida deriva sono innumerevoli e tanto più gravi quanto inaspettati. Per ottenere quello che si vuole si minaccia, si ricatta, si spende in armamenti in un giorno quanto basterebbe per sfamare l’intero Pianeta per un anno. Siamo tornati alla minaccia dell’uso nucleare a scopo militare.

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La pazzia non è prevedibile né governabile, ma basterebbe anche solo un errore e l’impiego di un solo decimo del potenziale nucleare missilistico della Russia (o degli USA) per determinare la scomparsa di molteplici popolazioni umane, radendo al suolo almeno un terzo delle superfici emerse, causando la contaminazione radioattiva di metà delle acque superficiali ed un terzo delle acque marine. Per almeno quaranta o cinquant’anni. Cioè, la morte di gran parte della vita organica.

Con conseguenze drammatiche anche per la sopravvivenza del genere umano. Una visione solo apocalittica? No, un richiamo ad essere ancora più ligi nel proteggere la vita attraverso la difesa dell’acqua nei gesti di tutti i giorni.  Nel ponderare e difendere con occhi più attenti questo bene naturale che fa parte della vita sociale in molte realtà, ovunque. Secondo una pratica etica, da riconsiderare seriamente, valutare bene la fortuna di avere piscine e vasche che sono ancora alimentare con acqua buona. Che va guardata e gestita con la preoccupazione di un futuro incerto che dipende anche da come la utilizziamo oggi ed anche domani.



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