Data Center: la scommessa italiana tra innovazione e burocrazia

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Il mercato dei data center è in forte crescita, sia in Italia che nel resto del mondo. Secondo il report “Navigating Global Growth in Data Centres – Riding the AI Wave”, dello Studio Legale DLA Piper, pubblicato a fine 2024, le tendenze e le aspettative di investimento sono in aumento a livello globale.

Crescita del mercato dei data center in Italia: numeri e tendenze

Il report, basato su interviste a 176 senior executives, evidenzia le motivazioni alla base di questa crescita:

I data center sono strutture strategiche e fondamentali per gestire il crescente flusso di dati generato dalla digitalizzazione e per continuare a gestire servizi essenziali (si pensi per esempio alla tutela connessa alla cybersecurity, oppure alle funzioni amministrative connesse ai servizi online delle amministrazioni pubbliche ecc.)

L’importanza strategica dei data center nel contesto italiano

Anche in Italia, il mercato dei data center è in rapida ascesa e sono diversi gli indicatori che danno contezza della magnitudine della crescita:

  • il numero dei data center attivi sul territorio nazionale, che passa dai 187 presenti nel 2023, agli (stimati) 234 per il 2025;
  • il valore della spesa di infrastrutturazione: secondo i dati dell’Osservatorio dei Data Center del Politecnico di Milano, nel biennio 2023-2024 sono stati spesi 5 miliardi di euro per la costruzione e l’allestimento di nuovi data center, valore destinato a raddoppiare poiché per il biennio 2025-2026 è prevista una spesa di 10,1 miliardi di euro;
  • il numero di attori che possiedono data center in Italia, che passa da 58 nel 2022 agli (stimati) 74 nel 2025.

Fattori di sviluppo e posizionamento geografico

Sono diversi i fattori che giustificano questa crescita nel nostro Paese: alcuni sono esogeni, come il rallentamento dei mercati finora leader del settore, i cosiddetti FLAPD (Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi e Dublino), causato dalla saturazione delle aree e dal progressivo decentramento dell’ecosistema cloud europeo; altri dipendono dalle peculiarità del territorio italiano, la posizione geografica centrale nell’area mediterranea, che funge da raccordo tra l’Europa e l’Africa, anche sulla base di investimenti di opere strategiche per la posa di cavi sottomarini.

In Italia, i data center si stanno definendo come una vera e propria “asset class”, ossia una categoria di beni dalle caratteristiche funzionali ben definite e un mercato di riferimento maturo. Tuttavia, per una definizione piena di una asset class mancano ancora alcune caratteristiche essenziali: prima tra tutte la mancanza di un corredo normativo definito soprattutto sugli aspetti autorizzativi.

Ostacoli normativi e burocratici per i data center in Italia

Proprio questo aspetto è uno dei temi più critici della fase iniziale dello sviluppo di nuovi data center; in assenza di un quadro generale e chiaro, l’autorizzazione di nuovi data center sul territorio subisce spesso tempi lunghi e un’interazione complessa con le istituzioni, con procedure che variano a seconda del luogo di apertura dell’infrastruttura.

Interventi regionali e ministeriali

Uno dei rilievi critici è la connessione dell’iter autorizzativo urbanistico con le procedure ambientali, tanto da spingere il Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica ad emanare delle Linee Guida con l’obiettivo posto di definire i principali aspetti in ordine a progetti di Data Center soggetti a valutazione ambientale, descrivendo le metodologie applicabili e chiarendo le modalità di adempimento degli obblighi previsti dalla normativa di settore.

La medesima ragione di incertezza ha spinto, a luglio 2024, anche la Regione Lombardia a fornire indicazioni alle amministrazioni comunali lombarde in merito alla qualificazione di queste strutture alla luce della grande frammentazione normativa locale.

Inoltre, si tratta di una asset class estremamente complicata, ricca di connessioni tra materie regolamentari, e che sconta ancora problemi “strutturali” non ancora definiti come il problema dell’approvvigionamento energetico e la necessità di migliorare l’impronta ambientale di queste strutture.  Sono diverse e complicate le possibili soluzioni a questi problemi, come ad esempio, il ricorso a fonti rinnovabili di varia natura, l’uso di tecnologie di raffreddamento più efficienti, nuove strategie e tecnologie innovative per migliorare l’efficienza complessiva delle strutture.

Prospettive legislative per il settore dei data center in Italia

Per provare a intercettare i bisogni connessi a questi problemi, fornire una risposta adeguata e promuovere uno sviluppo ordinato del settore, è in corso di esame alla Camera il disegno di legge n. 1928 (in abbinamento con altri quattro disegni di legge). La proposta, presentata il 24 giugno scorso, ha iniziato il suo iter in commissione a ottobre. L’oggetto del disegno di legge è la “Delega al Governo in materia di organizzazione, potenziamento e sviluppo tecnologico dei centri di elaborazione dati”.

Questa legge si rende necessaria per fornire una cornice normativa univoca e permettere ad amministrazioni e operatori di conoscere bene quali sono le “regole del gioco”, ossia le regole dell’asset class.

La proposta di legge delega il Governo a emanare uno o più decreti legislativi in materia.

Se il disegno di legge passerà nella sua attuale formulazione, il Governo sarà chiamato a:

  • dettare una disciplina di carattere generale dei data center, definendo procedure autorizzative semplificate;
  • assicurare il potenziamento della rete elettrica nazionale;
  • definire i parametri ESG.

I princìpi e criteri direttivi della delega e la procedura per il suo esercizio sembrano intercettare i bisogni espressi dagli operatori e dal mercato.

In sintesi, il mercato dei data center in Italia è in forte espansione, con significative opportunità di investimento e sviluppo, ma anche con sfide normative e burocratiche da affrontare per garantire una crescita sostenibile e competitiva.



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