Cosa sta succedendo in Romania, tra elezioni annullate e proteste

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La Corte costituzionale ha estromesso il candidato di estrema destra Călin Georgescu dalle elezioni presidenziali della Romania, dopo aver già invalidato la sua vittoria di novembre.

  • Călin Georgescu aveva vinto le elezioni di novembre, poi invalidate con l’accusa di interferenze russe nel voto.
  • Le elezioni sono state riprogrammate per maggio ma Georgescu è stato escluso dalla corsa.
  • Da settimane i sostenitori di Georgescu scendono in piazza e la tensione è destinata ad aumentare.

Il 9 marzo a Bucarest, capitale della Romania, ci sono state profonde proteste. La gente è scesa in piazza per protestare contro l’annuncio del comitato elettorale che Călin Georgescu, politico filorusso di estrema destra, verrà estromesso dalle elezioni presidenziali in programma a maggio.

Proteste di questo tipo vanno avanti da diverse settimane in Romania. Georgescu è infatti il candidato che contro ogni aspettativa, grazie anche a una martellante campagna sul social network TikTok, ha vinto le elezioni presidenziali di novembre, poi annullate dalla Corte costituzionale con la motivazione di interferenze russe nel voto e riprogrammate per maggio. Nelle scorse settimane Georgescu era stato arrestato con l’accusa di cospirare contro il paese, poi era stato rilasciato. Nei giorni scorsi ha fatto ricorso contro la sua estromissione dalla prossima tornata elettorale, ma la Corte costituzionale ha confermato la sua decisione. La Romania è sempre più nel caos politico e sociale.

Chi è Călin Georgescu

Călin Georgescu ha 62 anni e ha una lunga esperienza di tipo istituzionale. A partire dalla fine del Novecento ha ricoperto ruoli di rilievo in campo economico, ambientale e dello sviluppo sostenibile, diventando anche relatore speciale del paese all’Onu. A partire dal 2010 nel corso di alcune crisi politiche per la Romana è stato proposto in più occasioni come potenziale primo ministro del paese in veste di tecnico. Dal 2020 è avvenuta la sua adesione ufficiale all’Alleanza per l’Unione dei Romeni (Aur), partito di estrema destra. Poi però lo ha lasciato a causa di alcuni dissidi con la sua dirigenza, candidandosi da indipendente alle elezioni presidenziali romene del novembre 2024.

La campagna elettorale di Georgescu si è focalizzata soprattutto sul social network TikTok. Qui ha pubblicato video che ritraevano la sua quotidianità, tra frequentazioni della chiesa, partecipazione a interviste e lo svolgimento di attività sportive. A questi video Georgescu ne ha affiancati altri in cui ha cavalcato la sua svolta ideologica avvenuta negli ultimi anni, quella fatta di attacchi alla Nato e alle sue basi militari in Romania, di contrasto all’Unione Europea, di fascinazione del presidente russo Vladimir Putin, di critiche all’Ucraina e di revisionismo su alcune figure che hanno fatto la storia dell’estremismo fascista e antisemita della Romania, come Corneliu Zelea Codreanu e Ion Antonescu.

Calin Georgescu, politico di estrema destra della Romania
Calin Georgescu, politico di estrema destra della Romania © Andrei Pungovschi/Getty Images

Il profilo TikTok di Georgescu ha visto impennarsi i followers a centinaia di migliaia, mentre alcuni suoi video sono stati visualizzati da milioni di persone. Fuori dal social network la sua forza sembrava però minima e i sondaggi dell’autunno lo davano come sesto candidato in termini di preferenze, con percentuali inferiori al 6 per cento. Completamente a sorpresa, nelle elezioni presidenziali del 24 novembre Georgescu ha invece riportato il 22,3 per cento dei consensi, accedendo al ballottaggio dell’8 dicembre successivo. La legge elettorale romena prevede infatti che la nomina di presidente vada a chi ottiene almeno il 50 per cento dei voti. In caso contrario, si tiene un secondo turno in cui si sfidano i primi due posizionati, che nel caso delle ultime elezioni erano Georgescu e Elena Lasconi, leader del partito di centrodestra Unione Salva Romania (Usr).

Elezioni annullate

Il ballottaggio delle elezioni presidenziali romene del 2024 non si è mai tenuto. Il 6 dicembre, due giorni prima della nuova chiamate alle urne, la Corte costituzionale ha infatti annullato le elezioni presidenziali denunciando “un’azione ibrida aggressiva da parte della Russia” nel voto che ha portato all’affermazione al primo turno di Călin Georgescu. 

L’accusa si è basata su una serie di documenti di intelligence, che hanno mostrato una vera e propria campagna online di matrice russa, veicolata soprattutto attraverso TikTok e fondata su fake news, a sostegno di Georgescu. Oltre a questo, i giudici della Corte hanno denunciato irregolarità nei finanziamenti della sua campagna elettorale. Nel dettaglio, la Corte ha parlato di “numerose irregolarità e violazioni della legislazione elettorale che hanno distorto la natura libera ed equa del voto espresso dai cittadini e hanno minato le pari opportunità dei concorrenti elettorali”. Sul tema è intervenuta anche la Commissione europea, che ha chiesto a TikTok di conservare i dati e il materiale relativo alle elezioni in Romania, così da svolgere un’indagine sulle capacità di interferenza online di attori internazionali nei processi elettorali all’interno dell’Unione Europea. La Russia di recente era stata già accusata di ingerenze nel voto in alcuni paesi, in particolare in Moldova e in Georgia

Le proteste in Romania
Le proteste in Romania © Andrei Pungovschi/Getty Images

L’invalidamento del risultato delle elezioni presidenziali ha causato molte critiche a livello nazionale e non solo. Elena Lasconi, la candidata di centrodestra arrivata seconda al primo turno e che ha storicamente avuto posizioni ostili alla Russia di Vladimir Putin, ha condannato la decisione della Corte costituzionale, che invece è stata ben accolta dal Partito Socialdemocratico (Psd), di centrosinistra. Alcuni analisti citati dal New York Times, come lo scienziato politico ucraino Anton Shekhovtsov e l’esperto di sistemi elettorali Richard Nash, hanno sottolineato che la decisione di annullare le elezioni ha contorni problematici, perché corroborata solo in parte da prove evidenti. E questo si è trasformato in un assist per il Cremlino e la sua narrativa antioccidentale.

La Romania nel caos

Le elezioni presidenziali in Romania sono state rinviate al 4 maggio, con l’eventuale secondo turno programmato per il 18 maggio. Ma la storia non è finita qui e nelle ultime settimane la crisi politica e sociale nel paese si è aggravata.

Le proteste in Romania
Le proteste in Romania © DANIEL MIHAILESCU/AFP via Getty Images

Il 21 dicembre è scaduto il mandato del presidente uscente Klaus Iohannis, leader del Partito Nazionale Liberale (Pnl). In Romania il presidente svolge un ruolo di primo piano soprattutto in tema di politica estera e di sicurezza e nel corso dei suoi mandati Iohannis aveva dato un impronta fortemente europeista al paese. Con il caos dell’annullamento delle elezioni, che erano state vinte da un candidato filorusso e antioccidentale, il fatto che Iohannis continuasse ad agire da presidente dando anche a inizio gennaio l’incarico al premier Marcel Ciolacu di formare un nuovo governo filoeuropeo ha causato proteste tra la popolazione, ma anche all’interno dell’arena politica romena. Dopo due mozioni di sfiducia andate a vuoto, alla terza ha partecipato anche il partito europeista di centrodestra  Unione Salva Romania (Usr) e questo ha convinto Iohannis a rassegnare le dimissioni, venendo sostituito ad interim dal presidente del Senato Ilie Bolojan.

Mentre nelle settimane successive nel paese sono andate avanti le proteste per l’annullamento delle elezioni, il 26 febbraio Călin Georgescu è stato fermato dalla polizia a Bucarest con l’accusa di incitamento al rovesciamento dell’ordine costituzionale, diffusione di informazioni false e promozione del culto di personalità accusate di genocidio. Il suo interrogatorio è andato avanti per cinque ore, poi è stato rilasciato con l’obbligo di non lasciare la Romania. A inizio marzo sei persone, tra cui il generale in pensione dell’esercito Radu Theodoru, sono state arrestate dalla polizia romena con l’accusa di stare pianificando un colpo di stato nel paese con la complicità della Russia, mentre due funzionari russi sono stati espulsi dal paese.

Călin Georgescu ha sempre detto di volersi ricandidare per le elezioni di maggio, con l’obiettivo di replicare la vittoria del voto di novembre, poi invalidata. Georgescu ha avviato le procedure burocratiche per comparire nelle liste, ma il 9 marzo è intervenuto il comitato elettorale romeno, che ha bloccato la sua candidatura. La motivazione sta nei documenti relativi al finanziamento della campagna elettorale, che sono stati giudicati non in regola. Georgescu ha definito la decisione “un altro colpo diretto al cuore della democrazia in tutto il mondo”, accusando di tirannia l’Europa e la stessa Romania. Dopo la notizia della nuova estromissione dalla corsa elettorale, centinaia di sostenitori di Georgescu sono scesi in piazza a Bucarest davanti alla sede del comitato elettorale. Ci sono stati duri scontri con la polizia, con sassaiole e lancio di lacrimogeni che hanno causato alcuni feriti. 

Il 10 marzo Georgescu ha fatto ricorso contro la sua estromissione dalle elezioni di maggio, ma la Corte costituzionale ha confermato la sua esclusione, rendendola definitiva. Questo ha fatto crescere nuovamente la tensione sociale e per le prossime settimane è probabile che ci saranno nuove proteste di piazza, mentre l’estrema destra è a caccia di un nuovo candidato da presentare.

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