Bullian interviene sul controverso iter del divieto di burqa in Fvg • Il Goriziano

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«L’Ufficio di Presidenza della Quinta Commissione ha calendarizzato la discussione sul progetto di legge nazionale relativo al divieto di copertura del volto, Niqab e Burqa, con l’intento di portarlo nella seduta d’Aula della prossima settimana con una forzatura senza precedenti» lo dichiara Enrico Bullian, vicepresidente di opposizione in tale Commissione. «Dopo un primo Ufficio di Presidenza per l’organizzazione dei lavori tenutosi ieri dove il centrodestra non aveva i numeri per far calendarizzare la discussione sulla legge a causa della defezione di FdI e alla mia indisponibilità, oggi c’è stata la riconvocazione d’urgenza e la posizione di FdI è rientrata nei ranghi della maggioranza – continua il consigliere – tuttavia le ragioni per evitare questa farsa restano tutte valide e attuali: così si svilisce il ruolo delle istituzioni, piegandole alle necessità di una becera campagna elettorale in corso a Monfalcone. Spero che la Conferenza dei Capigruppo ritenga di bloccare questo iter sciagurato».

Per Bullian non c’è nessuna altra motivazione di urgenza per imporre nel Consiglio Regionale FVG la discussione su un progetto di legge che è e resta nazionale, in un Parlamento che – fra l’altro – sulla questione dibatte da decenni. L’iniziativa – guarda caso – cade esattamente nel pieno della campagna elettorale di Monfalcone.
Pur condividendo, in linea di principio, la necessità di affrontare, anche da un punto di vista legislativo, il tema riteniamo che affrontare in fretta e con tanta furia una proposta di legge sia controproducente. Anche nel merito, il testo proposto presenta evidenti criticità, dal momento che questa materia non può essere affrontata solamente sotto il profilo di una norma antiterrorismo, ma servano azioni di accompagnamento di un eventuale divieto, che non sono nemmeno state prese in considerazione e ciò va fatto all’interno di una legge organica e specifica non ridotta alla questione pur importante della sicurezza.

«Non accettiamo nemmeno il metodo adottato, che esclude una valutazione serena in Commissione e impedisce le audizioni dei soggetti interessati su una questione così complessa. Un esempio concreto di approccio più equilibrato è la mozione di maggioranza presentata da Forza Italia, che prevede l’istituzione di un tavolo permanente con le comunità islamiche regionali, che abbiamo già anticipato di sostenere e che siamo disponibili a discutere immediatamente. È un grande errore invece procedere senza aver ascoltato le parti: è opportuno audire queste realtà prima di procedere con l’approvazione di una legge in Consiglio Regionale, che – di fatto – azzera l’utilità della mozione di Forza Italia e l’avvio del dialogo con il mondo musulmano che qui vive e lavora».

«Che la questione così impostata abbia esclusivamente delle motivazioni elettorali è evidente anche ai più distratti – insiste Bullian – su tutto, basta l’esempio del manifesto di 6×3 metri del consigliere regionale Calligaris (Lega), dove in una riga di testo compendia una serie grossolana di errori: fa confusione fra “velo” (assolutamente legittimo) e velo integrale che copre il volto; scrive “burqua” anziché “burqa” dimostrando la sua esibita ignoranza in materia; parla di divieto in FVG, quando – anche dando per acquisita una sua approvazione in Consiglio regionale – la legge verrebbe semplicemente trasmessa a Roma a cui rimane la competenza di legiferare in merito».

«La Lega, a partire dal suo Capogruppo Calligaris, ha ridotto una problematica vera a una farsa, facendo decadere ulteriormente la credibilità delle istituzioni democratiche e laiche – conclude il consigliere civico – così si amplifica la contrapposizione e non si risolvono le questioni. La verità è che a Calligaris & Co. non interessa nulla dell’emancipazione delle donne mussulmane con le quali non c’è mai stato un confronto diretto, ma di racimolare qualche voto in più a Monfalcone continuando la campagna antislamica. Il tutto mentre altrove alcuni cittadini originari del Bangladesh iniziano a entrare, legittimamente, nelle organizzazioni politiche di centrodestra, come a Pordenone e a Mestre».

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