Boom di aggressioni al personale sanitario a Lecco

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I numeri sono allarmanti e fotografano una situazione in rapido deterioramento negli ospedali della provincia di Lecco. Nel 2024 sono state registrate ben 112 aggressioni ai danni del personale sanitario nelle strutture dell’Asst Lecco, con un preoccupante aumento rispetto alle 87 del 2023 e alle 56 del 2022. In soli due anni il fenomeno è dunque raddoppiato, con una crescita particolarmente significativa nei Pronto Soccorso, dove si sono verificati 45 episodi contro i 26 dell’anno precedente.

Il dato lecchese si inserisce in un contesto regionale altrettanto preoccupante. In tutta la Lombardia, secondo l’Agenzia di Controllo del Sistema Sociosanitario (Acss), nel 2024 sono stati denunciati quasi 5.700 episodi di violenza contro operatori sanitari, con un incremento del 17,7% rispetto all’anno precedente.

La situazione negli ospedali lecchesi

L’analisi delle 112 segnalazioni raccolte dall’Asst Lecco nel 2024 rivela che la maggior parte delle aggressioni è di natura verbale (84 casi), mentre gli attacchi fisici rappresentano una percentuale significativa (28 episodi). Gli autori di tali violenze sono prevalentemente pazienti o utenti (74 casi), seguiti da familiari (34) e, in misura minore, da persone esterne alla struttura (4).

Dopo i Pronto Soccorso, che hanno registrato un drammatico incremento con 45 aggressioni, le aree più colpite sono i reparti di degenza ospedaliera (40 casi) e le strutture territoriali (18). In alcuni casi, seppur rari ma meritevoli di attenzione, sono state segnalate aggressioni anche nelle zone esterne all’azienda o al domicilio dei pazienti.

Tra i fattori scatenanti la violenza, l’Asst Lecco ha individuato principalmente il malessere o la patologia del paziente, le aspettative disattese dell’utente o del familiare e la scarsa fiducia nei confronti dei professionisti sanitari.

Articolo: La corsia come la trincea, parlano i medici: “Le aggressioni non si contano”

“Come in trincea”: la testimonianza di chi vive in corsia

“Si lavora troppo e male perché il carico per ogni medico è eccessivo, il personale è sotto organico in tutti i Pronto soccorso mentre gli accessi sono davvero tantissimi. La pressione la sentiamo e c’è chi non regge e preferisce cambiare lavoro”. La testimonianza di Alice Paludo, specializzanda di Emergenza Urgenza all’ospedale “Alessandro Manzoni” di Lecco, raccolta lo scorso settembre, offre uno spaccato della difficile realtà quotidiana.

Ciò che spaventa maggiormente, soprattutto le operatrici donne, è “la prospettiva di essere da sole in Pronto soccorso di notte. Sarei più tranquilla se ci fosse la sicurezza interna, ma non è sempre presente negli ospedali. Da sola contro un uomo aggressivo che pesa più del doppio di me potrei fare poco”, confida Paludo.

Le preoccupazioni sono condivise anche dai medici senior, come conferma Gianpaolo Schiavo, con trent’anni di esperienza alle spalle all’ospedale di Lecco: “Sono preoccupato per gli specializzandi, soprattutto per le specializzande perché ormai la Medicina è al femminile e nell’Emergenza Urgenza i due terzi dei medici sono di genere femminile. Al di là dei discorsi di genere, trovare due ragazze di notte che da sole devono gestire un Pronto soccorso intero è fonte di preoccupazione”.

Le misure di Regione Lombardia e l’impegno dell’Asst Lecco

Per contrastare questo fenomeno in continua crescita, Regione Lombardia ha recentemente un documento di indirizzo sulla prevenzione e gestione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari, in attuazione della legge regionale del 2020 sulla sicurezza del personale sanitario e sociosanitario.

Un intervento concreto ha riguardato proprio gli ospedali lecchesi, dove – insieme ad altre 21 strutture delle province di Milano e Monza Brianza – sono stati installati pulsanti anti-aggressione nei Pronto Soccorso. A livello regionale, questi dispositivi hanno permesso di attivare rapidamente le forze dell’ordine in 424 episodi, con 182 interventi della polizia di Stato e 242 dei carabinieri.

L’Asst Lecco, che già da anni monitora il fenomeno e promuove iniziative sul tema, ha definito una specifica “Politica per la prevenzione e gestione degli atti di violenza a danno degli operatori” e ha istituito il Gruppo Operativo per la prevenzione e gestione del Rischio Aggressione a operatore (G.O.R.A.), un team multiprofessionale e multidisciplinare con compiti specifici.

Il G.O.R.A. e il piano d’azione

Il G.O.R.A. dell’Asst Lecco si occupa di valutare il rischio di aggressione nelle strutture aziendali, analizzare le tipologie di eventi segnalati e i fattori scatenanti, redigere report annuali e aggiornare il Piano per la Prevenzione degli atti di Violenza sugli operatori Sanitari (PREVIOS).

Inoltre, il gruppo elabora procedure per la segnalazione e gestione degli eventi violenti, con particolare attenzione al supporto psicologico e agli aspetti medico-legali, e attiva campagne informative per l’utenza e percorsi formativi specifici per il personale.

Sulla base dei dati raccolti nel 2024, è in fase di elaborazione il PREVIOS 2025, che prevederà azioni di prevenzione e controllo del rischio aggressione in linea con il Documento di Valutazione dei Rischi aziendale.

Pulsanti, telecamere e orologi per la prevenzione

Oltre ai pulsanti anti-aggressione, Regione Lombardia ha adottato diverse altre misure di contrasto. Come hanno illustrato gli assessori Guido Bertolaso (Welfare) e Romano La Russa (Sicurezza) durante la conferenza stampa tenutasi a Palazzo Lombardia in occasione della Giornata nazionale contro la violenza sugli operatori sanitari, sono state distribuite circa 400 bodycam agli operatori dei mezzi di soccorso, a partire da quelli avanzati di Areu.

Dal 2 gennaio 2025, inoltre, è stata avviata la sperimentazione di smartwatch anti-aggressione per il personale di pronto soccorso dell’Ospedale Civile di Vigevano (ASAsstST Pavia), dotati di pulsante SOS e GPS per il contatto immediato con una centrale operativa attiva 24 ore su 24. La sperimentazione è stata poi estesa all’Asst Papa Giovanni XXIII per infermieri di famiglia, personale di cure domiciliari, operatori psichiatrici e medici di continuità assistenziale.

“Le aggressioni a medici, infermieri, operatori sociosanitari e volontari sono intollerabili”, ha dichiarato l’assessore Bertolaso, che ha anche auspicato l’applicazione dello scudo penale per gli operatori sanitari “al fine di tutelarli e garantirli ulteriormente”.

Oggi, 12 marzo, in occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, Palazzo Lombardia e Palazzo Pirelli saranno illuminati di blu per sensibilizzare la popolazione su questo grave fenomeno.

Categorie a rischio e contesto delle aggressioni

A livello regionale, la categoria più colpita dalle aggressioni continua a essere quella degli infermieri, che registrano il 60% degli episodi, seguiti da medici e altre figure professionali. La violenza fisica rappresenta il 25,3% delle aggressioni, mentre quella verbale si conferma la forma più comune (74,7%).

Gli aggressori sono prevalentemente utenti (67,8%) e parenti dei pazienti (25,6%). Gli episodi si verificano principalmente nei giorni feriali e nella fascia oraria pomeridiana, quando il numero di accessi è più elevato. I luoghi più a rischio sono le aree di degenza (+1,4% rispetto al 2023), seguite dai pronto soccorso, dalle aree comuni e dagli ambulatori.

Un dato significativo riguarda anche il servizio di emergenza-urgenza territoriale (Areu), dove le aggressioni fisiche e verbali risultano quasi equivalenti, evidenziando la particolare vulnerabilità degli operatori che intervengono fuori dal contesto ospedaliero.



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