Trump taglia gli aiuti umanitari e l’Ue non può sostenere il carico

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito


La nuova amministrazione Usa ha deciso di sospendere gli aiuti umanitari dell’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale Usaid

Da quando si è insediato, il 20 gennaio scorso, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha temporaneamente congelato tutta l’assistenza all’estero e licenziato centinaia di dipendenti di Usaid, un’agenzia federale che lavora per migliorare la salute, ridurre la povertà e promuovere i diritti umani e la democrazia nei Paesi a basso reddito

Cosa è Usaid

L’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (United States Agency for International Development, Usaid) è un’agenzia governativa statunitense che fornisce assistenza umanitaria e allo sviluppo economico all’estero. Sulla base di tale mandato, essa fu istituita nel 1961 attraverso un ordine esecutivo dell’allora presidente degli Stati Uniti J. F. Kennedy, con l’obiettivo di sostenere la “sicurezza nazionale” e contrastare l’influenza dell’Unione Sovietica.

La recente decisione di Donald Trump è stata applicata senza un piano di transizione, causando una brusca interruzione di aiuti essenziali. Molti operatori umanitari hanno ricevuto ordini di “stop-work” senza preavviso, lasciando migliaia di programmi improvvisamente bloccati. A partire dallo scorso 7 febbraio, circa diecimila dipendenti dell’agenzia sono stati posti in congedo amministrativo e gli aiuti verranno sospesi, fatta eccezione per quelli considerati essenziali.

La preoccupazione della Caritas

Caritas Internationalis, la confederazione che raccoglie le Caritas di tutto il Mondo, interviene pubblicamente sulla decisione degli Stati Uniti. “La Caritas” – dice la nota del segretario generale Alistair Dutton – “riconosce il diritto di ogni nuova amministrazione di rivedere la propria strategia di aiuti internazionali. Tuttavia, il modo spietato e caotico in cui questa decisione viene attuata è una minaccia per la vita e la dignità di milioni di persone. Chiudere Usaid metterà a rischio i servizi essenziali per centinaia di milioni di individui in stato di vulnerabilità. Minerà decenni di progressi nell’assistenza umanitaria e destabilizzerà le Regioni che fanno affidamento su questo supporto cruciale. Inoltre, condannerà milioni di persone a una povertà disumanizzante o addirittura alla morte“.

Un grande impatto per molti Paesi africani

Nel corso del 2023, dodici dei venti principali beneficiari degli aiuti Usaid erano Nazioni africane, già duramente provate da violenti conflitti. L’interruzione degli aiuti statunitensi avrà conseguenze gravi in molti di tali Paesi, tra cui il Sudan e la Repubblica Democratica del Congo. Anche Somalia, Etiopia, Kenya, Nigeria e Sudafrica, dipendono fortemente dai fondi Usa per la gestione delle crisi umanitarie. Oltre a fornire assistenza umanitaria e programmi per lo sviluppo, i fondi avevano anche un ruolo strategico nel mantenimento della stabilità politica sia locale che nazionale.

Negli ultimi cinque anni, circa un terzo del budget dell’Usaid è stato destinato all’Africa subsahariana, motivo per cui questa Regione sarà la più colpita dalla nuova linea politica americana. UsaidL’assenza di fondi influenzerà su progetti cruciali, tra cui la sicurezza alimentare, l’accesso all’acqua potabile e i programmi sanitari per la lotta alle malattie infettive. Di conseguenza altri milioni di persone saranno costrette a fuggire per trovare rifugio nei Paesi limitrofi e, per questo motivo, la decisione degli Usa avrà un impatto anche sui già sovraffollati campi profughi e sui flussi migratori.

La situazione nel corno d’Africa

In Somalia, dove la siccità ha già portato quasi 8 milioni di persone sull’orlo della carestia, i tagli ai finanziamenti per la sicurezza alimentare rischiano di trasformare la crisi in una catastrofe umanitaria. Anche in Etiopia la situazione è critica, dove si raccolgono i pezzi dopo il conflitto nella Regione del Tigray. Quest’ultimo ha causato una grave crisi di sfollati interni e la mancanza di aiuti internazionali potrebbe peggiorare una situazione sanitaria già al limite. L’interruzione improvvisa dei finanziamenti per la distribuzione di medicinali e vaccini rischia di provocare un aumento delle malattie infettive, tra cui il colera e la malaria.

Che cosa intende fare l’Unione europea?

Recentemente a Euronews un portavoce della Commissione europea ha dichiarato che «Dal punto di vista dell’Ue, la nostra posizione di donatore umanitario rimane invariata, non faremo un passo indietro rispetto ai nostri impegni. I nostri aiuti continueranno a salvare vite umane e ad alleviare le sofferenze a livello globale». Tuttavia, il portavoce ha avvertito che «la portata e la complessità degli attuali bisogni globali richiede una risposta congiunta. Tutti i membri della comunità internazionale devono assumersi le proprie responsabilità. L’Unione europea non può colmare il buco nel finanziamento agli aiuti umanitari internazionali lasciato dallo smantellamento dell’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale Usaid».

Intervenire sulla situazione internazionale

In Sudafrica, in Kenya e in Nigeria il taglio dei fondi colpirà soprattutto i programmi per la lotta all’Hiv. Ma anche il trattamento della malaria e il contrasto al terrorismo. Le organizzazioni umanitarie hanno sottolineato che, senza una soluzione rapida, il numero di vittime delle crisi potrebbe aumentare esponenzialmente. La mancanza di un piano strutturato per gestire la transizione degli aiuti ha già reso evidente l’impatto della decisione statunitense. Mentre milioni di persone soffrono nell’incertezza l’Unione europea non sembra in grado di poter gestire con chiarezza la nuova politica estera statunitense. Probabilmente l’opinione pubblica mondiale, ma anche gli stessi Usa, si aspettano che la nuova Europa incarni i valori occidentali di libertà e democrazia senza confusione o tentennamenti oltre alla sacrosanta politica delle alleanze per la difesa.

 

Nicola Sparvieri

Foto © Renew Europe, Modern Diplomacy, Radio Polynesia Samoa, Greening the Grid, MnZ International



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link