Patrimoni senza erede, un tesoretto da 21 miliardi

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“Entro il 2030 circa 20,8 miliardi di euro di patrimoni non avranno un erede e la cifra salirà a 88 miliardi nel 2040”. Marcello Gallo, presidente del Fondo Filantropico Italiano, snocciola i dati della Fondazione Cariplo, durante una serata organizzata a Villa Necchi Campiglio, elegante abitazione in stile razionalista circondata da un ombreggiato giardino, oggi patrimonio del Fai, costruita negli anni Trenta da Piero Portaluppi. Dentro ci sono ancora buona parte degli arredi originali e poi opere di Balla, Boccioni, De Chirico. L’occasione è l’evento ‘Private Banking e filantropia: creare valore per la collettività’, organizzato dall’Aipb, l’associazione italiana private banking. Si parla delle soluzioni che consentono di gestire il passaggio generazionale dei patrimoni in Italia. “Questa la vera grande sfida. – spiega Gallo – Purtroppo, la propensione a fare testamento, nel nostro Paese, è solo del 12% ed è auspicabile possa crescere”.

A pochi passi ecco il presidente Aipb, Andrea Ragaini. Più in là Ilaria Lenzi, dell’ufficio Lasciti e Donazioni del Fai. E, ancora, Stefano Loconte, ideatore e trustee dell’Italian Art Trust e Andrea Vicari, fondatore dello studio Vicari Avvocati. Per valorizzare i patrimoni senza erede, Gallo indica una via, la filantropia: “Con la consulenza di professionisti finanziari che aiutano i donatori a selezionare lo strumento filantropico più adatto si possono canalizzare queste risorse verso scopi sociali”. Il suo Fondo Filantropico sta sviluppando collaborazioni ad hoc con il mondo del private banking e dei family office. “Anche se 7 persone su dieci (69%) tra coloro con ricchezza finanziaria tra 500mila e 10 milioni di euro sceglie in modo autonomo l’ente da sostenere, emerge un crescente interesse per la consulenza filantropica e i servizi di intermediazione”. La fondazione di famiglia (sul modello Fondazione Prada) va meno di moda rispetto al passato. Ne è convinto l’avvocato Andrea Vicari: “Tutto ciò a causa di alcuni limiti imposti dall’ordinamento italiano. Il primo riguarda la finalità: in Italia, una fondazione di famiglia può perseguire obiettivi di pubblica utilità ma non può combinare la gestione del patrimonio familiare con l’attività filantropica”. Il secondo aspetto critico è l’onere burocratico e organizzativo: “Una fondazione richiede una struttura complessa, con un consiglio di amministrazione, bilanci e reportistica dettagliata. Questo implica costi significativi, che in alcuni casi finiscono per sottrarre risorse alla filantropia stessa”. Infine, c’è il tema della privacy. “La fondazione – ragiona Vicari – deve essere registrata, rendendo visibili sia il fondatore sia i fondi impiegati, un aspetto che alcune famiglie preferirebbero evitare”.

Andrea Ragaini 

Per superare le difficoltà, si stanno diffondendo quattro strumenti alternativi. “Oltre alle fondazioni di famiglia, – dice il presidente Aipb, Andrea Ragaini – ci sono strumenti come fondi filantropici, polizze assicurative, fondazioni fiduciarie e trust che possono rendere la filantropia parte integrante della pianificazione patrimoniale”. Il fondo filantropico o la polizza assicurativa consentono di affidarsi a grandi organizzazioni per la gestione. Un’altra opzione è la fondazione fiduciaria che permette di destinare beni a uno scopo specifico. Infine, il trust: quest’ultimo permette di destinare una parte del patrimonio a scopi filantropici e un’altra a esigenze familiari, offrendo un alto livello di personalizzazione, più riservatezza e minori oneri burocratici rispetto alla fondazione di famiglia. Aipb durante la serata a Villa Necchi ha anche presentato l’Annuario Generale del Private Banking 2025, strumento di informazione sui protagonisti del settore, sul posizionamento di mercato, la mission, la gamma d’offerta e i dati societari. Ragaini sottolinea che il Private Banking oggi non è solo gestione patrimoniale, ma anche un motore sociale: “Sostenere cause di valore significa lasciare un’eredità positiva per le future generazioni. Investire nell’economia reale e in progetti con impatto positivo permette alle famiglie Private di contribuire alla collettività”.



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