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PARIGI Ci sarà anche l’Australia oggi a Parigi alla riunione dei capi di Stato maggiore per avviare un coordinamento sull’Ucraina. Segno che la situazione sul campo impone, almeno dal punto di vista di Emmanuel Macron, un’accelerazione e anche un’estensione del fronte dei «volenterosi», i paesi chiamati a prendere parte in modo più o meno attivo alle «garanzie di sicurezza». Il presidente francese, che interverrà al tavolo verso la fine del dibattito, nel tardo pomeriggio, ha parlato di «discussioni esplorative», per studiare tutta la «gamma di opzioni». Padrone di casa, il ministro delle Forze Armate Sébastien Lecornu. Nessuna conferenza stampa finale è prevista, proprio per sottolineare il carattere «pratico» e «esplorativo» della riunione. Saranno presenti anche il capo di Stato maggiore francese Thierry Burkhard, quello tedesco Carsten Bauer, il britannico Tony Radakin e la canadese Jennie Carignan. La riunione preluderà all’incontro dei ministri della Difesa di domani in formato E5, ovvero Italia, Francia, Germania, Polonia e Regno Unito, affiancati da rappresentanti Ue e Nato. Secondo fonti della Difesa francese, la riunione ha un doppio ordine del giorno: aiuti all’Ucraina e Difesa europea. I ministri «parleranno anche del riarmo dell’Europa e dei nostri rispettivi paesi, necessario per garantire la nostra sicurezza collettiva sul lungo termine».
ROMA SCETTICA
A Roma si respira un certo scetticismo sull’iniziativa voluta da Macron. «Un esercizio di addestramento sul campo», la bollano fonti italiane, rimarcando come si tratti di una nuova fuga in avanti dell’Eliseo, l’ennesima: un’azione considerata affrettata. «Siamo in assenza di un cessate il fuoco, di una tregua, di uno straccio di risoluzione – il ragionamento -. Non sappiamo se ci sarà un accordo e come verrà strutturato. È come andare da un assicuratore per la polizza di una nuova auto senza averla acquistata e senza la benché minima idea del modello da comprare. Tutti vogliono mostrare attivismo in questa fase, rivendicare la propria leadership, ma senza un tavolo di pace non si va lontano…». Il Capo di Stato maggiore della Difesa italiana, Luciano Portolano, oggi sarà al summit dei generali in veste di “osservatore”, come rimarcato a più riprese dal governo. Domani a Parigi sarà la volta del ministro Guido Crosetto, al tavolo apparecchiato per i ministri della Difesa. Mentre sabato 15 marzo il premier britannico Keir Starmer ha convocato una nuova riunione, stavolta in videocall, tra i leader della “coalizione dei volenterosi”.
LA POSIZIONE ITALIANA
In collegamento da Roma, Meloni tornerà a ribadire la sua. Ovvero che la posizione italiana non è cambiata di una virgola rispetto al summit di Londra e al Consiglio europeo straordinario della scorsa settimana. Dunque no all’invio di truppe europee in Ucraina: soldati al fronte in una zona cuscinetto solo sotto la bandiera delle Nazioni Unite. La presidente del Consiglio tornerà poi ad insistere sull’estensione dell’articolo 5 della Nato all’Ucraina. Il “lodo italiano” mira a far scattare la clausola di mutua assistenza militare anche a Kiev in caso di aggressione. «Crei più deterrenza se dici alla Russia “se violi i patti scoppia la terza guerra mondiale” che inviando qualche migliaia di soldati al fronte a vigilare», osservano fonti vicine alla premier. Estendere l’ombrello Nato, proposta che vedrebbe d’accordo anche il Segretario generale Mark Rutte, «metterebbe Putin nelle condizioni di fare sul serio – ragiona Meloni coi suoi – di non poter violare i patti. Perché se Trump crede che il numero uno del Cremlino manterrà la parola probabilmente ha ragione di farlo, ma tra 4 anni, quando il tycoon non sarà più alla Casa Bianca, Putin potrà sentirsi legittimato a sconfessarli. E la Storia chiederà conto a Trump dell’intesa siglata oggi con il Cremlino». Altro dossier sul tavolo di Parigi il riarmo dell’Europa, mentre a Bruxelles l’Ecofin si concentra sulle fonti di finanziamento del maxi piano di circa 800 miliardi di euro lanciato da Ursula von der Leyen. Non è chiaro se sotto le luci della torre Eiffel si parlerà anche dell’ombrello nucleare francese ventilato da Macron: in tal caso, l’Italia non mancherà di mostrerà il suo scetticismo per una proposta che rischia di rendere ancor più profonda la frattura tra Usa e Ue. Ma intanto l’attivismo ritrovato sulla scena internazionale giova alla popolarità di Macron, che ha guadagnato sette punti nel gradimento dei francesi in un mese, invertendo una tendenza costantemente al ribasso dopo le elezioni anticipate dello scorso luglio. Ieri l’Eliseo ha smentito (fatto raro) i media del gruppo del miliardario conservatore Vincent Bolloré, che hanno accusato il presidente di voler “far paura” ai francesi.
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