L’Italia affida lo scudo ai missili Samp/T: “Necessari per la libertà”

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Attualità

di Ivano Tolettini





L’Italia ripristina una copertura missilistica più efficiente dopo che l’aveva sbaraccata con la fine della Guerra Fredda. Del resto, come ha annunciato il presidente Trump gli Stati Uniti vogliono progressivamente disimpegnarsi sul piano militare dal quadrante europeo, e di conseguenza 26 Paesi aderenti all’Unione, con l’eccezione della solita Ungheria, varano il piano di riarmo per una difesa comune integrata con un piano quadriennale da almeno 800 miliardi di euro. Nel frattempo il ministero della Difesa italiano ridisegna lo scudo a protezione della penisola potenziando il Nordest con un secondo gruppo missilistico di stanza a Rivolto in Friuli Venezia Giulia, dove c’è anche la sede della Pattuglia Nazionale Acrobatica, meglio conosciuta come Frecce Tricolori. Verrà ricostituita una difesa aerea con due squadriglie cui verrà dato il nome di 57° DAMI (Difesa Aerea Missilistica Integrata) con le 79esima e 81esima squadriglia, che si avvarranno del progetto FSAF-SAMP/T con l’utilizzo dei missili Aster 30. Le batterie potranno lanciare fino a 48 missili per intercettare aerei nemici e missili balistici.
Ne parliamo con Leonardo Malatesta, storico militare tra i più attenti allo “Sky Defenders”, autore di numerosi libri sulla difesa del cielo italiano durante la Guerra Fredda, che conosce una rinnovata e inattesa vitalità a causa della guerra in Ucraina e alla necessità che l’Europa dovrà far fronte allo smantellamento dello scudo strategico statunitense e alla sua sostituzione, se vorrà garantire pace e libertà ai suoi cittadini. “Mi rendo conto che una parte considerevole dell’opinione pubblica italiana è a disagio quando si parla di queste tematiche a sfondo bellicistico – afferma Malatesta – ma bisogna prendere atto che la storia più recente ci insegna che la difesa aerea può essere considerata il vero garante della sicurezza nazionale, perciò è doveroso mettervi mano in maniera concreta per tornare al passo con i tempi che sono preoccupanti”. I missili che saranno schierati sono soprattutto il sistema integrato terra- aria Samp/T, cui il consorzio italo-francese Eurosam vi lavora dalla fine degli anni Ottanta, in coincidenza con il crollo del muro di Berlino. Il piano di riarmo ha subito una brusca accelerazione a partire dal febbraio 2022 a causa dell’aggressività putiniana. Dalla fine degli anni Novanta, una volta che si credeva scemato il pericolo orientale per la Nato con l’implosione del Patto di Varsavia, l’Italia ha progressivamente smantellato il gruppo degli intercettori teleguidati, cioè l’apparato missilistico incentrato sui Nike Hercules, chiudendo le basi di Ceggia, Zelo, Chioggia e via discorrendo. All’epoca erano ben 15 le stazioni missilistiche dell’aeronautica e le basi di lancio erano fisse, mentre adesso prevale il concetto di mobilità. Nel frattempo, l’Italia ha diminuito la spesa per le Forze Armate, tanto da potere contare su 175 mila militari effettivi tra marina, esercito e aeronautica e 41 mila riservisti. Per dare un termine di paragone, la Francia ha oltre 260 mila persone in servizio permanente effettivo e 419 mila riserviti, la Germania 284 mila in servizio e 358 mila di riserva e la Gran Bretagna 210 mila sotto le armi e 233 mila riservisti. Anche la Spagna con 177 mila militari in servizio e 328 mila riservisti ha un apparato difensivo più efficiente di quello italiano, che vede eccellenze nella marina e nell’aeronautica, mentre il nostro esercito con la fine del servizio di leva nel 2005 ha conosciuto un progressivo deterioramento. L’Atlantico più largo richiede in Europa una svolta militare che non piace a nessuno, ma che è necessaria, come ha ribadito la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: “Affrontiamo un pericolo chiaro e dobbiamo essere in grado di proteggerci”. Ne va anche della nostra libertà. Come dimostra anche la guerra in Ucraina i principali pericoli per i civili provengono dal cielo e la difesa aerea costituisce un caposaldo fondamentale. Per questo già da un paio d’anni si sta sviluppando la protezione missilistica integrata. “La principale minaccia – conclude Malatesta – proviene dal cielo perché l’attacco aereo sarebbe il primo atto di un conflitto. Contro questa minaccia ogni paese Nato deve dotarsi di un sistema di protezione che dia sicurezza”. La creazione di uno scudo integrato richiederà notevoli spese e la messa in funzione delle batterie Sam/T a Nordest è il primo passaggio per la creazione di un’Italia sicura.


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