Lettere a Tito n. 598. L’etica nel fattore umano per evitare incidenti sul lavoro e nelle infrastrutture. L’esortazione dell’ingegnere Mario Bruno Lanciano.

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Caro Tito, molti dei nostri gentili lettori ricorderanno il crollo del ponte Morandi a Genova, avvenuto quasi sette anni fa (alle ore 11.36 di martedì 14 agosto 2018) proprio nella vigilia di Ferragosto quando solitamente (ancora adesso) c’è più traffico del normale. Tanto è che ha provocato 43 morti, 11 feriti e 566 sfollati dai palazzi sottostanti resi inabitabili. Sono interessati ai risarcimenti 205 familiari, 193 parti civili; mentre la “vergogna nazionale” non ha prezzo né possibilità di risarcimento. E’ apparso immediatamente come e quanto sia stata responsabile del crollo proprio la Società che avrebbe dovuto assicurare la manutenzione e la sicurezza di quel ponte e di quell’autostrada. Ed è parso altresì chiaro come l’etica inesistente o tradita e il fattore umano difettoso o complice siano stati alla base di quella ennesima strage italiana. Con un po’ più di attenzione e di buona volontà (specialmente rispetto al profitto economico) si sarebbero potute evitate quelle morti, quella vergogna e tutte le altre conseguenze presenti e future. Ed anche il buon nome dell’Italia, la quale “esporta” anche infrastrutture in tante parti del mondo. Quindi, il crollo del Morandi è stato un danno incalcolabile!… Quando bastavano poche migliaia di euro per assicurare una adeguata manutenzione!… A tal proposito, se può essere utile, vorrei ricordare qui il saggio e paradossale proverbio popolare “Chi risparmia spreca” che è proprio la fotografia di ciò che successo pure con il ponte Morandi: il Gestore per risparmiare e fare profitto pure sulla normale manutenzione (di poche migliaia di euro) non ha risparmiato o fatto profitto, bensì ha provocato un disastro così memorabile che sarà ricordato chissà per quanto lungo tempo, perdendoci faccia (ammesso che non l’abbia di bronzo, come si sole dire) e soldi.

Altro emblematico disastro italiano che ha causato grande dolore nell’opinione pubblica non soltanto italiana è stato il naufragio della grande nave da crociera “Costa Concordia” iniziato alle ore 21.45 nella notte del 13 gennaio 2012 davanti al porto dell’isola del Giglio in Toscana perché entrato in collisione con quella scogliera. Per la superficialità, la negligenza, la “gogliardata” e l’insensatezza del comandante di quella imponente nave, Francesco Schettino, tale naufrago ha causato 32 morti, 110 feriti; e se si sono avuti 4197 sopravvissuti è stato per la vicinanza al porto dell’isola e per la prontezza degli interventi di salvataggio. Per non dire di tutti gli effetti e costi collaterali e vergogna per l’Italia intera, pure perché tale incidente costituisce uno dei più gravi della marineria nazionale, essendo la Costa Concordia la nave di maggior tonnellaggio ad essere stata vittima di un naufragio. I faticosi lavori di recupero dell’enorme carcassa sono durati oltre due anni e mezzo; infatti, durante la quarta settimana del mese di luglio 2024, il relitto è stato trasportato a Genova per la demolizione. Per tale tragedia il comandante responsabile è stato condannato “soltanto” a 16 anni di reclusione … una pena irrisoria, considerato il tutto: numero delle vittime, danni materiali ed immateriali e persino (!) il disonorevole e vile “abbandono della nave”.

E’ stato dimostrato che per questi due casi assai noti quanto emblematici da restare ormai proverbiali (ponte Morandi e nave Concordia) la causa del loro disastro è stata la negligenza, la leggerezza, la mancanza di etica … il cosiddetto “fattore umano” terribilmente negativo!… Le dispute giudiziarie hanno minimizzato l’imputabilità (come era da aspettarsi nel contesto italiano). Forse forse, per tali gravi disastri, bisognerebbe riconsiderare almeno almeno la condanna all’ergastolo … se non addirittura il ripristino della pena di morte per i responsabili di questi veri e propri eccidi. Probabilmente “il fattore umano” di fronte alla eventualità (certa) della pena capitale ci penserebbe più di una volta a provocare veri e propri “massacri” (conseguenza spesso di mancanza di etica e di responsabilità). Purtroppo, in Italia si parla e si discute poco di sicurezza sul lavoro e nelle infrastrutture e, magari, ritualmente, soltanto quando accadono incidenti mortali o di una considerevole entità. Nelle grandi come nelle piccole responsabilità, poca o nessuna attenzione hanno i controlli, la prevenzione, la diffusa educazione alla sicurezza e così via. Figuriamoci che non studia adeguatamente tale prevenzione nemmeno chi deve prendersi la patente-auto o l’abilitazione a determinati esercizi di particolare o grande responsabilità!… Ma anche l’utenza andrebbe idoneamente istruita. Infatti, chi di noi sa, ad esempio, come bisogna comportarsi se scoppia un incendio di vaste proporzioni o elevatissime temperature (con fumo) mentre ci si trova in una galleria stradale o ferroviaria (specie se metropolitana) o in altra analoga situazione?…  Forse scappando d’istinto verso una direzione piuttosto che in un’altra faremmo la cosa sbagliata … oppure, inconsciamente, perderemmo attimi o minuti preziosissimi nel soffermarci a prendere un qualche bagaglio invece di allontanarsi con prontezza… Chi ci dovrebbe educare o informare su come ci dovremmo comportare in caso di incidente in galleria, calcolando che l’Italia ha ben oltre 5mila piccoli e grandi trafori stradali e ferroviari forse in egual misura?…

A tale proposito, ricordo che 19 anni fa, il 23 febbraio 2006, due fratelli di Badolato, miei parenti (Andrea e Antonio Bressi, proprietari delle autolinee Bressibus) sono morti nella galleria di Copanello (sulla famigerata strada statale 106 jonica) forse perché non hanno avuto nemmeno il tempo di scendere immediatamente dalla loro auto, che è stata tamponata da un’altra sopraggiunta a grande velocità in quel buio improvviso, mentre il traffico si era bloccato per un improvviso incidente proprio dentro a quel pur breve tunnel. Si sarebbero potuti salvare?… Probabilmente non lo sapremo mai. Tuttavia, qualche dubbio ancora resta. Forse sono stati presi dal panico oppure hanno fatto d’istinto una manovra errata, magari pensando fosse lì per lì quella giusta. Comunque c’è da riflettere. Tutti potremmo trovarci in una situazione simile.

Certo, a volte può pure esistere l’inevitabile fatalità; però, nella loro stragrande maggioranza, gli incidenti non sono affatto evento ineluttabile. E il cosiddetto “destino” c’entra poco o niente. Infatti, sappiamo bene come e quanto siano fin troppo spesso dovuti a colpa o a distrazione umana i tanti, troppi incidenti che causano morti e feriti, danni e distruzioni persino incalcolabili nei minimi come nei massimi sistemi (cioè dal semplice incidente stradale o sul lavoro alle grandi guerre). In particolare, mi si rizzano i capelli quando vedo persone al volante (di auto, furgoni, camion, persino autobus) che guardano il telefonino; questo accade specialmente con i corrieri che hanno tempi ristretti di consegna, però, così facendo, mettono a repentaglio la propria vita e quella degli altri sulle strade. Non è etico né tale atteggiamento né quello delle industrie che continuano a costruire automobili, moto e quanto altro assai potenti … quando invece i limiti di velocità sono ristretti in tutti gli Stati … a parte lo spreco di risorse nel costruire mezzi di trasporto eccessivamente dimensionati rispetto alla realtà delle nostre strade o dell’uso che se ne può fare (status symbol?) … sta di fatto che tali mezzi inducono ad infrangere le buone regole dell’etica e della moderazione. A ben analizzare, la nostra è una società troppo irrazionale che si fa male da sola. Non bastano, quindi, le morti inevitabili … ci mettiamo del nostro a complicarci e a rovinarci la vita, quando potremmo essere tutti più misurati ed attenti alla preziosità dell’esistenza!… All’inevitabile, aggiungiamo spesso la nostra incoscienza, l’autolesionismo e tutte quelle aggravanti che compongono “il fattore umano” (negativo e spericolato) cioè ciò che dipende da noi!

Così, nel corso dei secoli una infinità di persone (specialmente filosofi e scienziati) hanno lavorato proprio per cercare di eliminare o almeno ridurre al minimo possibile le tristi conseguenze derivate proprio da tale cosiddetto “fattore umano” (come volontario, colpevole o colposo comportamento anti-etico). E si continua ancora a lavorare, il più alacremente e sistematicamente possibile, affinché vengano eliminate le occasioni di errore in ogni azione e situazione umana. Tuttavia, appare chiaro che senza una rigida “etica della responsabilità” resta assai, troppo difficile evitare oppure ridurre al minimo le dolorose conseguenze dovute a cattiva o a buona fede. L’etica massima, quindi, è assolutamente indispensabile affinché (assieme ad una scrupolosa disciplina e impeccabile preparazione tecnica) si possano eliminare le cause negative nel lavorare, nel vivere e nello stare al mondo. Leggi in << https://dblue.it/fattori-umani-cosa-sono/ >>. Sul tema sono stati scritti tanti libri, realizzati tanti film e serie TV. Li trovi in Wikipedia e in Google con altri approfondimenti.

Così, sperando di fare cosa utile e gradita, riporto, qui di séguito, alcune riflessioni di mio cugino Mario Bruno Lanciano, ingegnere e imprenditore che si occupa da sempre di sistemi di sicurezza (specialmente su strade, autostrade, ferrovie e in particolare nei ponti e nelle gallerie di transito). Puoi visitare il suo sito << https://www.italoiberica.com/ >> (sistemi di sicurezza integrati) per saperne di più. Da qualche tempo, grazie ai suoi notevoli risultati in tale settore a livelli internazionali, è stato eletto Presidente europeo della PIARC – Associazione mondiale della Strada (Permanent International Association of Road Congresses). Quante volte abbiamo attraversato gallerie stradali più o meno lunghe, senza chiederci quale potrebbe essere il nostro comportamento istintivo o ragionato in caso di incidente più o meno grave (come, ad esempio, lo scoppio di un’autocisterna con liquidi altamente infiammabili)?… Ecco, tra tanto altro, Mario Bruno si occupa proprio di testare l’esito di tali probabilità in apposite gallerie per sperimentare la vasta gamma dei fenomeni emergenziali. Sono sicuro che, leggendo la sua seguente nota, avremo modo di conoscere meglio le situazioni e di agire con maggiore prudenza. In fondo si tratta di salvare la propria vita (e quella degli altri). La seguente RELAZIONE o sollecitazione corrisponde ad una breve sintesi, tratta da un documento ben più corposo, presentato qualche settimana fa al Comitato Gallerie della PIARC. Cerchiamo di leggere attentamente e, magari, condividere con quante più persone possibile. Le seguenti informazioni ci potrebbero salvare la vita!…

1- IL FATTORE UMANO – Riflessioni di Mario Bruno Lanciano

La conoscenza e la esperienza accumulata negli anni mi hanno portato ha considerare l’importanza che ha la componente umana in ogni attività della nostra vita sia personale che professionale, riportandola al caso particolare dalla progettazione alla gestione delle gallerie, lavoro al quale mi dedico già da tanti anni. Mi sono proposto di analizzare gli effetti della complessità delle informazioni e del tempo prima che questa sia disponibile per la presa di decisioni davanti ad uno scenario incidentale con sviluppo di un incendio all’interno di un ambiente confinato come è il caso delle gallerie stradali. Il mio interesse è capire le patologie che caratterizzano i compiti in cui occorre prendere delle decisioni individuali in uno scenario così complesso (auto-esodo, salvataggio utenti, estinzione incendio, ecc.). Lo studio dei singoli casi possono fornire informazioni sulle circostanze che hanno provocato in passato importanti disastri dovuti al fattore umano (errori, incompetenza, mancanza d’informazioni, negligenza, interessi personali, ecc.).

Qualsiasi disastro è il risultato della congiunzione sfortunata di eventi causali.

Gli effetti di tali combinazioni di fattori che intervengono in un evento, rappresentano il limite della prestazione umana.

Attualmente l’informazione si potrebbe ottenere con la raccolta dati degli incidenti accaduti in questi ultimi anni. Questo darebbe un primo quadro sulla attribuzione delle responsabilità.  

I disastri sono la conseguenza di un insieme di molti errori commessi frequentemente da più persone.

Ciascuno di questi avrebbe potuto avere conseguenze trascurabili ma il loro effetti si accumulano portando al disastro.

2- L’IMPORTANZA DELLE COMPETENZE NELLE ORGANIZZAZIONI

E’ certo che la raccolta dati sugli incidenti non aumenterà il livello di sicurezza se tutta questa informazione non si trasformerà in azioni efficaci. Quanto più competenti siano i Titolari e i Dirigenti di alto livello, tanto più alta è la probabilità di raggiungere gli obiettivi economici prefissati dagli azionisti. Questo piccolo particolare è quello che permette a tutta l’organizzazione (dagli ingegneri agli operai) di poter lavorare correttamente da un punto di vista etico e professionale, valorizzando e riconoscendo l’impegno e la capacità del singolo. Questo spinge ad ogni componente a dare il massimo delle sue possibilità, superando metodi e forma, osservando ed informando velocemente ai livelli superiori di eventuali rischi presenti nella struttura o negli impianti di una galleria stradale. Questo atteggiamento comporta la neutralizzazione del rischio intraprendendo delle attività correttive che in alcuni casi porta alla riconsiderazione dell’intero processo. Per disgrazia la inadeguatezza di alcuni Dirigenti (mancanza di competenza specifica alla base di tanti comportamenti immorali nei confronti della nostra società), comporta il sacrificio di alcune norme di sicurezza a beneficio dei fini produttivi. Dalla induzione ad una errata progettazione, all’acquisto di materiale scadente, alla installazione con artigiani troppo economici e non qualificati, alla segregazione dei tecnici competenti, sono alcune delle componenti umane che riducono il livello di sicurezza all’interno di una galleria (caduta di componenti dall’alto, cortocircuiti, mancato funzionamento degli impianti di sicurezza, ecc.).

Un’analisi su larga scala delle forme di errore più ricorrenti è essenziale per poter comprendere i processi che governano il pensiero e le azioni degli uomini. Normalmente c’è un solo modo per raggiungere un obiettivo, ma l’avanzamento seguendo una sequenza di azioni o di pensieri, genera la possibilità di intraprendere diversi percorsi non pianificati. Il numero di possibilità è molto elevato, da questo deriva la difficoltà di inquadrare con metodo scientifico l’errore umano.  Per fortuna gli errori si manifestano in forma simile per un insieme di attività mentali. Perciò è possibile identificare forme di errori comparabili nell’azioni, nella presa di decisioni, nelle soluzioni di problemi. Queste forme d’errore ricorrente permette la formulazione di teorie generalizzate sul controllo cognitivo.

3 – ERRORI

La definizione dell’errore umano e la classificazione delle sue forme devono partire prendendo in considerazione le varietà del comportamento intenzionale. L’intenzione è composta da due elementi: a) una determinazione dello stato finale che deve essere raggiunto;  b) indicazione dei mezzi necessari al suo raggiungimento. Per le azioni quotidiane, la intenzione precedente è un insieme di brevi espressioni verbali e/o di immagini mentali. Più consolidata è l’attività, minore sarà il numero di espressioni.  Anche se possiamo tentare d’inquadrare gli errori, l’dea di un errore prevedibile è difficile da accettare, se fosse così semplice noi possiamo adottare delle misure per evitarli. Inquadrare correttamente un errore dipende del tipo di compito da svolgere, condizioni ambientali al contorno e la natura degli individui coinvolti. Una teoria corretta permetterebbe di prevedere le condizioni e la forma in cui si potrebbe verificare un errore.

Il problema è che per gran parte degli errori non riusciamo a capire in forma completa le interazioni tra i vari fattori causali, perciò per disgrazia la maggior parte delle previsioni saranno di tipo probabilistico e non deterministico, come sarebbe desiderabile nel settore delle grandi infrastrutture. Un’attività semplice da un punto di vista sequenziale, se si trasforma in attività abituale, sarà suscettibile a distrazioni devianti. Il fatto che questo tipo di errore ricorra frequentemente ci può fornire numerosa informazione sui processi che controllano questo tipo di attività.

4 – ERRORI LATENTI ED ATTIVI

Si definiscono errore attivi quelli dove i loro effetti si manifestano immediatamente. Si associano alla prestazione degli operatori più a stretto contatto con i sistemi (operai, tecnici). Errori latenti sono quelli in cui le conseguenze rimangono silenti per molto tempo, diventando evidenti quando combinandosi con altri fattori creano punti deboli nei sistemi.

5 – ILLUSIONE

Abbiamo anche l’errore per illusione di memoria, che si evidenzia da un inganno che la forma della conoscenza subisce tramite le percezioni derivate dai sensi, dovuto a: 1- Falsi ricordi ai quali non corrisponde nessun evento reale o una vicenda personale; 2- Ricordi che rappresentano in maniera distorta il modo in cui sono avvenuti eventi reali; 3- Ricordi che alterano la dimensione temporale degli eventi ricordati.

6– RILEVAZIONE DEGLI ERRORI

 I processi di rilevazione degli errori è parte integrante dei meccanismi che dirigono e coordinano le azioni umane. Il grado di efficacia è correlato inversamente con la posizione gerarchica all’interno della struttura. Gli alti livelli sono meno sensibili, per diversi motivi, ad intraprendere deviazioni dal percorso pianificato. Possono essere scoperti dagli organi di controllo o segnalati anche di una funzione costrittiva che impedisca ulteriori avanzamenti, oppure scoperti da persone non involucrati in precedenza nelle attività progettuali o installative.

7 – FALLIBILITA’

La fallibilità umana è radicata intrinsecamente nelle funzioni cognitive del singolo individuo, in particolare la percezione, l’attenzione, la memoria, l’apprendimento, il pensiero, il processo decisionale e il linguaggio sono le abilità mentali necessarie allo svolgimento di qualsiasi attività.   Il particolare è che l’abilità mentale dipende da una combinazione di fattori psicologici e biologici.

8 – FATTORI PSICOLOGICI

 Una persona motivata è più propensa a concentrarsi, apprendere e superare le difficoltà. Una percezione positiva delle proprie capacità favorisce la fiducia e migliora il rendimento. 1- Esperienze e apprendimento.  Un ambiente ricco di stimoli favorisce lo sviluppo cognitivo, potenziando abilità come il pensiero critico, la risoluzione di problemi e la memoria. Le competenze si consolidano grazie a un uso pratico e costante, che migliora le connessioni neurali. 2- Influenza sociale e culturale. Le interazioni con altre persone stimolano capacità come il linguaggio e la risoluzione di problemi. Anche le tradizioni possono influenzare il modo in cui si affrontano problemi e si processano informazioni. 3 – Influenza del tempo. L’abilità mentale cambia con l’età: durante l’infanzia e l’adolescenza il cervello è particolarmente elastico, mentre in età adulta l’esperienza e la conoscenza accumulata giocano un ruolo maggiore. L’interesse è rivolto al contributo umano nel verificarsi degli incidenti, anche nel caso di quello che inizialmente può essere considerato come un problema tecnico, può essere fatto risalire a qualche errore precedente. Per questo è anche importante ricordare che qualsiasi componente tecnologico è affidabile per un tempo limitato. Da tener presente che gli incidenti che si verificano in una infrastruttura hanno la loro origine primaria nelle decisioni sbagliate prese dai Dirigente di alto livello e dai progettisti. Le decisioni non corrette fanno parte dei processi di progettazione e gestione. Certamente che il nostro interesse è quello, per quanto possibile, di prevenirle, ma attualmente è quello di assicurare, attraverso l’applicazione di tecnologie innovative e procedure, che le loro conseguenze siano rilevate ed annullate in tempo reale.

L’incompetenza propria di un gruppo di Dirigenti può amplificare gli effetti negativi della decisione d’alto livello. Questa inefficienza alla base degli errori umani può essere il risultato di alcuni singoli fattori o della loro combinazione: carico di lavoro, deficienze nelle conoscenze specifiche, procedure carenti, ecc. Un modo per affrontare il problema è di eliminare per quanto possibile queste precondizioni. Bisogna anche accettare che indipendentemente delle misure prese, alcune di queste azioni che vìolano la sicurezza si verificheranno ancora. Da qui la necessità di fornire protezioni in grado di intervenire tra l’azione e le conseguenze incidentali. Da tener presente che ogni persona inserisce sul posto di lavoro le sue singolarità: bassa soglia di livello di stress; incapacità a percepire alcuni rischi; la conoscenza parziale degl’impianti; basso livello di motivazione.  Senza dimenticare eventi negativi personali come quelli legati a problemi familiari o difficoltà economiche.

Certamente che la quantità di dati raccolti nel tempo su eventi incidentali, non aumenteranno il livello di sicurezza di un impianto se le informazioni fornite non produrranno delle azioni conseguenti efficace ed al momento opportuno. Le risposte della alta dirigenza possono essere di tre tipi: 1- Negazioni: il dipendente viene allontanato dalla società, cancellando le sue osservazioni o trattenuto ma contestando o negando le sue osservazioni. 2- Rimedi: le osservazioni vengono rese pubbliche, ma viene negato il suo significato o il problema viene circoscritto a livello locale. 3-  Riforme: si riconosce il carattere globale del problema, si intraprende un’attività complessiva, portando ad una riconsiderazione e ad una riforma del sistema.

9 – FATTORI BIOLOGICI

Le capacità cognitive sono in parte ereditarie. Alcuni geni influenzano la memoria, la velocità di elaborazione e la capacità di apprendimento. La dimensione, la connettività e l’efficienza delle aree del cervello, come la corteccia prefrontale e l’ippocampo, giocano un ruolo fondamentale. Inoltre sostanze chimiche come dopamina, serotonina e acetilcolina regolano la comunicazione tra neuroni, influenzando concentrazione, motivazione e memoria. Anche le malattie croniche, affaticamento, dieta e qualità del sonno influenzano il funzionamento mentale.

10 – NEURONI

 Il neurone è un tipo specifico di cellula presente nel sistema nervoso, specializzato nella trasmissione di segnali elettrici e chimici. La sua funzione principale è trasmettere informazioni nel sistema nervoso, permettendo la comunicazione tra il cervello, il midollo spinale e altre parti del corpo. Composto da: un corpo cellulare che contiene il nucleo egli organelli; delle ramificazioni, denominate dendriti, che ricevono segnali da altri neuroni; dell’assone, una lunga estensione che trasmette segnali elettrici ad altri neuroni; terminali sinaptici, punti di connessione dove avviene la trasmissione del segnale elettrico.

Ci sono diversi tipi di neuroni: a) Neuroni sensoriali: ricevono informazioni dall’esterno (es. luce, suoni). b) Neuroni motori: controllano i muscoli. c) Interneuroni: connettono altri neuroni. La trasmissione dei segnali elettrici tra i neuroni avviene attraverso un processo chiamato trasmissione sinaptica, che coinvolge due fasi principali: la trasmissione elettrica lungo il neurone e la trasmissione chimica tra un neurone e l’altro. Ecco come funziona: A riposo, il neurone ha una carica negativa all’interno rispetto all’esterno, grazie alla distribuzione degli ioni (soprattutto sodio [Na⁺] e potassio [K⁺]). Questo stato è mantenuto dalla pompa sodio-potassio. Un segnale (chimico o meccanico) provoca l’apertura dei canali ionici sui dendriti, causando una variazione del potenziale elettrico. Se lo stimolo supera una soglia, si genera un impulso elettrico (potenziale d’azione).

Questo impulso è dovuto al rapido ingresso di Na⁺ nella cellula attraverso canali voltaggio-dipendenti. L’impulso si propaga lungo l’assone grazie a un processo chiamato conduzione saltatoria (negli assoni mielinizzati) o per conduzione continua (negli assoni non mielinizzati). Dopo il passaggio dell’impulso, il neurone torna al suo stato di riposo grazie all’uscita di K⁺. Tecnicamente la creazione di ioni implica la separazione di cariche, ma nei neuroni non ci sono elettroni liberi che si muovono nello stesso modo in cui accade nei conduttori metallici.  Nei neuroni, gli ioni principali coinvolti (come Na⁺, K⁺, Ca²⁺ e Cl⁻) sono atomi o molecole che hanno perso o acquisito elettroni, diventando rispettivamente positivi o negativi. Quando un canale ionico si apre, gli ioni si spostano attraverso la membrana plasmatica seguendo i loro gradienti di concentrazione o il potenziale elettrico, generando una corrente ionica. Nei sistemi biologici, l’ambiente è prevalentemente acquoso, e in soluzione gli elettroni liberi non esistono in modo stabile perché vengono immediatamente catturati da molecole o atomi circostanti. La corrente nei neuroni è prodotta dal movimento degli ioni, non degli elettroni. Questo è diverso dai circuiti elettrici, dove gli elettroni fluiscono liberamente attraverso i conduttori metallici. Quando un atomo o una molecola si trasforma in uno ione (ad esempio, Na diventa Na⁺), l’elettrone rimosso non rimane “libero” ma viene trasferito a un’altra specie chimica o si lega ad altre strutture molecolari. La corrente generata nei neuroni è quindi una corrente di ioni, non una corrente di elettroni. È il movimento di questi ioni (Na⁺, K⁺, Ca²⁺) attraverso i canali della membrana che crea le variazioni di potenziale e permette la propagazione del segnale elettrico.

11- L’INTELLIGENZA

La velocità del movimento degli ioni e l’efficienza con cui vengono trasmessi i segnali nel sistema nervoso possono essere indirettamente correlate alle caratteristiche cognitive. Tuttavia, il rapporto è complesso e coinvolge molti altri fattori. Ecco come queste dinamiche possono essere collegate: la velocità con cui i segnali elettrici si propagano lungo i neuroni dipende da: • Mielinizzazione: La guaina mielinica, che avvolge gli assoni, consente una conduzione saltatoria dei potenziali d’azione, aumentando significativamente la velocità di trasmissione. Una mielinizzazione più efficiente è associata a tempi di reazione più rapidi e migliori prestazioni cognitive. • Efficacia dei canali ionici: La velocità con cui i canali ionici si aprono e si chiudono, e la rapidità del ripristino del potenziale di riposo, influenzano quanto rapidamente un neurone può generare impulsi successivi. Alterazioni nella funzione di questi canali possono influire sull’elaborazione delle informazioni. Una velocità di trasmissione nervosa più alta è correlata a una maggiore capacità di elaborazione mentale e tempi di reazione più brevi, due componenti che contribuiscono alle prestazioni cognitive.

  • Plasticità sinaptica: La capacità dei neuroni di adattarsi, formare nuove connessioni e rafforzare o indebolire le sinapsi è cruciale per l’apprendimento e la memoria. La velocità con cui gli ioni si muovono attraverso le membrane può influenzare la modulazione sinaptica e quindi il processo di apprendimento. Un sistema ionico altamente efficiente può favorire una comunicazione sinaptica più rapida e precisa, migliorando la capacità di risolvere problemi e apprendere nuove informazioni. Il numero di connessioni sinaptiche, la densità dei neuroni e l’efficienza generale delle reti neurali influenzano fortemente l’intelligenza.

12 – EFFETTI DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI

Lo spettro elettromagnetico può essere suddiviso in due tipologie principali: le radiazioni ionizzanti (per esempio i raggi X) e quelle non ionizzanti, come le onde radio e le microonde. La linea di demarcazione tra i due tipi di radiazione si colloca all’interno delle frequenze dell’ultravioletto, sicché le radiazioni infrarosse e parte dell’ultravioletto rientrano nelle radiazioni non ionizzanti, mentre la componente superiore della radiazione ultravioletta fa già parte di quelle ionizzanti.  Le radiazioni si differenziano fra loro per la diversa capacità che hanno di interagire con gli atomi e le molecole che compongono la materia.

13 – LE RADIAZIONI IONIZZANTI

Per radiazioni ionizzanti si intendono le radiazioni elettromagnetiche di frequenza sufficientemente alta da essere in grado di ionizzare gli atomi della sostanza esposta, cioè staccare dalla loro struttura i singoli elettroni e poter quindi rompere dei legami chimici di molecole del nostro corpo o creare in esso sostanze particolarmente reattive, che a loro volta possono causare danni rilevanti al sistema biologico. Anche piccole dosi di raggi ultravioletti o radiazioni ionizzanti (radioattività) possono determinare patologie anche molto gravi come i tumori della pelle o la leucemia.

14 – LE RADIAZIONI NON IONIZZANTI

Le radiazioni non ionizzanti, invece, anche in presenza d’intensità di campo assai elevate non sono in grado di ionizzare le molecole di cui è costituito il nostro corpo. Il principale effetto che riescono a produrre sulle molecole è quello di farle oscillare producendo attrito e di conseguenza calore (come accade ad esempio in un forno a microonde). Poiché il principale “scambiatore” di calore presente nel corpo umano è costituito dal sangue, si può pensare che gli organismi meno vascolarizzati costituiscano organi critici per quanto riguarda l’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche, in quanto, se riscaldati dall’esterno non hanno più modo di ridistribuire il calore ricevuto tramite un’idonea circolazione sanguigna. Anche nell’ambito delle radiazioni non ionizzanti l’effetto biologico dipende molto dalla loro frequenza, sicché anche per questo tipo di onde si è soliti adottare un’ulteriore differenziazione. Per frequenze estremamente basse (<100kHz) l’effetto biologico principale è di produrre all’interno del nostro organismo, per effetto dell’induzione, delle correnti elettriche che si possono sovrapporre a quelle naturali, dando vita, soprattutto in presenza di elevate intensità di campo, a sovreccitazioni nervose e muscolari.  Per quanto riguarda gli effetti delle radiazioni non ionizzanti ad alta frequenza (<300GHz) sulla salute umana, si distingue tra effetti termici e atermici.

 Gli effetti termici sono connessi all’assorbimento di energia e al conseguente aumento della temperatura nel tessuto irradiato. Effetti causati da esposizioni brevi ma intense. L’esposizione può causare effetti di vario genere (per esempio disturbi metabolici, nervosi e comportamentali) a partire da un aumento della temperatura in tutto il corpo di circa 1°C, che corrisponderebbe ad un valore mediato su tutto il corpo di circa 2 W/kg.  Occorre però ricordare che l’attività fisica, la presenza di temperature esterne elevate, l’alta umidità dell’aria e lo scarso ricambio d’aria possono aumentare ulteriormente gli effetti termici dovuti alle alte frequenze. Inoltre, la soglia di tolleranza termica solitamente riscontrabile nelle persone sane può essere notevolmente ridotta negli anziani, nei malati o in chi assume alcuni tipi di farmaci. Una particolare attenzione va rivolta ai bambini. In presenza di tassi d’assorbimento elevati sono particolarmente a rischio gli organi poco vascolarizzati, quelli cioè con una scarsa circolazione sanguigna e quindi un decongestionamento termico più lento. Essi si riscaldano più velocemente e sono quindi più esposti al rischio rispetto ad altre zone del corpo. La ricerca scientifica non ha ancora fatto piena luce sulle conseguenze reali che tali effetti atermici possono avere per la salute umana. Tutti questi effetti possono tradursi in alterazioni più o meno manifeste della funzione cellulare, con conseguenze sulla salute umana ancora tutte da approfondire e verificare. I principali effetti indiretti nella gamma di frequenze in questione consistono in shock e ustioni derivanti dal contatto tra una persona ed un oggetto metallico, non connesso a terra, che ha acquistato una certa carica a causa del campo elettromagnetico, oppure tra una persona carica elettricamente dal campo e un oggetto metallico connesso a terra.

15 – TEMPERATURA E FUMO

Temperature elevate e inquinamento dell’aria possono influire sul comportamento umano in situazioni di emergenza come nel caso di un incendio all’interno di una galleria. Questi fattori agiscono sia a livello fisiologico che psicologico, influenzando la capacità di reagire prontamente e razionalmente. Effetti delle temperature elevate. Le alte temperature possono compromettere le funzioni cognitive e motorie delle persone, riducendo la capacità di affrontare una situazione critica. L’ipertermia e conseguente deidratazione possono portare a confusione, disorientamento, perdita di coscienza e rallentamento delle risposte. Attraverso l’aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, il corpo cerca di dissipare il calore, riducendo la capacità di sostenere attività fisiche prolungate, come correre all’interno di un ambiente confinato.  Gli effetti fisiologici delle temperature elevate, in relazione agli spostamenti ionici nei neuroni, riguardano principalmente il modo in cui questo fattore altera l’equilibrio elettrochimico e la capacità dei neuroni di generare e trasmettere segnali. La trasmissione del segnale nervoso dipende dall’equilibrio degli ioni (Na⁺, K⁺, Ca²⁺ e Cl⁻) all’interno e all’esterno dei neuroni.  Le alte temperature possono influire in diversi modi: a) Alterazione della velocità di apertura e chiusura dei canali ionici. b) Sbilanciamento del gradiente ionico. c) Perdita di integrità della membrana neuronale.

Effetti dell’inquinamento dell’aria. In un incendio, l’aria può essere contaminata da fumo, monossido di carbonio (CO), particolato e altre sostanze tossiche. Questi fattori hanno un impatto diretto sul comportamento. La presenza di monossido di carbonio e la riduzione dell’ossigeno disponibile compromettono la funzione cerebrale, causando confusione e riducendo la capacità di individuare la via di fuga. Tosse, difficoltà respiratorie e sensazione di soffocamento possono ridurre la resistenza fisica. L’inquinamento dell’aria (in particolare il monossido di carbonio – CO, il particolato fine e altre tossine) agisce sul sistema nervoso centrale e sui neuroni influenzando la trasmissione ionica. a) Effetto del monossido di carbonio (CO): il CO si lega con alta affinità all’emoglobina, riducendo il trasporto di ossigeno nel sangue. Questa carenza di ossigeno a livello neuronale che influenza il metabolismo energetico. La pompa Na⁺/K⁺ rallenta o si blocca e di conseguenza il sodio si accumula all’interno del neurone ed il potassio non riesce a essere pompato fuori, portando ad una depolarizzazione continua e all’incapacità di trasmettere segnali. b) Stress ossidativo: le particelle inquinanti e i radicali liberi prodotti dal fumo generano specie reattive dell’ossigeno, che danneggiano le membrane cellulari e i canali ionici. I canali del calcio (Ca²⁺) sono particolarmente sensibili. Un loro malfunzionamento può portare ad un sovraccarico di calcio intracellulare, che è tossico per il neurone.

16 – IMPATTO COMBINATO

Quando temperature elevate e inquinamento agiscono insieme, gli effetti sugli spostamenti ionici diventano amplificati. Gli squilibri ionici prolungati impediscono al neurone di generare potenziali d’azione efficaci, riducendo la capacità di trasmettere informazioni in caso di emergenza. La carenza di ossigeno e l’aumento del metabolismo anaerobico portano all’accumulo di acido lattico, che altera ulteriormente i gradienti ionici. La ipertermia e la carenza di ossigeno insieme possono accelerare la perdita di coscienza. L’ansia e il panico legati al calore possono essere esacerbati dalla difficoltà respiratoria causata dal fumo. La capacità di fuga e resistenza fisica si riducono drasticamente.

17 – INFLUENZA SUL COMPORTANENTO UMANO

Questi effetti sugli spostamenti ionici si riflettono direttamente sul comportamento umano in uno scenario di emergenza come un incendio in galleria. La compromissione della trasmissione sinaptica rende più difficile elaborare rapidamente le informazioni, causando confusione e difficoltà nel prendere decisioni razionali potendo innescare comportamenti impulsivi o inappropriati. Temperature elevate, inquinamento dell’aria e i loro effetti sugli spostamenti ionici nei neuroni possono influenzare funzioni cognitive come l’intelligenza, ma con delle precisazioni. Gli impatti non riguardano direttamente il livello “innato” di intelligenza, ma piuttosto le capacità cognitive momentanee e, in casi di esposizione prolungata, possono avere conseguenze durature.

18 – CONCLUSIONE – FATALITA’ ZERO

 Questo breve documento, nasce con l’obiettivo di inquadrare con metodo scientifico il comportamento umano davanti ad uno scenario incidentale all’interno di una galleria stradale.  Come vediamo, sia i campi magnetici, le alte temperature e l’inquinamento dell’aria sono fattori che possono influire sulla funzione cognitiva, compromettendo la reazione umana in uno scenario di emergenza. Nonostante ciò è nostro compito trovare misure, con approccio scientifico, orientate alla riduzione dell’errore umano. Attualmente i calcoli ingegneristici nel nostro settore fanno riferimento a dati statistici, letteratura straniera o a considerazioni soggettive.

Come abbiamo visto il fenomeno è molto complesso con implicazioni sia a livello fisiologico che psicologico. Al livello della conoscenza attuale, le due discipline potrebbero essere complementare creando una visione completa del comportamento e delle funzioni mentali umani. Il fatto è che la capacità cognitiva è un fenomeno multifattoriale e non dipende solo dalla velocità di trasmissione nervosa, ma anche dalla complessità e dall’efficienza delle reti neurali nel loro insieme, ancora oggi in fase di ricerca scientifica. Perciò ci auguriamo di poter inserire nel gruppo di Lavoro, per questa tematica particolare, oltre ad ingegneri elettrici anche psicologi e neuroscienziati. Il nostro obiettivo come ingegneri è raggiungere la fatalità zero, perciò nel frattempo, particolare attenzione dobbiamo dedicare alla creazione di competenza specifica con formazione teorico-pratica degli addetti ai lavori (ingegneri, progettisti, tecnici, operai) ed alla divulgazione diffusa alla popolazione, attraverso i sistemi di comunicazione di massa ed alla implementazione obbligatoria come materia a partire della scuola elementare. – 14 febbraio 2025 – Ing. Mario Bruno Lanciano

 19 – SALUTISSIMI

 Caro Tito, purtroppo non sono rare le occasioni di piccoli e grandi incendi che hanno provocato e provocano morti orribili. Ricordo che, nelle nostre zone, qualche contadino sia morto asfissiato o addirittura carbonizzato per aver dato semplicemente fuoco alle stoppie o a qualche piccolo cumulo di residui legnosi o di altra natura. Col fuoco non si scherza, si dice!… Il fuoco ci può cogliere ovunque. Sicuramente ricorderai l’incendio del traghetto Moby Prince del 10 aprile 1991 quando, per una collisione con altra nave al largo del porto di Livorno, è scoppiato un incendio a bordo che ha causato la morte di ben 140 persone sulle 141 imbarcate. Fortunatamente o fortunosamente, si è salvato soltanto un mozzo di 23 anni, Alessio Bertrand. Accade spesso che sui traghetti scoppino incendi, specialmente se trasportano autotreni o automobili o altro materiale (spesso proibito o di contrabando). Ad esempio, nella notte tra il 27 e il 28 dicembre 2014, il Norman Atlantic prese fuoco sul Canale d’Otranto proveniente dalla Grecia. Dei 499 passeggeri, morirono o furono considerati dispersi 31 e 64 rimasero feriti. Per non parlare del bollettino annuale degli incendi domestici o industriali. Un altro disastro che poteva essere evitato è quello dell’incidente ferroviario di Viareggio (in provincia di Lucca, in Toscana) delle ore 23.49 del 29 giugno 2009 per il quale sono morte 34 persone, sono rimaste ferite 18 e 136 sono stati gli sfollati per avere avuto la casa distrutta o danneggiata. Molto probabilmente una più accurata manutenzione avrebbe impedito il deragliamento di un carro-cisterna contenente GPL che è esploso provocando l’ennesima ricorrente (ma evitabile) strage italiana. Purtroppo, ricorrentemente l’Italia si conferma sempre il “Paese delle stragi” (evitabili), per non dire delle calamità naturali e sociali. Si può ricorrere ai ripari?…

Purtroppo, pur in presenza di ricorrenti tragedie dovute specialmente nei luoghi di lavoro e gli incendi di varia origine e natura (e pensiamo ad altre calamità naturali come alluvioni e terremoti) abbiamo scarse o nulle informazioni su come comportarci. E agire per istinto di sopravvivenza non sempre è utile. Bisognerebbe agire con cognizione di causa. Inoltre, personalmente posso dire che non ho mai avuto avvisi di comportamento in sicurezza (e tanto meno esercitazioni) né durante la frequenza delle scuole (elementari, medie, superiori, universitarie) né nei posti di lavoro, né per la circolazione stradale. Soltanto in aereo, all’inizio di ogni viaggio, il personale di bordo recita il rituale breve avviso di comportamento in caso di emergenza. Nei traghetti a lunga percorrenza (come ad esempio il Napoli – Palermo, da me utilizzato più volte) non si fa cenno, né viene distribuito un pur semplice volantino (anche per indicare i luoghi di raduno eventuale d’emergenza) … Insomma viviamo da sprovveduti!

Un plauso, quindi, va a quelle istituzioni, a quelle aziende, a quei personaggi (come mio cugino Mario Bruno Lanciano) che s’impegnano a migliorare la sicurezza delle persone sulle strade (specialmente nelle gallerie) e in altre situazioni d’emergenza e di salva-vita. La sicurezza è un problema sempre più serio nella nostra movimentata e spesso caotica vita. Ed è pure legata al sistema sanitario nazionale, da qualche anno in forte declino … tanto è che tante persone muoiono anzitempo proprio perché non vivono in sicurezza sanitaria. Chi paga per tutte queste morti, per tutte queste silenziose stragi?… Con questo inquietante interrogativo voglio concludere questa “Lettera n. 598” sperando che possa portare ad un’adeguata e pacifica indignazione per i rischi che ognuno di noi corre ed anche perché non siamo più garantiti sanitariamente come qualche decennio fa. Speriamo che me la cavo! … è il caso di dire. Con l’augurio che ce la possiamo cavare dignitosamente tutti, saluto e ringrazio te e i nostri lettori (pure per aver affrontato un testo più impegnativo del solito). Cordialità e … alla prossima!

Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)

ITER-City, martedì 11 marzo 2025 ore 12.44 – Da 57 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore). Alcune foto mi sono state fornite dall’ing. Mario Bruno Lanciano, altre sono state prese dal web libero e sicuro.



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