la tv che sfidò il monopolio della Rai e anticipò Canale 5

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Il primo tentativo di costruire un canale televisivo nazionale in Italia fu nel 1980: si chiamava Prima Rete Indipendente. Negli anni Settanta esisteva solo una possibilità di eludere una normativa proibizionista in ambito radio/televisivo, ed era riservata a pochi imprenditori, disposti a importanti investimenti economici. Si trattava di installare ripetitori per distribuire in Italia il segnale di canali televisivi stranieri regolarmente autorizzati entro i propri confini (va detto che l’apertura verso il pluralismo – offerta dalla legge approvata nel 1975 – era molto stretta, perché precisava che le trasmissioni non dovevano essere rivolte in maniera diretta al pubblico italiano). L’avvertimento era preciso e si rivolgeva in maniera particolare all’editore Rizzoli, che si stava organizzando per trasmettere un canale televisivo dall’isola di Malta, visibile su tutto il territorio nazionale, attraverso stazioni locali distribuite nelle varie Regioni, rispolverando un antico progetto risalente ai primi anni ’60.

Qui Tele-Malta

La Repubblica il 20 agosto del 1976 scriveva: “Il dardo lanciato da Angelo Rizzoli al cuore del monopolio televisivo statale ha fatto centro. Tele-Malta ha cominciato a trasmettere i suoi programmi, limitati, per ora, solo a qualche scarno notiziario in italiano sul secondo canale maltese (…) Ancora per qualche settimana Tele-Malta si potrà vedere solamente in Sicilia e, con molta difficoltà, in qualche zona dell’Italia meridionale. Ma già da tempo i tecnici stanno studiando un progetto di ripetitori che permetterà di ricevere Tele-Malta in tutte le case d’Italia”. Sempre Repubblica, qualche settimana dopo (10 settembre 1976), aggiungeva: “Tutto è pronto, annunciano i giornali, per l’inizio ufficiale delle trasmissioni di Tivumalta, destinata a coprire, come annuncia lo stesso leader maltese Dom Mintoff, tutta l’Italia dalla Sicilia a Trieste”.

L’idea di costruire un’emittente nazionale

Il progetto, nonostante i forti investimenti pianificati e in parte effettuati (a Torino già era stata installata una Tele-Malta, mentre a Roma e Milano erano in fase avanzata di progettazione stazioni locali da dedicare all’iniziativa), non si sarebbe mai concretizzato. Angelo Rizzoli maturò il convincimento di un’eccessiva complessità tecnica e della notevole fragilità giuridico-politica, destinata a innescare questioni di diritto internazionale di difficile gestione. Il progetto fu abbandonato, per convertirlo di lì a qualche anno all’idea della costruzione di una vera emittente nazionale: Prima Rete Indipendente (PIN). L’obiettivo iniziale era partire con il primo telegiornale realizzato da un gruppo editoriale tra i più importanti in Italia, affidandone la direzione a un giornalista molto popolare, Maurizio Costanzo, già impegnato, dall’anno precedente, nella direzione del quotidiano L’Occhio, edito dallo stesso Rizzoli. La sfida dichiarata era alla Rai, grazie a un palinsesto ricco di film e telefilm, dove avrebbero trovato spazio programmi autoprodotti e il telegiornale.

I primi a opporsi a questo progetto furono i comunisti. Luca Pavolini, responsabile della sezione Rai-Tv e Informazione del Pci, affermava che “questa è una vera e propria invasione del servizio pubblico e non può essere giustificata solo dal fatto che manca una legge in materia”. “I comunisti si agitano perché hanno una rete di 21 emittenti locali da collegare tra loro – ribatteva Claudio Martelli – e questa iniziativa di Rizzoli gli rompe le scatole”. (Panorama 29/9/1980). Già diversi anni prima, Eugenio Scalfari aveva modo di scrivere: “Non dobbiamo decidere se il monopolio pubblico sia, in linea teorica, preferibile all’oligopolio privato. Dobbiamo invece stabilire se il monopolio di Ettore Bernabei (…) e d’una mediocre e corrotta frangia di sedicenti intellettuali progressisti abbia reso e possa rendere al paese dei servizi informativi migliori di quanto non facciano quotidianamente i Crespi col Corriere della Sera, Agnelli con la Stampa, i Perrone col Messaggero e il Partito comunista con l’Unità. La prospettiva è dunque di tenersi Bernabei (…) a consumo. È un’ipotesi accettabile? È una battaglia che merita l’appoggio delle forze democratiche e liberali di questo paese? (…) D’altra parte, secondo punto essenziale da ricordare, i progressi tecnici dei satelliti e delle videocassette stanno sempre più avvicinando il momento in cui il monopolio cadrà per ragioni tecniche. Stiamo dunque discutendo di qualcosa che tra due o cinque anni non esisterà per mancanza di oggetto”. Naturalmente, l’invito di Scalfari era rivolto in maniera particolare al Partito comunista, ma l’idea di favorire la libertà di antenna fu rifiutata. Il Pci definì la proposta una mistificazione operata dalle forze capitalistiche al fine di distogliere le attenzioni rivolte alla riforma della Rai.

PIN rappresentò, in ogni caso, un passo in avanti: un consorzio di emittenti locali trasmetteva autonomamente lo stesso programma, che arrivava su cassette preregistrate, messo in onda a orari leggermente diversi, per rimanere nell’ambito della normativa di quegli anni, che vietava trasmissioni nazionali e permetteva emissioni esclusivamente in ambito locale. Fu esattamente questo il sistema che pochi anni dopo sarebbe stato adottato da Silvio Berlusconi per la costruzione di Canale 5, Rete 4 e Italia Uno, fino alla fine del 1984, quando il governo Craxi autorizzò la diffusione del segnale televisivo in ambito nazionale. PIN resta la prima emittente privata che mise in onda un notiziario televisivo in diretta nazionale: Contatto – Maurizio Costanzo era già noto al pubblico televisivo per i suoi talk show sulla Rai (Bontà loro negli anni 1976-78 e Acquario negli anni 1978-79). Le notizie erano lette da Marco Raviart (ex voce dei telegiornali della Rai), mentre Costanzo conduceva interviste e commenti. Contatto esordì il 13 dicembre 1980, il giorno stesso di inizio delle trasmissioni della rete. Prudentemente, le trasmissioni andarono in onda in diretta solamente nel Lazio alle 19:30, mentre nelle altre Regioni venne trasmesso nel corso della serata. Al telegiornale lavoravano sette giornalisti e una trentina di tecnici. Contatto durava 45 minuti, compreso un minuto di pubblicità.

Il canale pioneristico

PIN fu un canale pioneristico non soltanto nell’informazione, ma anche nello sport. L’emittente fu la prima in Italia a trasmettere le partite del basket statunitense. Il 31 gennaio 1981 andò in onda, alle ore 18, Boston Celtics – Los Angeles Lakers, incontro della stagione regolare del campionato professionistico Usa (Nba). Intanto la Rai aveva denunciato Angelo Rizzoli per il telegiornale Contatto. Il giudice ordinario chiamò in causa la Corte costituzionale. Il 14 luglio 1981 la Consulta si pronunciò ribadendo il limite per le televisioni private a trasmettere solo in ambito locale. Per PIN fu una sconfitta perché non poté più continuare a trasmettere in interconnessione. La vittima principale fu il telegiornale, che dovette essere immediatamente sospeso. Tra i collaboratori di Prima Rete Indipendente c’erano alcuni dei nomi più noti al pubblico italiano: Ruggero Orlando, Luciano Salce, Ivo Terzoli, Enrico Vaime, Oreste Lionello ed Enza Sampò.

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