Inchieste della magistratura, gare d’appalto da rifare, nuova darsena, colate di cemento: riflettori sul futuro del porto di Catania

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Due fascicoli aperti in procura, uno a Catania e l’altro a Siracusa; una gara d’appalto tutta da rifare; un Piano regolatore portuale con troppe colate di cemento; un procedimento amministrativo con, quantomeno, qualche lentezza che fa storcere il naso; un comitato spontaneo di cittadini che raccoglie firme per “salvare” la scogliera d’Armisi. Era tanto tempo che i fari della città non erano puntati così tanto sul porto.

Se n’è parlato ieri mattina, a Palazzo degli Elefanti, durante una conferenza stampa convocata a partire dal caso del project financing per la nuova stazione marittima e i servizi portuali. La gara d’appalto il cui valore, come messo nero su bianco dall’Anac, è di 466 milioni di euro (per 25 anni) e che adesso è sul punto di essere revocata. «Non si capisce per quale motivo non si possa procedere con una gara pubblica, senza un progetto di finanza», afferma Lucia Di Mauro, titolare della società EcoTourist, l’azienda la cui segnalazione all’Anticorruzione, alla procura catanese e alla guardia di finanza di Augusta ha fatto scoppiare il caso.

«Ci siamo attivati subito, insieme alla società, affinché si garantisse una esatta applicazione della normativa e affinché si sanasse l’assenza totale di dibattito pubblico e di coinvolgimento delle istituzioni cittadine», afferma Vito Pirrone, presidente dell’Osservatorio sulla pubblica amministrazione. «Tra chi rischia di pagare lo scotto di questi meccanismi non trasparenti ci sono i lavoratori, che non avevano garanzia di trasmigrare nel nuovo appalto», aggiunge Pirrone.

Per l’avvocata amministrativista Marianna Capizzi, nella gara d’appalto per il progetto di finanza c’erano «clamorose, evidenti e marchiane mancanze che, di fatto, azzeravano ogni possibilità di partecipazione».

L’unica busta arrivata è quella del raggruppamento d’imprese “PPP Sicilia orientale”, composto da Osp Palermo srl, EcolSicilia srl, Green service soc. coop. sociale, La portuale II soc. coop. arl e Patania srl. Le società che avevano presentato la proposta del project poi messa a bando.

Dopo un’ispezione e una lunga analisi dei documenti, l’Anac alla fine del 2024 ha redatto un parere in cui suggeriva, tra le altre cose, che l’Autorità portuale di sistema del mare di Sicilia orientale annullasse in autotutela le procedure di gara, giacché non si era ancora provveduto con l’aggiudicazione. «A febbraio – racconta l’avvocata Capizzi – abbiamo chiesto all’Autorità portuale l’annullamento della gara, ci è stato risposto che “le argomentazioni non sono idonee e apprezzabili”».

«Non tutte le violazioni amministrative sono ipotesi di reato – ricorda la penalista di EcoTourist Vanessa De Santis – Ma in questo caso, secondo me, ci sono evidenze chiarissime. Tant’è che abbiamo due fascicoli su questa vicenda e c’è un colloquio continuo con il pubblico ministero che se ne occupa».

In questo caso, «la politica è arrivata prima degli investigatori», rivendica con orgoglio Serena Spoto, consigliera comunale Mpa che con un’interrogazione (rimasta senza risposta) e una mozione aveva chiesto all’amministrazione di vigilare sull’appalto e sulle procedure di aggiudicazione. Tocca a Maurizio Caserta (Pd) e a Graziano Bonaccorsi (M5s) ricordare che il Piano regolatore portuale è un progetto di sviluppo per i prossimi 30 anni.

Due nuove darsene, una nord alla scogliera d’Armisi e una a sud che costeggia la foce del fiume Acquicella «rinaturalizzata», un tunnel sotterraneo che colleghi l’ingresso per i mezzi pesanti con la tangenziale passando sotto alla rotonda del faro, e l’apertura della zona portuale di fronte alla Civita, per dividere le funzioni turistiche da quelle commerciali. «Le battaglie le dobbiamo fare insieme – affermano Caserta e Bonaccorsi – Gli occhi vanno tenuti aperti».

In particolare sul progetto di ampliamento sulla scogliera d’Armisi (o Larmisi), al di sotto della Stazione centrale. «Abbiamo costituito un comitato e abbiamo lanciato una petizione per proteggerla», annuncia l’avvocata Adriana Laudani, dal pubblico. La raccolta firme online (si trova cercando su Google “Salviamo la scogliera d’Armisi a Catania) ha già raccolto 2.226 sostenitori.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA





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