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Dalla 16^ edizione del Festival del Lavoro alla stagione di stabilità occupazionale che vive il nostro Paese, dalla questione salariale al problema del mismatch e alle difficoltà delle imprese nel reperire profili occupazionali in linea con le esigenze del mercato. Ma anche formazione e innovazione tecnologica, con uno sguardo alle sfide future del mercato del lavoro. Il dibattito si arricchisce di temi cruciali per il futuro del settore. Di tutto questo ne abbiamo parlato con Rosario De Luca, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, che guida una categoria di 26 mila professionisti al servizio di circa 1,8 milioni di imprese.
Partiamo subito da una novità. Il Festival del Lavoro quest’anno si terrà a Genova dal 29 al 31 maggio presso i Magazzini del Cotone. Titolo scelto per l’evento: “Etica e sostenibilità del lavoro. Competenze, dignità, inclusione nell’era dell’intelligenza artificiale”. Cosa dobbiamo aspettarci da questa 16^ edizione?
Sarà un Festival ricco di contenuti anche quest’anno. Il dibattito di questa edizione si concentrerà sulla necessità di bilanciare il potenziale prodotto dall’innovazione tecnologica con la tutela dei diritti umani, della trasparenza e dell’equità. Analizzeremo le migliori strategie da adottare per governare il processo di transizione digitale. Per ribadire che è l’uomo a dover gestire al meglio quelle tecnologie che possono efficientare le attività lavorative e, in diversi casi, prevenire anche i rischi infortunistici. Sarà, inoltre, l’occasione per parlare della necessità di declinare una regolamentazione specifica, che renda sostenibile l’impatto dei sistemi intelligenti sul mondo del lavoro. Tutti argomenti di strettissima attualità, come anche la partecipazione dei lavoratori alle dinamiche economiche, sociali e lavorative del nostro Paese; l’inverno demografico cui stiamo assistendo; la fuga dei giovani all’estero e le strategie per trattenere i talenti. Senza dimenticare i temi legati al mismatch, alla formazione e alle competenze necessarie ai tempi dell’Intelligenza Artificiale.
Secondo le recenti rilevazioni della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Inps, su 985.737 assunzioni a tempo indeterminato effettuate nei primi nove mesi del 2024 solo il 16% è avvenuto attraverso l’uso di agevolazioni. Segnali incoraggianti?
I risultati emersi tengono conto degli ultimi trend del mercato. L’occupazione stabile nel nostro Paese continua a crescere e la maggior parte dei nuovi contratti siglati negli ultimi due anni (90%) è a tempo indeterminato. Un dato significativo, soprattutto se consideriamo che la percentuale di contratti incentivati è scesa dal 24% del 2023 al 16% del 2024. Ciò significa che se l’impresa ha bisogno di un lavoratore lo assume anche senza ricorrere agli incentivi, spesso inaccessibili, per via della burocrazia o dei ritardi nelle autorizzazioni da parte dell’Unione europea. Sicuramente gli incentivi alle assunzioni – Decontribuzione Sud in testa – possono dare un contributo importante per abbattere il costo del lavoro, soprattutto delle PMI. Ma questi dati ci dicono che le aziende stanno assumendo in maniera virtuosa e stabile.
I salari restano, tuttavia, bassi e molte aziende lamentano la difficoltà di reperire personale. Come affrontare il problema del mismatch?
Il tema salariale è molto complesso e sicuramente l’inflazione ha contribuito a intaccare il potere d’acquisto dei lavoratori. Per questo motivo è fondamentale aggiornare i contratti collettivi nazionali, in molti casi fermi da anni, anche con la previsione di introdurre inventivi che valorizzino le retribuzioni di risultato. Per quanto riguarda il mismatch, invece, servono scelte più consapevoli per il proprio futuro professionale, anche alla luce delle sfide dettate dalla digitalizzazione. L’Intelligenza Artificiale richiede flessibilità e aggiornamento continuo per rimanere competitivi in un mercato in continua evoluzione.
Dopo due anni di crescita, tuttavia, si registra una frenata sia sul versante della produzione industriale che sul fronte delle assunzioni. C’è da preoccuparsi?
Il nostro osservatorio, che gestisce 11 milioni di rapporti di lavoro tra autonomi e dipendenti, non rileva una crisi dal punto di vista occupazionale. Sicuramente l’occupazione non può crescere all’infinito né la disoccupazione scendere a zero; tuttavia, oggi possiamo parlare di una fase di stabilità, frutto di diversi fattori, tra cui il cambiamento del sistema di collocamento e delle dinamiche del mercato del lavoro. Abbiamo assistito a un boom dell’occupazione, grazie anche alla regolarizzazione di numerosi rapporti di lavoro precedentemente in nero, perché legati a una politica assistenzialista che con la riforma del Reddito di Cittadinanza è stata superata.
Parliamo adesso di sicurezza sul lavoro che, purtroppo, resta ancora un’emergenza. Come giudica le misure introdotte dal D.L. n. 19/2024, a partire dalla patente a crediti?
Condividiamo appieno la ratio delle recenti norme per contrastare il fenomeno degli infortuni sul lavoro, anche attraverso la ripenalizzazione degli appalti illeciti e della somministrazione fraudolenta. Inoltre, abbiamo sempre sostenuto la necessità di introdurre un sistema che certificasse la regolarità delle aziende prima che emergessero violazioni. La patente a crediti serve, appunto, a questo scopo: qualificando le imprese di qualità e fungere da spartiacque tra aziende virtuose e non. Positivo, inoltre, l’aumento degli ispettori e l’inasprimento delle sanzioni, ma queste misure non sono sufficienti a garantire un futuro lavorativo sostenibile e sicuro per tutti. Serve, infatti, un cambiamento culturale. È necessario investire nella formazione di datori di lavoro e lavoratori, perché solo con una maggiore consapevolezza si possono ridurre gli incidenti sul lavoro. L’investimento in sicurezza è un investimento in serenità sociale per tutti gli attori del mercato: imprenditori, professionisti e lavoratori, dipendenti e autonomi.
I Consulenti del Lavoro come promuovono la sicurezza e il lavoro regolare?
La diffusione dei valori del lavoro etico, sicuro e regolare è una missione in cui crediamo fermamente. Andiamo nelle università e nelle scuole per parlare di questi temi e lo facciamo utilizzando il linguaggio dei giovani, attraverso strumenti innovativi, come “GenL”: videogioco ideato dalla Categoria per sensibilizzare e avvicinare i ragazzi alle tematiche dell’etica, della sicurezza e della legalità. Troppo spesso, i messaggi sui social creano confusione su questi temi. Vogliamo che i futuri lavoratori comprendano l’importanza del rispetto delle regole, per la loro tutela e per quella dell’intero mercato del lavoro.
Nonostante i progressi, il dibattito sulla sicurezza sul lavoro resta acceso. Come superare le divisioni?
Sulle morti sul lavoro non dovrebbero esserci divisioni politiche. Serve un grande patto tra istituzioni, sindacati, datori di lavoro e ispettorati per garantire un impegno comune. Ognuno è chiamato a fare la sua parte: le istituzioni nel controllo, le imprese nel garantire ambienti sicuri, i lavoratori nella formazione e nella consapevolezza. L’obiettivo deve essere uno solo: rendere il lavoro più sicuro, fisicamente e contrattualmente.
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