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È in corso al centro congressi “Auditorium della Tecnica” di Roma il primo Italian geothermal forum, apertosi oggi con gli auspici del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto: «Sviluppare la geotermia in Italia permetterebbe di raggiungere più facilmente gli obiettivi di decarbonizzazione: se anche solo valorizzassimo il 2% del potenziale presente in tutto il territorio italiano nei primi 5 km di profondità, la geotermia potrebbe contribuire al 10% della produzione elettrica prevista al 2050».
Si tratta dei dati già messi in evidenza dal recente studio strategico “per accelerare la decarbonizzazione e creare sviluppo in Italia”, commissionato da Rete geotermica e realizzato da European House Ambrosetti, che però resta una potenzialità ancora ben lungi da concretizzarsi.
Durante il forum è stato evidenziato che l’Italia è l’ottavo Paese al mondo e il primo in Ue per potenza installata, guardando sostanzialmente alle uniche centrali geotermoelettriche attive lungo lo Stivale, ovvero quelle gestite da Enel green power in Toscana: si parla di oltre 900 MW per una produzione di circa 6 TWh all’anno. Complessivamente, dalla geotermia arriva circa il 2,1% della produzione nazionale di elettricità e l’1,35% del consumo di calore da fonti rinnovabili.
«Enel green power – spiega Luca Rossini, responsabile Geotermia di Egp – non poteva mancare a questo importante appuntamento di livello nazionale. I quasi 6 miliardi di kWh prodotti annualmente sul territorio regionale, oltre a soddisfare circa il 33% del fabbisogno elettrico regionale e a rappresentare il 70% delle rinnovabili prodotte in Toscana, costituiscono un distretto di lavoro e occupazione ad alta specializzazione e forniscono calore utile a riscaldare oltre 13mila utenti, 27 ettari di serre e numerose aziende dell’agroalimentare, dello slow food e dell’artigianato di qualità, per una filiera di eccellenza tecnologica e di economia circolare che si pone come modello di sviluppo sostenibile e laboratorio di innovazione continua».
L’ultima centrale geotermoelettrica entrata in esercizio in Toscana (e dunque in Italia) risale ormai al 2014, ma sempre dalla Toscana è arrivata nelle ultime settimane una svolta storica: la Regione ha rinnovato per vent’anni a Egp le concessioni minerarie che sottendono la coltivazione della risorsa, aprendo dunque a investimenti che complessivamente arriveranno a 7,4 miliardi di euro, oltre a creare 2.900 posti di lavoro.
Ora però anche il resto d’Italia è chiamato a correre, mettendo a frutto le risorse geotermiche ad alta, media e bassa entalpia, queste ultime presenti praticamente ovunque nel sottosuolo italiano.
«C’è bisogno di avere una strategia a livello europeo per sviluppare la geotermia – aggiunge nel merito Philippe Dumas, segretario generale del Consiglio europeo per l’energia geotermica (Egec) – Abbiamo in Europa già 150 centrali elettriche, 400 reti teleriscaldamento e 2,5 milioni di pompe di calore geotermiche, ma possiamo fare molto di più. Possiamo triplicare questa capacità nei prossimi anni. Per questo abbiamo bisogno di avere degli obiettivi ma anche un quadro che permetta di raggiungere questi obiettivi: semplificazione della legislazione, avere un miglior quadro finanziario e anche una capacità industriale che permetta di creare posti di lavoro per tutti».
Del resto la stessa Agenzia internazionale per l’energia (Iea) e ancor prima il Consiglio Ue hanno chiesto di investire maggiormente su questa fonte rinnovabile, che in Italia in particolare ha potenzialità incredibili. Dopo una lunghissima attesa, lo scorso anno il Governo Meloni ha approvato il decreto Fer 2 che regola l’accesso agli incentivi per sostenere la produzione di elettricità da fonti rinnovabili “innovative” come la geotermia, e poi le prime regole operative, ma c’è ancora molto da fare per poter dare gambe al settore.
Per dirla con le parole di Bruno Della Vedova, presidente dell’Unione geotermica italiana (Ugi), serve «un Piano nazionale di azione per la geotermia, per tutto il settore: produzione elettrica, usi termici per riscaldamento e raffrescamento, calore per l’agricoltura, l’industria e la balneoterapia, senza dimenticare le materie prime critiche che si possono estrarre dai fluidi geotermici. Tutto questo, in tutto il Paese».
Ci arriveremo? Il ministro Pichetto appare ottimista: «La geotermia può rappresentare la chiave di volta necessaria non solo al raggiungimento dei target europei di decarbonizzazione ma anche allo sviluppo complessivo del Paese e a una riduzione delle bollette per famiglie e imprese».
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