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GUARDA IL SERVIZIO VIDEO. “Il nucleare non è un tabù, ma una leva per il progresso. Investire in questa direzione significa investire nel futuro delle nostre imprese, dei nostri lavoratori, del nostro Paese. Questo periodo ci impone parecchie scelte coraggiose, dobbiamo avere la forza e la determinazione di farle. Il tempo delle esitazioni è finito. Adesso dobbiamo agire”.
Con questo appello Luigino Pozzo, presidente di Confindustria Udine, ha aperto, questo pomeriggio, nella torre di Santa Maria, il convegno dal titolo “Energia nucleare sostenibile: dialogo con l’industria italiana – Opportunità, innovazione e sviluppo”, promosso dagli Industriali friulani e newcleo.
L’evento ha rappresentato un’opportunità di dialogo e confronto tra istituzioni, aziende ed esperti del settore per analizzare il ruolo strategico dell’energia nucleare di IV generazione, con particolare attenzione al suo impatto sul comparto industriale e sulla decarbonizzazione, elementi chiave per il futuro economico della regione e dell’intero Paese. Erano presenti, tra le autorità, il presidente del Consiglio regionale Mauro Bordin, il prefetto di Udine Domenico Lione, il questore di Udine Domenico Farinacci, il presidente della Camera di commercio di Pordenone-Udine Giovanni Da Pozzo, il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti, il presidente della Confindustria regionale Pierluigi Zamò e il presidente di Confartigianato FVG, Graziano Tilatti.
Pozzo ha ricordato come, dall’inizio del suo mandato di presidente di Confindustria Udine, stia lavorando, assieme alla sua squadra, su tre voci di costo fondamentali per le aziende: costo e disponibilità della materia prima, costo e disponibilità della manodopera e costo dell’energia.
Per quanto riguarda il costo e la disponibilità delle materie prime, Pozzo ha evidenziato come, durante il periodo della globalizzazione, l’industria manifatturiera italiana ed europea, per un maggior controllo dei costi, si è sempre più affidata ai Paesi asiatici, in particolare alla Cina. Alcuni dati: l’Italia, nel 2024, ha importato dal resto del mondo un totale di circa 600miliardi di euro. Le nostre importazioni dall’Europa, circa 380 miliardi di euro nel 2024, sono pari al 66% del totale. L’import dall’Asia rappresenta il 20% del totale e la Cina è il secondo partner dell’Italia (con il 9% del totale).
“Se questa era la situazione – ha sottolineato il presidente di Confindustria Udine -, la recente evoluzione del contesto geopolitico, unita all’annuncio di nuovi dazi commerciali, rischia di stravolgere tale equilibrio. Il problema non è dunque solo il possibile impatto dei dazi statunitensi sui prodotti europei, ma anche il rischio di un eccesso di offerta di materie prime e componenti sul mercato europeo. Uno scenario simile potrebbe spingere l’UE ad applicare a sua volta dazi su queste importazioni”.
“L’Europa – ha aggiunto Pozzo – non è pronta ad affrontare un cambiamento così repentino. Le filiere di approvvigionamento attuali non sono né organizzate, né preparate per rispondere a questa situazione. Il rischio principale è quindi una forte perdita di competitività per le imprese europee. Siamo preoccupati e crediamo ci sia la profonda necessità di un piano Europeo per l’industria, che rilanci la filiera del manifatturiero, per minimizzare la dipendenza dai paesi BRICS”.
Relativamente alla manodopera, Pozzo, nel ricordare le stime secondo cui entro il 2030 mancheranno circa 100mila lavoratori nella nostra regione, ha evidenziato come il problema richieda risposte concrete e tempestive. “Per affrontarlo, in Confindustria Udine, abbiamo istituito una Commissione interna al fine di proporre soluzioni efficaci”. A tale riguardo Pozzo ha citato il numero significativo di immigrati già presenti sul territorio regionale che necessitano di formazione, i progetti di formazione con Paesi come Egitto, Ghana e Argentina, la collaborazione con l’Università di Udine per analizzare il rapporto tra il costo del lavoro e il reddito netto percepito dai lavoratori, la riflessione sulla liberalizzazione del mercato del lavoro e sulla detassazione degli straordinari.
Capitolo energia. Pozzo ha parlato di “sfida epocale. La dipendenza dalle fonti energetiche fossili importate, i costi elevati dell’energia e l’instabilità dei mercati globali stanno mettendo sotto pressione le nostre imprese, grandi e piccole. Determinando, tra l’altro, un pesante gap di competitività per noi rispetto agli altri Paesi: il costo dell’elettricità in Italia, comparando le medie di febbraio, è infatti superiore del 17% a quello della Germania, del 23% a quello della Francia, del 39% a quello della Spagna e, addirittura, del 151% rispetto a quello dei Paesi scandinavi. Un divario insostenibile”.
Da qui la necessità, secondo il presidente di Confindustria Udine “di costruire una strategia di medio lungo periodo in grado di realizzare una differenziazione delle fonti, investendo con decisione sulla capacità di produzione di energia e cogliendo ogni opportunità offerta dalla tecnologia. L’Europa ha il dovere morale e storico di fare scelte vitali per il nostro sistema”. Oggi, grazie ai progressi tecnologici – ha proseguito il numero uno di Confindustria Udine -, “il nucleare di nuova generazione – dai reattori modulari di piccole dimensioni alle tecnologie di quarta generazione – offre sicurezza, efficienza e flessibilità, superando le criticità del passato. Attenzione: non si tratta di abbandonare le rinnovabili, ma di integrarle con una fonte affidabile che garantisca continuità e stabilità. Perché bisogna essere onesti: non faremo funzionare la seconda manifattura d’Europa con le sole rinnovabili. Questa è utopia. E l’industria italiana non può permettersi blackout o rincari improvvisi: abbiamo bisogno di certezze per crescere”.
Per Michelangelo Agrusti “se vogliamo davvero creare delle minicentrali nucleari nelle nostre zone industriali, queste risentiranno della stessa difficoltà di meccanismo di consenso popolare. Per questo motivo dobbiamo sottrarre la questione energetica, che è strategica, dalla possibilità referendaria. Ed ancora, dobbiamo sottrarla pure alla valutazione degli enti locali, che risentono di stress di consenso. Le localizzazioni degli investimenti energetici vanno invece considerate alla stregua di aree militari”.
Dopo i saluti istituzionali di Massimiliano Fedriga, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia (sue dichiarazioni via Agenzia Cronaca regionale), ha preso la parola il viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Vannia Gava.
“L’energia nucleare -ha affermato Gava – è una risorsa fondamentale per la decarbonizzazione e per garantire un sistema energetico stabile e sostenibile. Si pone come soluzione intermedia tra le fonti fossili, continue ma inquinanti, e le rinnovabili, pulite ma intermittenti. Il DDL delega di recente approvazione rappresenta una riforma strategica, volta a semplificare i processi autorizzativi, incentivare gli investimenti e promuovere la formazione di nuove competenze. Un aspetto centrale è la sensibilizzazione della popolazione, affinché il nucleare venga riconosciuto per il suo valore ambientale ed economico. L’obiettivo è creare un quadro normativo chiaro per attrarre investimenti, offrire a cittadini e imprese un sistema energetico efficiente e competitivo e rilanciare la ricerca italiana. L’Italia, patria di Enrico Fermi, può e deve tornare protagonista”.
Sono quindi intervenuti Giorgio Graditi, direttore generale di ENEA, che ha parlato del nucleare di IV generazione come scelta strategica per una transizione sostenibile, e Stefano Buono, amministratore delegato di newcleo, che ha acceso i riflettori sul ritorno italiano per un nucleare sostenibile e sicuro.
“Nell’attuale scenario energetico nazionale, caratterizzato in particolare da prezzi dell’energia più elevati che nel resto d’Europa, la neutralità tecnologica e il mix energetico sono due principi chiave da seguire – ha osservato Graditi -. In tale contesto, il nucleare avanzato e sostenibile è un’opzione fondamentale per gli obiettivi di decarbonizzazione e può contribuire a ridurre i costi dell’energia, le emissioni di gas climalteranti e, allo stesso tempo, al rilancio e allo sviluppo competitivo di una filiera industriale nazionale che è già di assoluto rilievo. La necessità di disporre di una fonte energetica continua e affidabile, che possa sostituire le fonti fossili non solo nella produzione di energia elettrica ma anche nelle attività che utilizzano il calore di processo, è ormai chiara a tutti. In ENEA siamo impegnati su questo fronte da diversi decenni anche con collaborazioni internazionali pubbliche e private di alto livello. Confindustria ha avviato con l’ENEA un lavoro di ricognizione sul tema, per fare il punto sul ruolo dell’energia da fissione ad uso del sistema industriale, così da valutare anche il suo impatto sulla domanda di energia del tessuto produttivo nazionale, anche con riferimento ai potenziali costi”.
Per Stefano Buono, “il nucleare sostenibile di IV generazione, combinato alle rinnovabili, rappresenta la risposta per assicurare all’Italia un futuro energetico sicuro, pulito e competitivo. I reattori di newcleo offrono energia stabile a costi competitivi, rispondendo alle esigenze dei settori industriali ad alta intensità energetica e accelerando la decarbonizzazione. Lo dimostra l’accordo che abbiamo firmato oggi tra newcleo e Danieli per esplorare l’uso del nucleare nel settore siderurgico, con l’obiettivo di produrre acciaio verde a prezzi competitivi”.
“Per questo – ha aggiunto Buono – è fondamentale promuovere una corretta informazione e diffondere consapevolezza sul valore strategico di queste tecnologie, superando pregiudizi e stimolando un dibattito costruttivo. Le istituzioni nazionali, regionali e locali, già attivamente impegnate, sono centrali nel sostenere il ritorno del nucleare in Italia e nel promuovere un dialogo costruttivo con imprese ed esperti. La giornata di oggi conferma che il FVG e la sua filiera produttiva rappresentano un naturale alleato verso l’impiego di questa tecnologia. Desideriamo costruire i nostri reattori anche in Italia e siamo fiduciosi che con il prossimo quadro regolatorio sarà possibile valorizzare appieno il potenziale di queste tecnologie e avviarne concretamente la realizzazione”.
A seguire, una tavola rotonda moderata da Luca Piana, vicedirettore Gruppo NEM, ha visto la partecipazione di Luigino Pozzo, Elisabeth Rizzotti, co-fondatrice di newcleo, Giorgio Graditi, Anna Mareschi Danieli, componente del CdA Danieli & C. Spa, e Pierroberto Folgiero, amministratore delegato di Fincantieri.
Mareschi Danieli ha messo, tra l’altro, in evidenza che “l’acciaio è il materiale per eccellenza del progresso e anche della ricostruzione”. Quindi, indipendentemente dai cicli economici, domanda e offerta di acciaio saranno sempre presenti”. Ciò premesso, Mareschi ha POI sottolineato che “al giorno d’oggi bisogna produrre acciaio in competitività e in sostenibilità. Ci sono due strade per farlo: si può produrre acciaio da ciclo elettrico o da ciclo integrale. Per quanto riguarda la produzione di acciaio da ciclo elettrico non è tanto importante sapere come l’energia viene prodotta, quanto piuttosto il suo costo. Per ciò che invece concerne la produzione di acciaio da ciclo integrale in ottica green, ecco che l’energia nucleare può dare un enorme contributo, perché abbiamo bisogno di tanta energia in maniera costante e questo ad oggi non avviene tramite altre fonti energetiche”.
“Fincantieri crede nel potenziale e nelle opportunità dell’energia nucleare come leva strategica per l’industria, in particolare per quella navale, un settore dove autonomia, sostenibilità ed efficienza operativa sono elementi fondamentali – ha dichiarato invece Pierroberto Folgiero -.Siamo impegnati a esplorare e sviluppare tecnologie innovative nel campo del nucleare, sia per applicazioni civili che per esigenze di difesa, con un approccio basato su innovazione, sicurezza ed eccellenza ingegneristica. In questo percorso, continuiamo a rafforzare le nostre collaborazioni con partner industriali e istituzionali, sia a livello nazionale che internazionale, per contribuire alla ricerca, allo sviluppo e all’implementazione di soluzioni nucleari avanzate. La nostra visione è chiara: guardare al futuro con coraggio e determinazione, garantendo sempre la massima sicurezza e portando l’eccellenza italiana al centro della trasformazione energetica e industriale europea”.
“Bisogna fare in fretta – ha chiosato Pozzo -. Le soluzioni tecnologiche vanno più veloci degli iter burocratici. Dobbiamo mettere giù i progetti e portarli a realizzazione. Il nucleare può consentire non solo bassi costi, ma può anche dare una stabilità alle imprese sotto il profilo dell’approvvigionamento”.
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