Confronto a tutto campo sulle “zone rosse”

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Foto: Martegani

Le zone rosse servono veramente a ridurre la criminalità in città o no? Una domanda tanto semplice quanto di difficile soluzione, che è stata al centro della riunione congiunta della sesta e prima commissione del Consiglio Comunale, mettendo in luce una differenza, fra maggioranza e opposizione, prima di tutto filosofica e sulla visione del mondo, oltre che sulle soluzioni concrete per affrontare la situazione criminalità a Trieste.


Foto: Martegani
Foto: Martegani

La discussione è partita da due mozioni presentate da Alessandra Richetti dei 5 Stelle e Riccardo Laterza di Adesso Trieste: entrambi i documenti mettevano in luce la necessità di politiche sociali e di provvedimenti in grado di prevenire gli episodi di criminalità e le risse, piuttosto che intervenire quando scatta l’allarme.

Le zone rosse (istituite a fine gennaio in tre aree centrali della città, e in cui, oltre a essere rafforzata la sorveglianza, è interdetto l’adesso a persone che si siano rese protagoniste di atti di violenza o reati, o comunque comportamenti socialmente pericolosi), per i due esponenti dell’opposizione non hanno in realtà risolto il problema della criminalità crescente a Trieste.

La sicurezza urbana non può basarsi esclusivamente su provvedimenti emergenziali e restrittivi”.

Alessandra Richetti

“La presenza di episodi come risse e furti, rende necessario agire tempestivamente”, ma “la sicurezza urbana non può basarsi esclusivamente su provvedimenti emergenziali e restrittivi, necessita di un approccio integrato che combini prevenzione, inclusione sociale e sviluppo urbano” ha detto Richetti, chiedendo nella mozione un impegno della Giunta per “la riattivazione della figura del vigile di quartiere, soluzioni concrete per le persone vulnerabili, programmi di alloggi temporanei dignitosi e progetti di inclusione lavorativa, favorire l’attivazione di un sistema di osservazione e condivisione dati, fra le parti attive coinvolgendo anche i servizi sociali di questo comune per mappare in modo puntuale il disagio e il degrado”. Richetti ha anche sottolineato come perfino il mercato immobiliare nelle zone rosse stia subendo dei contraccolpi con le case che stanno calando di valore. “Pensare al tema della sicurezza come a una cosa che coinvolge solo gli stranieri – ha concluso – porta poi ad approcciare al problema in modo sbagliato”

Più che uno strumento concreto per garantire la sicurezza le zone rosse sono una trovata mediatica che rischia addirittura di peggiorare la situazione”.

Riccardo Laterza

Scettico sull’efficacia delle zone rosse è stato anche Riccardo Laterza, che ha definito questo provvedimento, “più che uno strumento concreto per garantire la sicurezza , una trovata mediatica che, come evidenziato anche dal SIULP (sindacato di Polizia), rischia addirittura di peggiorare la situazione”. “La tanta propaganda sul tema ha fatto passare il messaggio che la sicurezza è una questione semplice, mentre si tratta di un problema complesso: ora, paradossalmente,1 a subire i risultati di quella propaganda è la stessa destra che l’ha alimentata per anni, incapace di gestire adeguatamente la situazione”.

MI chiedo se in realtà gli episodi di criminalità non si siano semplicemente spostati altrove”.

Laura Famulari

La mozione, presentata da Adesso Trieste e sottoscritta anche dai gruppi di PD, Punto Franco e Movimento 5 Stelle, oltre a esprimere solidarietà “a chi ogni giorno opera a vario titolo per la sicurezza in città”, chiede “che si rafforzino le collaborazioni tra servizi sociali ed educativi, realtà del Terzo Settore e forze dell’ordine, spostando così il focus dalla repressione alla prevenzione dei reati e dei comportamenti devianti, e che l’Amministrazione costruisca dei canali preferenziali di comunicazione con la cittadinanza, ricostruendo legami di fiducia tra le persone e le istituzioni”. “Sono due tasselli fondamentali – ha aggiunto Laterza – per costruire una risposta strutturale ed efficace al problema della crescente insicurezza in città”.
Anche Laura Famulari del Pd ha espresso dubbi sull’efficacia dei provvedimenti, chiedendo direttamente all’assessore alla sicurezza, Caterina De Gavardo, se in realtà gli episodi di criminalità non si siano semplicemente spostati altrove.

Proprio il fatto che gli episodi di violenza avvengano ancora nelle zone rosse, conferma che le aree individuate sono quelle giuste”.

Caterina De Gavardo

Proprio De Gavardo, presente in aula, ha però replicato alle critiche. Pur ammettendo che il nome “zone rosse” non sia stata una scelta felice, perché ricorda i tempi del covid, ha sottolineato come “proprio il fatto che gli episodi di violenza avvengano ancora nelle zone rosse, confermi che le aree individuate fossero quelle giuste”. “Non si può pretendere – ha aggiunto – che il fenomeno scompaia”. “Il collegamento con i servizi sociali c’è già in ogni giorno dell’anno: lavoriamo perché la qualità della vita in città sia buona, naturalmente per quelli che rispettano le regole”.

Quando lei pensate agli stranieri pensate all’Area di ricerca: beati voi, io penso a quelli che commettono reati e violenze”.

Gabriele Cinquepalmi

Qualche conferma dello spostamento dei casi di violenza in altre aree è giunta dal comandante della Polizia locale, Walter Milocchi, che però ha definito il fenomeno “non rilevante”.
Il confronto più delicato è stato però quello sul rapporto fra i casi di volenza e la presenza di giovani stranieri in città: “Quando si parla di stranieri in questi contesti – ha detto l’assessore De Gavardo – non si parla degli scienziati del Centro di fisica teorica, ma di quelli che entrano illegalmente in Italia”.
Decisamente a favore del provvedimento anche la maggioranza. Gabriele Cinquepalmi, di Fratelli d’Italia, ha escluso che si possa parlare di “ghettizzazione” nelle aree rosse, e che ci sia un reale problema del calo dei prezzi degli immobili all’interno di queste zone. “Quando lei pensa agli stranieri pensa all’Area di ricerca – ha detto rivolto ad Alessandra Richetti -: beata lei, io penso a quelli che commettono reati e violenze”.

Le zone rosse forse non risolveranno il problema, ma sono un mezzo per controllare la situazione e scoraggiare i violenti, così come le telecamere”.

Corrado Tremul

Sulla stessa linea anche Corrado Tremul di Fratelli d’Italia, che, ribadendo l’utilità di un “vigile di quartiere”, ha sottolineato come “le zone rosse forse non risolveranno il problema, ma sono un mezzo per controllare la situazione e scoraggiare i violenti, così come le telecamere”. Sul tema degli stranieri in città ha ricordato che “in carcere a Trieste ci sono il 60 per cento di stranieri: chi vuole lavorare e rispettare le regole è benvenuto, ma i dati dicono altro”.
Alessandro Martegani





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