Vergine “pro aborto” al corteo per le donne. Battaglia: dialogo, mai disprezzo

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Il cartello inalberato nella manifestazione per l’8 marzo lungo le vie di Napoli – Ansa

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Ancora episodi di intolleranza nei cortei per i diritti delle donne, a deturpare manifestazioni che vorrebbero – e dovrebbero – ispirare un clima unitario e aperto. Invece, il tema della vita umana nascente viene spesso usato da alcune frange ideologizzate per polemiche aggressive e strumentali che sembrano non avere fine. L’episodio più eclatante nel corteo di Napoli per la Festa della donna, sabato 8 marzo, tra piazza Garibaldi e piazza Dante, aperto da uno stendardo che, a imitazione di quelli mostrati nelle processioni devozionali, mostrava un’immagine della Madonna che tra le mani portava anziché il Sacro Cuore di Gesù una pillola abortiva. A portare in “processione” l’immagine alcune militanti che hanno messo in scena una parodia di processione, con tanto di drappi color viola “quaresimale”.

A spiegare la metafora, già piuttosto trasparente nella sua grevità, le scritte “Beata assunzione” e “Aborto libero”. L’impresa, che probabilmente voleva essere ironica, è stata ideata da “Non una di meno”, sigla ultrafemminista su posizioni estremiste in fatto di promozione dell’aborto tanto da dar vita in varie città a episodi di violenza verbale con manifestazioni aggressive contro la libertà di espressione di un pensiero differente e l’iniziativa di chi si prende cura delle donne in situazioni di povertà e di emarginazione (spesso migranti) alle prese con gravidanze difficili. Nel corteo napoletano, a chiarire la prossimità delle manifestanti all’area dei centri sociali, espressioni del movimento “Pro Pal”.

Le manifestanti di 'Non una di meno' con il cartello offensivo in una parodia di processione religiosa

Le manifestanti di “Non una di meno” con il cartello offensivo in una parodia di processione religiosa – Ansa

L’uso di un’immagine religiosa cara alla devozione della gente – e a Napoli, poi, particolarmente radicata – ha suscitato la reazione pacata ma ferma del cardinale arcivescovo don Mimmo Battaglia, che in una nota ha affermato che «la libertà di espressione non può mai diventare un pretesto per il dileggio o per il disprezzo della fede e dei valori altrui. La strada non può essere mai quella della provocazione, ma del dialogo; non quella della contrapposizione sterile, ma dell’incontro sincero, nella verità e nella carità».
Battaglia ha parlato di «un’immagine utilizzata in una manifestazione pubblica celebrativa della Giornata Internazionale della Donna» che «ha suscitato turbamento in molti» ed è stata «percepita da tanti come un’offesa alla fede e ai valori più profondi che animano la vita di milioni di persone. Viviamo in una società democratica – aggiunge l’arcivescovo di Napoli – in cui la libertà di espressione è un diritto fondamentale e inviolabile. È giusto e doveroso che ciascuno possa manifestare le proprie idee, anche quando queste riguardano temi delicati e divisivi. Tuttavia, ogni diritto porta con sé anche una responsabilità: quella di esprimersi senza ledere la sensibilità degli altri, senza ferire ciò che per molti è sacro, senza trasformare il dibattito in uno scontro che alimenta soltanto divisione e risentimento».

A Battaglia certo non sfugge che il tema dell’aborto sia «complesso e doloroso», e ribadisce ora che «dinanzi a esso, come Chiesa, avvertiamo il dovere di annunciare il Vangelo della Vita con parole chiare oltre che con gesti concreti di vicinanza a chi è nella difficoltà: non solo accompagnando chi è tentato da questa scelta estrema a contemplare altre possibilità, aiutandola a salvaguardare la vita, ma anche accogliendo e prendendoci cura delle ferite che la scelta dell’aborto lascia in tantissime donne, anche dopo lunghi anni». Proprio quando talune espressioni sociali manifestano in piazza con espressioni offensive Battaglia torna a insistere sulla «missione fondamentale» di «dialogare con coloro che la pensano diversamente da noi» esprimendo tuttavia dissenso e dolore per il modo in cui si è esposta un’immagine sacra. E tuttavia l’arcivescovo di Napoli conclude la sua riflessione offrendo «a tutti, credenti e non credenti» una «disponibilità: la Chiesa partenopea è disposta sempre a incontrare e dialogare con tutti, ma l’incontro e il dialogo non si nutrono di ferite e contrapposizioni, ma di ascolto e rispetto. Solo così potremo crescere come società, cercando insieme ciò che è vero, giusto e buono per tutti».

La manifestazione napoletana non è stata la sola a essere macchiata da episodi di intolleranza: lungo il corteo romano sono apparse scritte contro chi si occupa della vita nascente. Non è certo la prima volta che accade nella Capitale: la sede romana di via Manzoni dell’associazione Pro Vita & Famiglia è stata ripetutamente vandalizzata. La scritta – che si commenta da sé – è stata vergata in via Labicana, a pochi passi da via Manzoni.

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