Infermiera Aggredita al Pronto Soccorso a Grosseto: Sollevata e Scagliata Contro un Bancone

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GROSSETO. «È stata un’aggressione feroce». L’infermiera del pronto soccorso del Misericordia descrive così ai propri colleghi quanto le è accaduto nel primo pomeriggio di venerdì, quando un 21enne fiorentino l’ha sollevata di peso e l’ha scagliata contro un bancone dei locali dell’osservazione breve.

A causa dell’aggressione la professionista ha riportato un trauma lieve alla testa e diverse contusioni, oltre a un graffio sul volto: sette giorni di prognosi, secondo il referto. E proprio il referto ha risolto – indirettamente – per lei l’incombenza della denuncia; grazie alla nuova legge.

L’intervento di carabinieri e polizia di Stato era stato tempestivo, ma agenti e militari erano arrivati quando il personale sanitario aveva già bloccato a terra il giovane uomo (c’erano volute cinque persone, più la guardia particolare giurata): per procedere all’arresto mancava la flagranza di reato. Le circostanze dell’aggressione, oltretutto, non sono state ritenute idonee all’applicazione del cosiddetto arresto differito, cioè la limitazione della libertà personale eseguita dalle forze di sicurezza anche a distanza di tempo dal reato commesso, se documentato da prove: l’interno del Misericordia è videosorvegliato, ma – per ovvi motivi – è sprovvisto di telecamere negli ambienti in cui vengono visitati i pazienti.

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Scartata l’ipotesi dell’arresto (in flagranza o differito), avrebbe quindi dovuto essere la stessa infermiera a sporgere denuncia: a esporsi, a seguito di un evento traumatico; con il suo aggressore che, smaltiti farmaci e sostanze, è stato dimesso ieri dal presidio sanitario.

C’è poi un ulteriore aspetto da considerare, quello sul quale si erano concentrate (in maniera più o meno esplicita) le reazioni a caldo: il 21enne non era stato portato al pronto soccorso perché aveva necessità di cure mediche in senso stretto, ma su segnalazione delle forze dell’ordine perché quella mattina era stato trovato in stato di agitazione per le strade della città.

«La nuova legge prevede che sia sufficiente il referto medico perché si possa procedere d’ufficio», conferma quindi Luca Grechi, vicepresidente provinciale Opi (Ordine delle professioni infermieristiche), che rinnovando vicinanza alla collega plaude all’esito della vicenda e – appunto – rilancia le istanze della categoria; in un periodo storico sempre più a ridosso di mercoledì 12, Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza su operatori sanitari e socio-sanitari: «Il sistema riscontra sempre più problematiche della presa in carico di pazienti con problematiche di tipo psichiatrico, spesso ad alta intensità, ai quali di frequente sono da attribuire le aggressioni».

Nella stessa direzione erano andati gli interventi del direttore generale Asl, Marco Torre, e del direttore del dipartimento di emergenza urgenza dell’azienda sanitaria, Mauro Breggia. A febbraio era stato presentato un corso di formazione in tecniche di de-escalation, come si dice in gergo, per il personale della Sud Est; questa aggressione, però, rientra nella casistica dell’imprevedibilità. Di qui l’appello condiviso alla comunità; cioè alla politica, da cui si attende una risposta.

Incalzano Sergio Lunghi e Luciano Fedeli per la segreteria Uil area vasta Toscana sud est: «Bene esprimere solidarietà, ma si deve passare ad azioni concrete che tutelino i lavoratori e gli utenti che si trovano a vivere situazioni dove viene messa rischio la sicurezza e l’incolumità delle persone». E spiegano: «Aprire quindi un tavolo che coinvolga prefettura, questura, Comuni e organizzazioni sindacali ci pare la prima delle misure per arrivare alla definizione urgente di protocolli che consentano agli operatori di poter svolgere il proprio lavoro e avere per loro e per gli utenti quella serenità che viene interrotta da atti violenti e ingiustificabili».

Lunghi e Fedeli entrano nel merito dell’aggressione di venerdì: «Il caso si è verificato a causa delle condizioni alterate di un utente e anche in questo frangente devono essere misure idonee perché ad avviso di questa organizzazione, è bene isolare e sorvegliare attraverso la presenza di forze dell’ordine, soggetti il cui stato psicofisico possa potenzialmente costituire pericolo per la pubblica incolumità destinando magari locali isolati e presidiati temporaneamente da forze dell’ordine. È necessario inoltre pensare a una maggiore frequenza della presenza di personale che costituisca deterrente per violenze e tuteli l’ordine pubblico durante i turni di lavoro».

Uil conclude preannunciando un tavolo con i lavoratori della sanità e i dirigenti sindacali al Misericordia per esaminare e intraprendere azioni da portare all’attenzione della direzione aziendale e del comparto.

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