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Riflessione sul percorso di pace in Ucraina
La presente riflessione desidera semplicemente e sinteticamente porre alla generale attenzione il fenomeno ideologico culturale del panslavismo, ossia quel movimento culturale e politico affermatosi nel XIX secolo ed il ruolo significativo che il detto movimento ha avuto sull’interazione tra le culture occidentali e quelle slave del tempo. Il presente contributo inoltre esamina molto brevemente anche le reciproche interferenze passate e presenti tra la cultura occidentale ed il neo-panslavismo (nuova ed attuale evoluzione del precedente concetto di Panslavismo), analizzandone le dinamiche storiche e le prospettive future.
Storia e percezione del Panslavismo in Occidente
Nel diciannovesimo secolo ha avuto un’interessante diffusione un significativo movimento culturale e politico denominato Panslavismo e ciò per il forte eco e per la larga diffusione che ha avuto tra diversi popoli delle regioni slave, infatti, è stato un movimento culturale e politico sviluppatosi in quel periodo sostenuto da vari intellettuali e scrittori.
Tra i molti intellettuali panslavisti ricordiamo, per esempio, i principali responsabili a cui è riferibile la creazione di una coscienza nazionale panslava e precisamente il boemo Josef Dobrovský e gli slovacchi Pavol Josef Šafařík e Jan Kollár.
Di Kollár riteniamo interessante segnalare la sua opera poetico-patriottica Slàvy Dcera (La figlia di Slava), scritta tra il 1821 e il 1839, che riferendosi ad epoche precedenti idealizzava il trascorso delle genti slave ed auspicava l’unità tra i popoli slavi privilegiandone la cultura e la lingua. Questa è una delle opere considerate un capolavoro della letteratura panslavista ed ha contribuito significativamente alla diffusione della detta ideologia. Vari congressi e manifesti, come il Primo Congresso panslavo del 1848 a Praga, presieduto da František Palacký, che rivendicava i diritti delle nazioni slave, possono essere ritenuti seri momenti di riflessione della detta ideologia.
Il panslavismo, in breve, si è affermato quale corrente di pensiero antagonista ai movimenti nazionali e liberali diffusi in Europa durante il Romanticismo e le guerre napoleoniche. Infatti esso era prevalentemente finalizzato a studiare ed avviare nuovi percorsi socio-politici utili per rafforzare il legame tra i popoli slavi sotto un’unica identità culturale con lo scopo di creare uno Stato nazionale slavo.
Successivamente vennero ad esistenza talune divisioni interne, come il “Piccolo Panslavismo” (che non includeva la Russia) e il “Grande Panslavismo” (che invece includeva la Russia), che furono suscettibili di influenzare le relazioni con l’Occidente. La Russia, in particolare, ha utilizzato strumentalmente il precedente paradigma del panslavismo, attualizzandone lo spirito culturale e politico (Neo-panslavismo), per utilmente porlo alla base della sua espansione nell’Europa centro-orientale e nei Balcani, finendo per creare tensioni con le potenze occidentali sfociate in ultimo nella guerra in Ucraina.
Panslavismo nella visione della politica estera dell’Urss
Uno degli elementi principali caratterizzanti la cultura panslavista si rinviene nella sua fase di interazione significativa con la visione di politica estera dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (Urss), sebbene in modo indiretto e complesso.
Infatti abbiamo modo di ritenere che dopo la Rivoluzione d’ottobre del 1917, il nuovo governo bolscevico non diede rilevanza adeguata alle posizioni panslaviste finendo artatamente di indicarle quali posizioni reazionarie e imperialistiche, e ciò alfine di privilegiare e rendere socialmente riconoscibile nello scenario della sua politica estera invece l’ideologia dell’internazionalismo socialista.
Pur tuttavia, durante la Seconda guerra mondiale, l’Urss ritenne speculativamente interessante utilizzare il panslavismo come struttura ideologica per mobilitare il sostegno tra i popoli slavi contro il nazismo, enfatizzandone la visione concernente sia la solidarietà e sia la cooperazione tra le nazioni slave.
Nell’immediato dopoguerra, l’Urss continuò ad affermare una notevole influenza nella regione sotto il suo controllo, ma il panslavismo non fu più una componente fondamentale della sua politica estera. Da quel momento in poi, l’Urss profuse tutti i suoi sforzi politici nella costruzione del blocco socialista e nella promozione dell’ideologia comunista. Nonostante ciò, la tradizione panslavista influenzò per un certo periodo le relazioni con i paesi slavi dell’Europa orientale, soprattutto promuovendo una ferma e ben strutturata cooperazione economica e culturale all’interno del Comecon e del Patto di Varsavia.
In breve, sebbene il panslavismo non sia stato un elemento fortemente dominante nella politica estera sovietica, esso ha lasciato di sé una forte impronta culturale e storica che ha certamente contribuito a plasmare le future relazioni dell’Urss con i paesi slavi, soprattutto in momenti di crisi come la Seconda guerra mondiale, prima, e la Guerra fredda, poi. Seguendo adesso l’evoluzione storica del detto fenomeno socio-culturale il collegamento tra il panslavismo al tempo dell’Urss e l’attuale neo-panslavismo risulta essere particolarmente complesso e si evolve attraverso diverse fasi storiche e ideologiche.
Neo-panslavismo
Dopo la dissoluzione dell’Urss, il neo-panslavismo ha iniziato ad affermarsi come una forma di nazionalismo unidirezionale russo finalizzato a rafforzare l’influenza russa tra i popoli slavi. Questo movimento è spesso associato ad un’ideologia russofila che ha lo scopo di riaffermare la posizione della Russia come leader tra le nazioni slave, giustificando tale aspirazione con sentimenti di solidarietà storica e culturale. Il neo-panslavismo russofilo si distingue dall’ideologia sovietica, che invece promuoveva l’internazionalismo socialista e l’autodeterminazione dei popoli.
Dinamiche attuali
Le dinamiche attuali tra la cultura occidentale e il neo-panslavismo sono profondamente caratterizzate dalle tensioni geopolitiche, in particolare dalla guerra in Ucraina. Questo grave conflitto ha fortemente riproposto e messo in forte discussione le tematiche politico-regionali delle popolazioni slave che in regioni diverse, di area slava, hanno realizzato le loro politiche estere in palese rottura con le previsioni e le discussioni sul neo-panslavismo e sulla sua influenza nella regione slava. Infatti la Russia in maniera assolutamente evidente mira a rafforzare la sua posizione come leader tra i popoli slavi. Segnaliamo invece che le azioni della Russia incontrano una forte resistenza da parte degli stessi popoli slavi ed anche obiettivamente da parte dell’Occidente, che ha risposto con sanzioni economiche e con un rafforzamento della Nato nella regione slava.
La guerra in Ucraina ha inoltre contribuito a mettere in luce serie divisioni all’interno del neo-panslavismo. Evidenziamo che alcuni paesi slavi, come la Serbia, portano avanti forti relazioni con la Russia, altri, come la Polonia e la Repubblica Ceca, hanno manifestato in varie occasioni una posizione più critica nei confronti delle azioni russe. Divisioni di tal genere attestano in maniera evidente le complessità storiche e politiche della regione, dove le identità nazionali e le alleanze geopolitiche rivestono in maniera evidente un ruolo cruciale.
Al fine di potere identificare e tracciare un serio percorso di pace, è necessario fondamentalmente che l’Occidente e la Russia trovino una precisa area di interessi comuni affinché il dialogo possa svolgersi con reciproca finalità di intenti. Tale auspicabile futura attività potrebbe includere negoziati diplomatici finalizzati ad individuare strutturati percorsi intergovernativi finalizzati a risolvere compiutamente il conflitto ucraino e a ridurre le tensioni regionali. Inoltre, la promozione della cooperazione economica e culturale tra i paesi slavi e l’Occidente potrebbe costituire un valido argomento finalizzato a aiutare stabilmente nel tempo le relazioni tra gli Stati ed a ridurre le divisive barriere ideologiche.
Prospettive future
Da quanto evidenziato ne discende che le prospettive future delle serene ed auspicabili interazioni tra la cultura occidentale ed in generale anche con il neo-panslavismo certamente, in via pregiudiziale, dipendono in larga misura dalla risoluzione del conflitto in Ucraina e dalle strategie geopolitiche adottate dalle principali potenze coinvolte.
Un concreto percorso di pace potrebbe essere caratterizzato da diversi passaggi:
- Negoziazioni diplomatiche: è essenziale che Russia e Ucraina (anche assistita da eventuale mandatario riconosciuto internazionalmente), con il supporto dell’Occidente (con la collaborazione della componente intergovernativa della Unione Europea) e quindi anche della Nato (struttura riferibile agli Usa ed alla articolata regione di pertinenza), intraprendano concreti negoziati assolutamente finalizzati a risolvere il conflitto. Detti negoziati dovrebbero prevedere precise ed articolate riflessioni sulla attuale sovranità ucraina, sulla sua futura e stabile esistenza, sullo status delle regioni contese e sulle generali garanzie di sicurezza per entrambe le parti in causa anche ricorrendo a significative garanzie offerte da Stati terzi, interessati ed individuabili per esempio con criteri di geopolitica, di interessi economici o di visione strategica e politica.
- Cooperazione economica: la cooperazione economica tra l’Occidente e i paesi slavi potrebbe aiutare a ridurre le tensioni e a creare interessi comuni. Ciò potrebbe agevolare lo sviluppo economico sociale dell’Ucraina mediante la attrazione investimenti esteri in settori strategici come l’energia, la tecnologia e l’agricoltura.
- Dialogo culturale: in ogni caso sarà necessario che si promuova il dialogo culturale e lo scambio di idee tra le comunità occidentali e slave, alfine di superare le barriere ideologiche e di rafforzare la comprensione reciproca. Un simile complesso percorso non può non includere programmi di scambio tra le nuove generazioni, di incontri di mediazione culturale corroborati da progetti misti di collaborazione artistica.
- Rafforzamento delle istituzioni internazionali: rafforzare ed attualizzare sia la struttura procedurale che gli scopi istituzionali delle istituzioni internazionali come l’Onu e il Consiglio d’Europa, incidendo con serie e profonde modifiche, onde poter fornire un quadro più giusto, più idoneo e più pronto per addivenire alla risoluzione dei conflitti e alla promozione della pacifica convivenza e cooperazione regionale e quindi internazionale.
In sintesi, un percorso di pace dovrebbe discendere da un serio approccio multilaterale che combini diplomazia, cooperazione economica e dialogo culturale. Solo attraverso un impegno condiviso e sostenibile sarà possibile superare le attuali tensioni e costruire un futuro più stabile e collaborativo.
Conclusivamente appare opportuno rilevare che le interazioni tra la cultura occidentale e il neo-panslavismo sono caratterizzate da una complessa dinamica storica e politica.
Mentre il panslavismo ha storicamente rappresentato un fattore di tensione con l’Occidente, le prospettive future dipendono dalla capacità di bilanciare le identità nazionali con la cooperazione internazionale. La comprensione reciproca e il dialogo culturale saranno fondamentali per superare le sfide attuali e costruire un futuro di pace più collaborativo.
Aggiornato il 10 marzo 2025 alle ore 14:24
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