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Il seminario, impostato con il format del talk, moderato dalla giornalista Francesca Caggiati, ha visto la partecipazione di ospiti provenienti da diversi ambiti, che hanno condiviso le loro storie personali, offrendo al pubblico interessanti input di riflessione su diversi temi in occasione della Giornata Internazionale della Donna.
Luca Molinari, giornalista della Gazzetta di Parma e tesoriere OdG dell’Emilia Romagna
Il lavoro giornalistico è fatto di gavetta, la mia è stata lunga ed intermezzata anche da esperienze di ufficio stampa, che mi hanno comunque arricchito professionalmente regalandomi una visione a 360 gradi. La complementarità tra uomo e donna, anche nel lavoro, è un valore che ho vissuto in prima persona, sia in redazione, ho un ottimo rapporto con le colleghe, che nella mia famiglia, con mia moglie ci siamo supportati reciprocamente. Anche nei periodi più difficili, per me, da collaboratore precario, per lei, medico nel periodo del covid, ci siamo aiutati. E non abbiamo rinunciato ad avere una famiglia numerosa, abbiamo tre figli.
Irene Rizzoli, Amministratore Delegato Delicius, Presidente Cisita Parma, Autrice Mondadori e pluripremiata Campione Italiano volo acrobatico e medaglia di Bronzo CONI
La mia vita è stata un’altalena di cadute e di ripartenze. Mi sono sempre rialzata. Non sono diventata una étoile, che era il mio sogno da bambina, ma ho trovato il mio posto nel cielo diventando campione italiano di volo acrobatico. Lo dico apposta “campione”, non campionessa, lo so che vi suona male, ma sono orgogliosa del fatto che ero l’unica donna a gareggiare contro piloti uomini. Non mi sono mai sentita discriminata, ma sottovalutata sì. Questo all’inizio mi infastidiva, poi ho capito che poteva essere un vantaggio. Non mi ritenevano pericolosa, ma si sono dovuti ricredere quando li ho battuti. Per una donna, è importante anche il supporto della famiglia: quando dissi a casa che avrei voluto diventare anche pilota delle frecce tricolore – e perché no? – nessuno l’ha considerata un’idea folle.
Maria Pia Bariggi, Vicesindaco Comune di Fidenza, già Dirigente scolastica
Una certa cultura vede la realizzazione della donna solo all’interno di una relazione di coppia, nel ruolo di madre, moglie o caregiver. Si pensa che la donna si realizzi attraverso l’impegno, e in effetti le donne non abbandonano mai il loro impegno. Gli stereotipi esistono: non sono necessariamente un giudizio, è una categoria mentale, un modo rigido di interpretare la realtà. Il problema sorge quando lo stereotipo si trasforma in pregiudizio, creando barriere e limitazioni: le donne non possono fare lavori maschili, le discipline STEM non sono femminili, le donne non possono governare perché sono isteriche… Il soffitto di cristallo esiste. Il pregiudizio ci impoverisce, ci limita, impone confini. È importante l’investimento diversificato, trovare persone con le quali scambiare uno sguardo e sapere di non essere più sola come pensavi di essere.
Anna Maria Ferrari, giornalista e Vice Caporedattore della Gazzetta di Parma
Quando ho iniziato a lavorare in Gazzetta, nel 1988, ero l’unica donna in redazione. Oggi siamo 11, circa un terzo. In Italia, sono stati fatti passi in avanti sulla presenza femminile nelle redazioni, ma i dati ci dicono anche che solo 3 donne sono direttrici di quotidiani. Le difficoltà oggettive ad arrivare ai vertici sono innegabili. Il mio ruolo attuale mi è costato tanta dedizione e fatica. L’impegno professionale è stato alto, non è un caso che sono diventata mamma a 37 anni e sono stati anni duri, con orari non sempre conciliabili con quelli di un bambino, ero assente per tante ore. Mio padre era medico condotto, mi piace chiamarlo ancora così, e mi ha insegnato che non si lavora con l’orologio, che in certi lavori, se ci tieni, devi esserci.
Maddalena Crepet, consulente editoriale, scrittrice, insegnante
Avere un padre famoso è stato una sfida: il bisogno di smarcarmi dalla sua figura molto nota è stato un grande stimolo per dimostrare che avevo valore a prescindere da lui. Abbiamo sempre avuto un rapporto di complicità e di confronto, ha rispettato i nostri spazi. Un atto di fiducia per cui gli sono grata. Ho seguito il mio percorso, per cavarmela da sola. Ho sempre creato storie nella mia mente, la scrittura è nata come esigenza personale, non riesco a farne a meno. Ho avuto la fortuna di trasformare in lavoro ciò che mi piace e mi viene naturale. Il mio primo romanzo Ci siamo traditi tutti è uscito l’anno scorso, edito da Solferino, dopo un lungo percorso di creazione e di documentazione storica sugli anni settanta e sul terrorismo.
Naima Sadi, Associazione Al Amal, imprenditrice
Sono arrivata in Italia dal Marocco per ricongiungimento familiare. Avevo 21 anni ed era il 1994. Ho iniziato subito a lavorare: sono arrivata di giovedì e già il lunedì successivo ero impiegata in una grande azienda di borse. Ero veloce e avevo una buona manualità. Ho lavorato per anni nelle aziende, ma fin da piccola ho sempre sognato di avere qualcosa di mio, di aprire un’attività autonoma. Così, risparmiando con impegno, sono riuscita ad aprire una sartoria a Noceto, non a Parma, volevo essere vicina ai miei figli. All’inizio c’era molta diffidenza: tutti pensavano che avrei chiuso nel giro di un anno a causa delle tasse e delle difficoltà burocratiche. Invece, sono aperta da 22 anni e oggi ho anche dipendenti. Nel 2019, ancora prima dello scoppio del Covid, ho iniziato a confezionare mascherine di cotone e a regalarle alla gente, facendo un gesto di solidarietà in un momento difficile. Il mio negozio era pieno, la coda fuori. Da noi si dice: Fai le cose con il cuore e ti tornerà sempre qualcosa.
Andrea Chiesi, membro CdA e Head Special Projects Chiesi Group, Chair di Nzatu Food Group e Confindustria Emilia Romagna Ricerca
L’inclusione è un valore fondamentale per fare impresa. Siamo una società benefit dal 2018, attenta al welfare aziendale da sempre, nel 1936 l’azienda aveva la prima ricercatrice donna. In Chiesi abbiamo lavorato tanto per raggiungere la parità salariale, abbiamo ottenuto la certificazione della parità di genere, ora il nostro obiettivo è aumentare la presenza femminile nei ruoli di leadership, per colmare il gap esistente tra uomini e donne. L’empowerment femminile passa dalla cultura aziendale, va accompagnato e sostenuto con un obiettivo numerico dichiarato e deliberato. Le quote rosa nascono proprio come soluzioni che accelerano un processo di cambiamento che avrebbe altrimenti un’evoluzione naturale molto più lunga.
Federica Bertoli, presidente Associazione Parma Sinergia Donna, Libera professionista
Dal 2007 lavoro come consulente finanziario per le famiglie perché il tema economico è un aspetto molto delicato. Il 37% delle donne in Italia non ha un conto bancario, significa che non ha autonomia finanziaria. La sfida è proprio quella di creare sinergia e collaborazione tra donne e uomini affinché sia tutto più semplice, che sia un win win. Parma Sinergia Donna è nata due anni fa, quasi per caso, dall’unione di intenti e dalla volontà di valorizzare il ruolo delle donne. Abbiamo fatto tanto in questi anni. Una grande soddisfazione l’abbiamo avuta dal progetto “Mum Back to Work” , nato per accompagnare un gruppo di mamme che sono rientrate nel mondo del lavoro dopo la maternità. Il progetto sta sostenendo 12 donne in questo percorso di crescita e reinserimento professionale.
Francesca Procopio, APOI – Associazione Professional Organizer Italiani, Libera professionista
II professional organizer aiuta le persone ad organizzare la propria vita, la gestione del tempo e a migliorare di conseguenza il benessere personale. Lavoro molto con le donne. So di sfatare un mito, ma il multitasking non esiste, il nostro cervello in realtà ne farebbe a meno. ll carico mentale delle donne in casa è ancora troppo alto, hanno più responsabilità. Sono loro, più degli uomini, a sentire il bisogno di un aiuto per la gestione della famiglia. Con alcune colleghe ho scritto un libro, che presenteremo presto anche a Parma per spiegare il professional organizing. Si rivolge sia a chi vuole intraprendere questo mestiere, sia a chi vuole avvalersi della consulenza di un professional organizer.
Credits Foto Enrico Zermani
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