“Ho lavorato molto sulla mia etica del lavoro”. Le condizioni di gioco? “Sembra terra battuta”

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Stefanos Tsitsipas ha appena centrato il suo terzo ottavo di finale al BNP Paribas Open di Indian Wells. Il greco ha battuto per la quinta volta in sei confronti diretti Matteo Berrettini, un doppio 6-3 senza repliche. Forse stiamo assistendo a una nuova versione di Tsitispas, sicuramente a detta sua è merito del lavoro con coach Dimitris Chatzinikolaou, e di “alcuni cambiamenti aggiunti al mio gioco“.

D: Stefanos, congratulazioni per un’altra grande vittoria. Puoi descrivere il tuo stato d’animo, e come stai affrontando queste partite in modo diverso rispetto a prima?

Stefanos Tsitsipas: “Sto affrontando queste partite con determinazione e con la volontà di lasciare tutto sul campo. Ho visto dei miglioramenti per quanto riguarda il mio stato mentale. Non voglio dare nulla per scontato. Lascio tutto in campo ogni singola partita, trattandola come un capitolo diverso, una storia diversa, indipendentemente da ciò che ho fatto prima. Sento di voler uscire ed essere un gladiatore, ed è così che affronto ogni singola partita”

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D: Matteo ha detto che oggi hai giocato la partita perfetta. Sei d’accordo con lui?

Stefanos Tsitsipas: “Ho giocato una buona partita. Non esiste una “partita perfetta”. Probabilmente ho giocato una partita perfetta solo due volte nella mia vita, se la definizione di partita perfetta è quella in cui non succede nulla di sbagliato. La partita perfetta non esiste davvero. Probabilmente intendeva dire che ho giocato bene, e ovviamente lo ringrazio per averlo detto. Ma ci sono sicuramente alcune cose che posso migliorare la prossima volta, cose che forse posso fare meglio evitando di rendermene conto troppo tardi, dopo alcuni game”

D: Dopo Dubai sui social hai postato qualcosa che diceva “Il mio gioco sta affondando, quindi mi sono preso una barca”. Puoi spiegare cosa intendevi? Pensi che le persone credessero che tu fossi in una fase calante sentendo quella pressione su di te?

Stefanos Tsitsipas: “Penso che fosse ovvio. Non stavo andando alla grande ultimamente, e gli ultimi mesi non sono stati fantastici per me. Non ho ottenuto grandi risultati o vittorie che potessero far pensare che il mio gioco stesse andando in una buona direzione. Quindi credo che quella didascalia fosse un riassunto degli ultimi mesi. Mi piace un po’ di sano umorismo. Non fa male. Stavo cercando dei modi nuovi per migliorare. Sento che alcuni degli avversari che ho affrontato mi stavano sovrastando, facendo le cose molto meglio di me quando si trattava di giocare un tennis di alto livello. Per tutta la mia carriera sono stato apprezzato per giocare un grande tennis, ma non era abbastanza grande, e sentivo che dovevo fare qualcosa al riguardo.
Ho lavorato molto bene con Dimitris, il mio allenatore, negli ultimi mesi
“.

Ho visto un grande miglioramento nel modo in cui affronto le partite, ma anche nella mia etica del lavoro dentro e fuori dal campo, negli allenamenti quotidiane. Sento che ci sono cose che poco a poco ho iniziato a migliorare e perfezionare. Il problema era che non riuscivo a scendere in campo esprimendo il mio gioco al livello in cui lo facevo in allenamento. Giocavo set di allenamento e andavo davvero bene, vincevo molti set contro buoni avversari. Semplicemente, non riuscivo a farlo accadere in partita, e dovevo aspettare un po’ di più. Con alcuni cambiamenti aggiunti al mio gioco, ho sentito aumentare la fiducia nell’andare in campo”.

D: Hai detto di aver giocato due partite perfette nella tua carriera. Sono curioso di sapere quali sono state. E poi, quando hai un buon inizio di torneo, a che punto la tua mente comincia a pensare che potresti arrivare davvero lontano?

Stefanos Tsitsipas: “Probabilmente un paio di finali (sorridendo). Non esiste un momento preciso durante un torneo in cui pensi “ok, ce l’ho fatta”. Penso sia una cosa graduale. Più si va avanti nel torneo, più quella sensazione cresce e sei più consapevole che stai arrivando vicino alla vittoria. Non credo che ci siano tennisti che partono dal primo o secondo turno e pensano “questo torneo è mio”. Devi testarti un po’ per vedere come reagiscono gli altri giocatori e quanto è forte il tuo gioco contro di loro. E non è qualcosa a cui dovresti pensare troppo presto”

“Le due partite perfette che ho giocato… è una domanda interessante, perché ho avuto un inizio negativo contro Rafael Nadal nei quarti di finale dell’Australian Open. Ricordo che pensavo tra me e me: “Non sto giocando bene”. Ho perso i primi due set, e penso che qualcosa abbia fatto clic. Ho iniziato a muovermi meglio, mi sono reso conto che stavo aspettando troppo quando lui serviva e non riuscivo a entrare nel ritmo della partita. Quindi ho provato alcune cose che potessero aiutarmi a entrare nel ritmo. E da quel momento, essendo sotto di due set a zero fino alla fine, ho raggiunto il mio livello massimo, giocando quasi un tennis perfetto e sono riuscito a vincere la partita.
Rimane ancora uno dei momenti di cui sono più orgoglioso perché ho sentito che il mio tennis è cambiato istantaneamente. La chiamerei una semi-partita perfetta, diciamo (sorridendo)”

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“Un’altra probabilmente è stata contro Roger Federer, sempre all’Australian Open, per via, prima di tutto, del giocatore che è. Qualcuno che rispettavo enormemente, ed era il mio eroe da bambino. Quindi giocare contro di lui per la prima volta in un Grand Slam non è stato facile. Sentivo che i giocatori della mia età durante quel periodo non l’avrebbero affrontato così facilmente. Ma ero determinato quando sono entrato in campo. Mi sono detto: “Non me ne vado finché non imparo qualcosa da questa esperienza e voglio davvero fare tutto il possibile per vincere questa partita.

Non lo lascerò vincere solo perché è Roger Federer”, e sono riuscito a vincere quella partita. Ho giocato un tennis perfetto, anche se stavo affrontando molti momenti di pressione durante il match. Non stavo servendo in modo fantastico, ma sono riuscito a farlo funzionare. Direi che la mia compostezza e la mia forza interiore in quei momenti sono stati gli elementi che mi hanno permesso di prevalere alla fine.”

D: Hai parlato di Dimitris. Puoi approfondire il tuo rapporto con lui da quando hai iniziato a lavorarci insieme, così come il tuo processo di miglioramento?

Stefanos Tsitsipas: “Beh, è un rapporto molto onesto. Con Dimitris non ci sono filtri. Parliamo apertamente e liberamente, possiamo comunicare molto bene, e penso che questo sia ciò che rende un buon team quando posso comunicare con lui nei migliori dei modi. Posso semplicemente parlargli e essere preciso su come mi sento e su cosa posso migliorare, su cose che possiamo considerare per il futuro.
Penso che sia molto aperto, ascolta. Ho avuto alcuni allenatori con i quali non sentivo che fossero così aperti o che si adattassero velocemente”
.
Ma ciò che rende speciale la nostra relazione è come ci diamo feedback a vicenda, cioè non pretendo di sapere tutto, e Dimitris è umile abbastanza da pensare che anche lui non è perfetto. Penso che questo aggiunga molto al nostro rapporto e ci permetta di lavorare insieme

D: So che alcuni giocatori hanno commentato quanto alto rimbalzi la palla sul campo centrale. In tribuna ho potuto vedere quanto alto rimbalzava la palla sia a te che a Matteo. È qualcosa che ti disturba, oppure sei riuscito ad adattarti bene?

Stefanos Tsitsipas: “Sono cresciuto giocando su campi in terra battuta, quindi per me questo è abbastanza normale. Ho giocato tutta la vita con rimbalzi così. Ma devo ammettere che il rimbalzo è insolito per un campo in cemento. Non si vede tanto spesso sui campi duri. Vengo da un torneo la settimana scorsa dove la palla rimbalzava di meno e scivolava di più sul campo. Ci vuole qualche giorno per adattarsi a questo, perché la tua coordinazione occhio-palla è impostata in un certo modo, e ora devi riorganizzarti per adattarti alla velocità di questi rimbalzi, e forse a volte sei troppo in anticipo. Non mi capita spesso di essere troppo in anticipo sul colpo o nel prendere la palla. Sento che a volte la palla si ferma, non attraversa veramente il campo. Mi ricorda molto la terra battuta. Sembra letteralmente una versione su cemento della terra battuta”.





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