Grazie Trump | Liberi oltre le illusioni

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 


Whatever it takes, “Costi quel che costi”. Sono queste le parole pronunciate da Friedrich Merz, candidato Cancelliere della Repubblica Federale Tedesca, il 4 marzo scorso a Berlino dopo appena tre giorni di consultazioni tra i partiti dell’Unione (CDU/CSU) e i socialdemocratici per formare il nuovo governo. L’annuncio di Merz in stile Draghi è una bomba che scardina il credo tedesco sul rigore di bilancio, sul no categorico a far debito. Tutto ciò merito o colpa (dipende dai punti di vista) di Donald Trump. Era metà novembre quando il leader cristiano democratico Merz, in piena campagna elettorale, nel corso di un’intervista all’emittente radio Deutschlandfunk aveva categoricamente escluso in caso di vittoria l’abolizione o l’ammorbidimento del freno di bilancio messo nero su bianco in Costituzione. Gli investimenti per dotare il paese di infrastrutture moderne ed efficienti e le spese militari secondo Merz sarebbero stati finanziati dalla crescita e da tagli di bilancio mirati, ma mai facendo debito per non scaricarlo sulle future generazioni. Le scene nello Studio Ovale della Casa Bianca della coppia Trump-J.D.Vance scagliatasi contro Zelenskyy sono state commentate da Merz come “escalation evidentemente indotta”. Per lui, atlantista di ferro, le decisioni e lo stile di Trump lo hanno convinto che degli Usa non ci si può più fidare, a tal punto da cambiare radicalmente e repentinamente la politica di austerità, da sempre marchio di fabbrica del suo partito, per finanziare ancora più massicciamente il riarmo. 

I socialdemocratici dal canto loro, più aperti a far debito, hanno colto “l’occasione Trump” per far accettare agli alleati di centro destra guidati da Merz la fine della politica dell’austerità. Dai colloqui tra i tre partiti della futura coalizione (CDU, CSU e Spd) è uscita infatti la proposta di un pacchetto di spesa di 1.000 miliardi di euro. Per rafforzare e modernizzare le infrastrutture, la rete dei trasporti e dell’energia, gli ospedali, le scuole e gli asili e la digitalizzazione sarà istituito un fondo speciale di 500 miliardi di euro spalmato in dieci anni. Di questa somma, 100 miliardi di euro andranno ai Länder e alle autorità locali. Il riarmo tedesco sarà finanziato attraverso l’allentamento dei vincoli di bilancio fissati dalla Costituzione. Il freno al debito, in vigore dal 2011, sarà sospeso per tutte le spese militari che superano l’1% del prodotto interno lordo. In altre parole si tratta di un assegno in bianco alla Bundeswehr (le Forze Armate Federali) per far fronte alla minaccia rappresentata dalla Russia di Putin. 

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

Attualmente la Germania soddisfa l’obiettivo del due per cento della NATO ma solo perché è incluso l’attuale fondo speciale di 100 miliardi di euro annui istituito dal Cancelliere dimissionario Olaf Scholz, all’indomani dell’aggressione russa all’Ucraina del 24 febbraio 2022. Sin qui le intenzioni. Per varare il pacchetto ci sarà però bisogno della maggioranza qualificata dei due terzi del Bundestag, il Parlamento Federale. E qui la situazione si complica per via della complessità del quadro politico. Il 21esimo Bundestag, che si riunirà per l’inizio dei lavori della legislatura il prossimo 25 marzo, non promette nulla di buono per la Grande Coalizione a causa dei veti incrociati del partito di estrema destra, AfD (Alternative für Deutschland) e di quello del partito di estrema sinistra (Die Linke). Questi ultimi, paladini del pacifismo, sono contrari al riarmo ma aperti al debito per modernizzare il paese, mentre il filoputiniano AfD si oppone al riarmo negando il pericolo russo e non è neanche disposto ad aprire i cordoni della spesa per fare investimenti. Anche se diversi osservatori la giudicano discutibile sotto il profilo dell’opportunità politica, la sola strada percorribile in tempi brevi che abbia una discreta possibilità di successo è quella di fare approvare il pacchetto in tutta fretta in questa legislatura dall’uscente Bundestag entro fine marzo convocando due sessioni speciali al fine di evitare il blocco da destra e da sinistra nella prossima legislatura. Dal punto di vista costituzionale sembra non esserci nulla da eccepire visto che la Legge Fondamentale della Repubblica Federale prevede che il Parlamento uscente possa legiferare sino all’ultimo giorno in cui rimane in carica. L’imbarazzo è, come dicevamo, di opportunità politica, ovvero è corretto davanti agli elettori che un Bundestag espressione di una volontà popolare che non esiste più si riunisca per prendere una decisione così importante per non sottoporla al voto del neoeletto Parlamento? Fatte queste considerazioni, Merz e i suoi alleati proveranno comunque a forzare i tempi cercando l’appoggio  dell’unica forza possibile disposta a votare in questa legislatura il pacchetto: i verdi. Sconfitti alle elezioni del 23 febbraio scorso e all’opposizione, i verdi, sin da quando governavano con socialdemocratici e liberali, hanno sempre sostenuto la necessità di rimuovere il freno costituzionale al debito per favorire gli investimenti e il riarmo. Bloccati dal partito liberale, il partner di governo custode del mantra dell’austerità, e criticati aspramente per la stessa ragione dall’opposizione guidata da Friedrich Merz, categoricamente contrario al debito fino a due settimane fa, i verdi sono ora essenziali per cambiare le regole del gioco. Per loro è arrivato il momento di consumare una piccola vendetta nei confronti del cristiano democratico Friedrich Merz e del suo alleato bavarese, il cristiano sociale Markus Söder. Entrambi i leader di centro destra, durante tutta la campagna elettorale, non hanno lesinato dichiarazioni al veleno contro i verdi. Markus Söder (CSU) ha dichiarato senza mezzi termini “che non hanno la capacità di governare” e che mai avrebbero formato un governo con loro, mentre Friedrich Merz alla vigilia del voto inneggiava all’imminente fine di “verdi e pazzi di sinistra”. Il giorno successivo il cambiamento di rotta di Merz, uno dei leader dei verdi Felix Banaszak ha accusato il prossimo Cancelliere di aver conquistato la vittoria “con le bugie” assicurando che avrebbe finanziato il riarmo e gli investimenti senza ricorrere a debiti e che ora improvvisamente “si è svegliato di fronte alla realtà dei fatti”. I verdi, indispettiti dall’atteggiamento di Merz che annunciando ai giornalisti il Whatever it takes non ha fatto alcun cenno al “soccorso verde” di cui ha bisogno, da una parte non possono dire no a misure che avrebbero voluto varare loro, ma allo stesso tempo chiederanno alla nuova coalizione di governo investimenti anche nel settore delle energie rinnovabili e della transizione ecologica, tematiche scivolate in fondo alle priorità dell’agenda politica della Grande Coalizione. 

Conclusione: i tedeschi hanno compreso

Al di là delle ruggini tra i partiti, l’Amministrazione Trump sta avendo il merito di aver svegliato la Germania dal torpore dell’austerità dopo venticinque anni di immobilità targato Angela Merkel. Il mondo imprenditoriale, i sindacati e gli economisti hanno salutato favorevolmente gli investimenti. Sebastian Dullien, direttore scientifico dell’Istituto per la Macroeconomia e la Ricerca sul Ciclo Economico (IMK) spera in una spinta economica: “Se l’accordo avrà successo, la stagnazione dell’economia tedesca dovrebbe essere rapidamente superata”, ha detto. “La Germania sarà di nuovo in grado di agire economicamente e militarmente”. 

Ma anche l’opinione pubblica tedesca sembra aver colto la drammaticità del momento storico e l’urgenza di fare qualcosa, subito. Dal sondaggio ARD-DeutschlandTrend svoltosi dal 4 al 5 marzo scorso su un campione di 1.325 aventi diritto al voto per conto del primo canale televisivo di diritto pubblico ARD, emerge che il 66% del campione è favorevole all’aumento delle spese militari per rafforzare la difesa e le Forze Armate. Per quanto riguarda gli investimenti per le infrastrutture il consenso sale al 78%. Donald Trump ha svegliato la Germania, solo il tempo ci dirà fino a che punto.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link