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Da una parte il Governo, con il ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso, che benedice il piano di Transizione ecologica dell’Eni comprendente la chiusura degli impianti di Priolo e Ragusa, dall’altra il Pd che, invece, rilancia chiedendo di fermare la dismissione degli stabilimenti.
Urso, “green e salvaguardia posti di lavoro”
“In Sicilia il Polo del combustibile green, con la realizzazione di una bioraffineria per la produzione di diesel rinnovabile e Saf per aerei e il riciclo chimico di plastiche e, a Brindisi, il più grande impianto di accumulatori del Paese: bene gli investimenti sulla transizione green, così Versalis contribuisce alla politica industriale che guarda al futuro, consentendo all’Italia di diventare un polo produttivo nella tecnologia green”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in apertura dei lavori del Tavolo Versalis, apprezzando lo sforzo dell’azienda verso la salvaguardia dei livelli occupazionali lungo l’intera filiera, la continuità produttiva degli impianti di Brindisi, e del quadrilatero padano, con l’avvio di nuove produzioni per un modello industriale più sostenibile e competitivo.
Il sì della Cisl al piano
Favorevole al piano dell’Eni è la Cisl che ha preso parte al tavolo. “Il ministro Urso e il governo facciano da garanti di questo ‘patto solidale’ in tutte le sue fasi: istituzionali e aziendali” ha detto Nora Garofalo, segretaria nazionale di Femca Cisl, come riportato dall’agenzia AGI. La sindacalista si è mostrata fiduciosa sulla possibilità di “dare prospettiva e futuro ai siti di Brindisi, Priolo e Ragusa”, che altrimenti potrebbero “rischiare l’abbandono industriale”, invece i percorsi tracciati dal piano “li proiettano verso una persistenza dell’attività industriale nel tempo”. Lasso temporale su cui vigilerà il “monitoraggio: un’ottima idea, nella quale tutti quanti potranno seguire un percorso da seguire insieme”.
Tamajo, “da Eni conferme per l’occupazione”
Soddisfatto dell’incontro l’assessore regionale alle Attività produttive, Edy Tamajo, soprattutto in chiave della salvaguardia dei posti di lavoro. “Quello di oggi – dice Tamajo – è un segnale fondamentale per la tutela dei lavoratori e per il futuro della chimica sull’Isola e conferma quanto Eni aveva già detto lo scorso 26 febbraio nel corso di un incontro nella sede dell’assessorato. Il nostro impegno continua, sia sul fronte del dialogo con le aziende e con i sindacati sia nel confronto con il governo nazionale, affinché questo settore strategico possa avere un futuro solido e duraturo”.
L’assessore regionale ha “anche ribadito l’impegno per la riconversione industriale dell’area. Il governo Schifani segue questa vicenda sin dall’inizio e continua a lavorare affinché la nostra regione sia protagonista nel rilancio dell’industria chimica italiana, in linea con quanto affermato dal ministro che ha ribadito l’importanza di rendere l’intero comparto più competitivo e sostenibile”
Pd, “stop a chiusura impianti”
Il Pd, con il senatore Antonio Nicita, siracusano, conoscitore delle vicende del Petrolchimico, e con il il segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo e il deputato regionale del Pd, Nello Dipasquale, chiede lo stop alla chiusura degli impianti della chimica di base entro il 2025. “Il ministro Adolfo Urso, come al solito, sostiene – dicono gli esponenti del Pd – che il piano di Eni è lo strumento idoneo a garantire la riconversione in chiave green degli stabilimenti italiani. Ma a noi interessa che, assieme a questo, il governo assicuri non solo la piena garanzia occupazionale dei lavoratori ma anche il rilancio della riconversione ecologica e industriale e della riqualificazione, in particolare per quanto riguarda gli impianti di Priolo Gargallo, Siracusa, Ragusa ma anche di Milazzo e Termini Imerese. Stiamo parlando, tra lavoratori diretti e indotto, di migliaia di persone”.
“Non sia un piano di dismissione”
“Come Pd siamo e saremo al fianco dei lavoratori – aggiungono – che nei mesi scorsi, con i sindacati, sono scesi in piazza. E insistiamo perché il governo imponga alla sua partecipata, Eni, perché il piano di riconversione non sia un piano di dismissione, per cui alla fine gli investimenti netti di ENI si riducono. Occorre rilanciare il ruolo strategico di una chimica di base ambientalmente sostenibile e semmai affiancare a questa nuovi investimenti, non sostituirla, prevedendo contemporaneamente – concludono – la tutela e lo sviluppo dei territori interessanti con la necessaria salvaguardia di tutti i posti di lavoro”.
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