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La proposta di Michele Serra su Repubblica, fatta forse in spirito positivo quanto ingenuo, ha suscitato un no convinto e compatto da tutto il largo e articolato fronte che si oppone al riarmo europeo e al proseguimento della guerra in Ucraina.
Ha avuto il merito di suscitare un dibattito esteso e partecipato, tanto da stimolare contro-manifestazioni o proposte di concentrazione con le altre iniziative come quella in già calendario per il 5 aprile.
Il rifiuto è stato definitivo e totale portando addirittura al ripensamento organizzazioni e reti che avevano inizialmente aderito senza aver ben chiaro o sottovalutato i termini della questione in ballo.
Stessa convergenza sta cominciando a delinearsi sulla contestazione contro il reArm Europe, certamente con focalizzazioni diverse, ma tutte consapevoli del disastro verso il quale porta questa decisione per la quale sono state necessarie forzature delle regole e delle procedure senza precedenti e che mettono in discussione la legittimità delle istituzioni europee ed anche dei governi in carica.
È evidente, come mai prima, l’influenza delle potenti lobby internazionali in primis il sistema industriale militare franco tedesco britannico e la strapotenza di Black rock e dei grandi fondi di investimento che spingono per indebolire lo stato sociale europeo ed fare incetta dei risparmi delle famiglie.
Contro tutto questo non basta la protesta.
Dobbiamo evitare di perderci in rivoli contraddittori, in migliaia di eventi invisibili, l’uno staccato dall’altro, spesso in competizione, divisi da sfumature e dalla mancanza di informazione che i grandi media censurano e travisano.
Non possiamo limitarci alle manifestazioni, dobbiamo mobilitare la nostra capacità di resistenza civile usando le altre due armi della non violenza, il boicottaggio e il voto.
Pianificare una grande manifestazione nazionale, una, una sola, definitiva e ultima manifestazione contro la guerra e il riarmo, contro i vertici europei per far esplodere le contraddizioni nel governo e piegarlo ad un atteggiamento completamente diverso nella gestione del post guerra Ucraina. Un atteggiamento di dialogo alla pari dell’Europa con britannici americani e russi per giungere al disarmo strategico dall’Atlantico agli Urali, unica vera condizione di sicurezza.
Solo l’annuncio avrà un effetto dirompente, se tutta la stampa che guarda a sinistra ne darà l’adeguato rilievo e se le grandi organizzazioni (quale Cgil UIL Coop Acli, ONG, partiti politici, reti pacifiste, Agesci, Emergency, Pax Christi, ecc) daranno il dovuto sostegno anche finanziario.
Portare a Roma una presenza almeno pari a quelle per la Pace in Ucraina del 5 marzo e del 5 novembre 2022 e del 7 ottobre 2023 (con la Via Maestra), ma questa volta sotto i riflettori dei media e non censurata.
Raggiungere palazzo Chigi e Quirinale, una folla immensa in grado di spingere le scelte del governo italiano in altra direzione oppure dimettersi ed andare a nuove elezioni con un governo provvisorio di salvezza nazionale con tutte le forze non disponibili al diktat del reArm Europe.
In preparazione della manifestazione propongo di finanziare un coordinamento nazionale di una campagna di boicottaggio che duri almeno per tutto il periodo che coincide quest’anno del Ramadan e della Quaresima per mobilitare i consumatori a boicottare tutti i marchi e servizi interni alla filiera dei grandi gruppi che investono nei territori occupati di Palestina e i gruppi finanziari che partecipano al finanziamento europeo del sistema militare industriale e la spoliazione del sistema sociale europeo.
E infine, in preparazione alle elezioni nazionali e le prossime europee, proporre agli elettori Liste unitarie che mettano al primo posto, anche a livello regionale e locale, la pace e il disarmo come strategia globale, e le sue conseguenze nelle politiche sociali e ambientali per la difesa di un’Europa dei diritti del benessere diffuso e della pace.
Vorremmo quindi esortare Serra, ma anche Acerbo e Conte a rinviare le iniziative in calendario e concordare una data significativa (forse il 25 aprile si presterebbe) per unire le forze di tutto il movimento contro il riarmo e per l’Europa degna degli ideali di pace, equità e libertà alla base della sua esistenza.
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