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Firmata un’intesa che potrebbe avere un valore storico. Si punta a creare gli strumenti per cambiare l’assetto dello Stato
10 Marzo 2025
Articolo di Luca Bussotti
Tempo di lettura 4 minuti
Il presidente Chapo con il testo del documento. Foto dal profilo Facebook del capo di stato
C’è un convitato di pietra che aleggia su quello che sarebbe potuto essere un avvenimento storico per il Mozambico: la firma di accordi per ridefinire l’assetto dello Stato e delle sue istituzioni fra il presidente della Repubblica, Daniel Chapo, e i partiti di opposizione con seggi in parlamento o nelle assemblee provinciali, equivalenti dei nostri consigli regionali.
Il convitato di pietra di cui si scrive è Venâncio Mondlane, il vincitore virtuale delle elezioni del 9 ottobre scorso che, nel momento in cui gli “altri” firmavano l’intesa col presidente, era fatto oggetto di un attentato in piena Maputo, da cui è sfuggito miracolosamente. All’aggressione ha fatto seguito un’intimazione a comparire davanti alla Procura Generale della Repubblica, per fatti legati allo scorso anno, con l’accusa di incitamento alla disobbedienza civile. A questo provvedimento Mondlane non ha risposto.
L’accordo
Due scenari diversi per un paese che non è più uno, ma in cui la frattura originatasi con le ultime elezioni ha provocato una divisione che sembra insanabile. Alle manifestazioni popolari di Venâncio Mondlane, il paese “istituzionale” ha dunque risposto col bastone (attentato) e con la carota (accordo).
Lutero Simango, presidente del Movimento democratico del Mozambico (MDM) fra i firmatari dell’intesa, sentito telefonicamente da Nigrizia, ha affermato che questo accordo può costituire un punto di svolta per la politica mozambicana. Secondo Simango, infatti, è la prima volta che il Frelimo accetta non soltanto di trattare con le opposizioni questioni che vanno al cuore della riforma dello Stato, ma anche di inserire clausole che in genere sono ritenute eccessivamente stringenti e vincolanti dalla formazione di maggioranza, alla guida del paese dal 1975.
In realtà, il documento non definisce contenuti, ma la metodologia con cui si dovranno affrontare le problematiche emerse dagli incontri tenuti fra governo e opposizioni. Il primo tema, una sorta di premessa del documento, è dedicato alla poca trasparenza dei processi elettorali. A questo sono state aggiunte questioni di ordine socio-economico, quali l’elevato costo della vita, la disoccupazione, i problemi abitativi, l’assistenza sanitaria e altri.
Da qui, il documento identifica le aree prioritarie di intervento: revisione costituzionale, con la necessità di rivedere i poteri del presidente della Repubblica, decentralizzazione la politica,”departitizzare” l’apparato dello Stato e riformare il sistema della giustizia e quello elettorale; governance: approvazione della legge sui referendum (prevista dalla Costituzione, ma mai approvata), professionalizzazione delle forze armate, revisione della politica di sfruttamento delle risorse minerarie, che dovranno beneficiare in misura maggiore il Mozambico rispetto agli investitori stranieri, riconciliazione e unità nazionale, mediante misure economiche inclusive.
Il rispetto per lo Stato democratico e di diritto rappresentanza sono gli assi portanti di tutta l’impalcatura dell’accordo. Lo strumento identificato per portare avanti le suddette misure è rappresentato da una Commissione tecnica costituita da due rappresentanti per ogni partito firmatario, insieme a tre membri scelti dalla società civile. Il funzionamento di questo organismo prevede che le scelte vengano prese all’unanimità o, al massimo, con una maggioranza di tre quarti, in modo – come ha sottolineato Simango – da scongiurare la possibilità che il Frelimo, da solo, imponga la propria volontà.
La Commissione Tecnica si avvarrà di consulenti esperti per ogni materia, al fine di avanzare proposte specifiche, che dovranno poi essere approvate e, in ultima istanza, passare alla discussione parlamentare.
I possibili ostacoli
Proprio il passaggio parlamentare potrebbe rappresentare l’inghippo principale. Ammesso che la Commissione, dopo che i consulenti hanno prodotto le loro proposte, riesca ad approvare l’intero pacchetto di riforme, il parlamento potrebbe, in teoria, mandare tutto all’aria. Chi presenterà al parlamento la proposta sarà il presidente della Repubblica, e lì potrebbe aprirsi un gioco delle parti fra il Frelimo (che gode di un’ampia maggioranza) e lo stesso Chapo. Il risultato potrebbe essere che almeno alcuni degli articoli ritenuti più “pericolosi” per tutelare gli interessi del partito e dei suoi potenti gruppi di pressione possano essere affossati.
In particolare, il pensiero va alla riforma del sistema elettorale. Qualcuno ha infatti già ventilato l’ipotesi dell’introduzione del sistema di voto elettronico, sullo stile brasiliano. Questa modalità lascerebbe poche chance al Frelimo di continuare a manipolare i risultati che escono dalle urne, come accaduto alle ultime elezioni.
L’altro elemento che ancora stride riguarda le opposizioni: da un lato, il popolarissimo Mondlane sta per il momento fuori da questo accordo, dall’altro tutte le altre formazioni di opposizione hanno firmato il documento. Riempire questo gap, secondo Lutero Simango, sarà la difficile impresa delle prossime settimane.
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