“Sos salvateci” dalla crisi senza fine della Spal

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di Daniele Vecchi

Sos salvateci” fu un bello e perentorio striscione goliardico esposto in Curva Ovest dal gruppo Spal Fans nella stagione 1992/93 con tanto di salvagenti e canotti, verso la fine della sciagurata stagione che decretò la retrocessione dalla Serie B alla Serie C, un ritorno in terza serie dopo la fantastica cavalcata dell’anno precedente con l’indimenticabile Gibì Fabbri al timone.

Ora, nel 2025, dopo alcune generazioni passate su quei gradoni, dopo tanti anni di magoni e sacrifici, e qualche effimera ma estasiante soddisfazione ai massimi livelli del calcio, ora come allora, i tifosi della Spal e della Curva Ovest, non sanno più che pesci pigliare.

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L’aggravante psicologica di questa situazione, ovvero la Spal in caduta libera che rischia seriamente di retrocedere in quarta serie, è il ricordo ancora abbastanza fresco di ciò che accadde all’incirca nello stesso periodo di sei anni fa.

Tra marzo e aprile 2019 infatti, la Spal – sempre gli stessi colori, la stessa città, lo stesso stadio, la stessa viscerale passione – ebbe la meglio, nell’ordine, in tre partite casalinghe, della Roma 2-1 (reti di Fares e Petagna), della Lazio 1-0 (rigore di Petagna all’89’) e della Juventus 2-1 (reti di Bonifazi e Floccari).

Fece sorridere a quel tempo la minimizzazione da parte dei tifosi di altre squadre oltre il fiume Reno, che contestavano “la Juve ha giocato con la Primavera” (gli attaccanti per i bianconeri quel giorno erano Dybala e Kean, non esattamente Gianni e Pinotto), sintomo di malcelata e inconfessabile invidia.

Poi le cose sono andate come sono andate (anche per la squadra oltre il Reno, con il senno di poi), è arrivato l’esonero di Leonardo Semplici nella stagione successiva, e tutto, molto velocemente, è andato a catafascio.

Arrivò la mesta retrocessione in Serie B con gli stadi chiusi per il Covid, e poi il buio assoluto targato Joe Tacopina, al netto dei proclami tipo “La Spal sarà la nuova Atalanta” (titolo dell’intervista del presidente della Spal a Tuttosport il 26 marzo 2022).

Oggi le cronache parlano di un insuccesso sportivo, imprenditoriale e comunicativo che a Ferrara non si vedeva da tempo. Un disastro totale fatto di silenzi, assenze, mancanza di chiarezza e prestazioni imbarazzanti sul campo.

E quindi adesso quale futuro attende i tifosi spallini?

È già cominciato il “tutti contro tutti”, nella più classica guerra tra poveri?

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Pare di sì.

Ma se giocatori, allenatori, dirigenti, presidenti e finanziatori se ne vanno, chi rimane?

Rimangono tutti coloro che portano la Spal e la città nel cuore.

Ma a quale prezzo?

Con quale situazione mentale e motivazionale si ricomincerà, dopo le evanescenti parole spese in questi anni dalla proprietà?

Parlando per luoghi comuni, “una volta toccato il fondo si può solo risalire”, ma anche “una volta toccato il fondo si può anche cominciare a scavare“, visto che al peggio non c’è mai fine.

Ma mentre l’assordante silenzio societario parla da sé, i più ottimisti raccontano di fatti oggettivi, dicendo “mancano ancora otto partite” (il numero di partite diminuisce mentre i punti rimangono sempre gli stessi) e aspettando quindi questa benedetta “svolta“.

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Ma i presupposti non paiono esserci, perché al momento il linguaggio del corpo di tutti coloro che scendono in campo e gestiscono il mero ambito sportivo (e non solo), racconta di un chiaro atteggiamento alla “abbiamo mollato”.

Speriamo di sbagliarci.

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