Ron Rowan, il fu presidente del Pistoia Basket: anatomia di una caduta

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Dall’entusiasmo all’orlo del baratro, passando per il caos sportivo e il caso Maverick: la breve ma intensa parabola discendente del dimissionario Rowan

Una liberazione. Non vi sono altre parole che possono descrivere con più accuratezza la sensazione provata dai tifosi biancorossi in queste ore. Il presidente Ron Rowan si è dimesso e con lui a breve se ne andrà anche il figlio Maverick. Si è così finalmente compiuto il desiderio più bramato. Il Pistoia Basket è stato liberato. A pensare a come tutto era nato, col ritorno in città di una vecchia gloria amata e mai dimenticata, il tutto assume contorni surreali. Eppure, Rowan ci è riuscito.

In nemmeno un anno dalla sua ricomparsa a Pistoia, è passato da essere – almeno per alcuni – un “salvatore” ad esser odiato al pari di uno storico rivale. Dal presidente del rilancio e dalle altissime ambizioni, al proprietario di un fallimento societario fortunatamente soltanto rasentato. Questa è l’anatomia di una caduta, inesorabile e fragorosa.

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IL BAGNO DI FOLLA AL PALACARRARA

Il 4 aprile 2024 il closing diveniva ufficialità. Le quote di maggioranza del club venivano cedute alla East Coast Sport Group Italia S.r.l del tuttora amministratore Ron Rowan. Le indiscrezioni delle settimane precedenti erano state confermate nero su bianco. Per il Pistoia Basket sembrava essersi aperta una opportunità più unica che rara. Investitori americani pronti a guidare l’ascesa del club verso vette inesplorate guidati da un beniamino dell’Olimpia Pistoia. L’entusiasmo dilagante trovò il suo massimo sfogo alla prima apparizione pubblica di Rowan da futuro presidente biancorosso.

Erano passati appena tre giorni e al PalaCarrara si giocava Pistoia-Reggio Emilia. Un match già di per sé ricchissimo di emozioni con i biancorossi a spuntarla all’ultimo tiro. Fin da prima della palla a due e poi subito dopo l’ultima sirena, andò in scena anche il Rowan-show tra abbracci, strette di mano e cori dedicati. Il primo bagno di folla immortalato sul proprio smartphone come si fa con quei momenti indimenticabili per poterli rivivere ogni qualvolta lo si desideri. Immagini che adesso invece tutti, per come da lì in poi sono andate le cose, vorrebbero probabilmente cancellarsi dalla memoria.

PRIMI SCRICCHIOLII E MALUMORI

I primissimi scricchiolii erano in realtà arrivati quasi nell’immediatezza. Degli investitori americani non si sapeva assolutamente nulla – non che ad oggi questo sia cambiato di molto – così come non era chiara la “potenza di fuoco” dello stesso Rowan. Non tardarono ad arrivare poi anche i primi forti malumori, per la precisione circa ad una settimana dalla conclusione della splendida cavalcata fino ai play-off dei biancorossi. Periodo in cui coincise l’addio dell’amatissimo coach Nicola Brienza, maturato nonostante l’incredibile stagione appena conclusa, vissuta con un entusiasmo unico.

Un divorzio soffertissimo per i tifosi, giunti a chiedere chiarezza sul progetto sportivo della nuova proprietà, pronta a smantellare nell’immediato quanto costruito in precedenza. E quella del tecnico canturino fu solo la prima tessera del puzzle. Il roster fu completamente stravolto eccezion fatta per Gianluca Della Rosa e Lorenzo Saccaggi, le due bandiere che ancora sventolano altissime in via Fermi. La grossa novità fu rappresentata dal passaggio al 6+6.

I malumori si trasformarono presto in preoccupazione quando durante la conferenza di presentazione del nuovo progetto il neo presidente Rowan svicolò ogni domanda sul proprio passato recente e sulla disponibilità economica della nuova proprietà. Ciò che quel giorno fu spacciato per un progetto ambizioso non si è rivelato che fumo negli occhi. Una Pistoia stabilmente ai play-off, la volontà di partecipare alle coppe europee, un palazzetto più ampio e funzionale con tanto di ulteriori strutture nel circondario. Senza dimenticare l’idea di una squadra più grossa e fisica, presto naufragata, ed in generale una crescita esponenziale in tutti i campi. Tutte promesse disattese.

L’ARRIVO DEL FIGLIO MAVERICK

Di lì a poco sarebbero iniziate a circolare le prime voci sulla presunta “onnipotenza” del presidente Rowan. Proprietario, presidente, direttore sportivo e persino allenatore. Sì perché l’arrivo di coach Calabria – fino a quel momento solo allenatore in high school – aveva alimentato il pensiero che fosse lo stesso numero uno biancorosso a prendere le decisioni di campo dopo le conferme che fosse già lui a prendere quelle sportive da dietro la scrivania. Gli stessi primi acquisti in fase di presentazione affermarono infatti di essersi interfacciati direttamente con lui durante le trattative per l’approdo a Pistoia, difatti privando il vero ds Marco Sambugaro di uno dei suoi compiti principali.

Soltanto uno dei nuovi acquisti affermò come la nuova tappa della sua carriera fosse stata tutta opera del suo agente. Il colmo è che il giocatore in questione altro non era che Maverick Rowan, figlio dello stesso presidente Ron. Per chi già si era messo in contrasto con le scelte della nuova proprietà, quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Fu impossibile per chiunque non vedere la chiara possibilità di un enorme conflitto di interesse nonché dell’inserimento nello spogliatoio di una bomba ad orologeria. Teoria che in futuro avrebbe confermato – parlandone direttamente – coach Okorn. Il tutto senza peraltro dover entrare in un discorso tecnico, un vero e proprio ginepraio visto il curriculum del classe ’96.

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E pensare che il ciclone scatenatosi su Rowan Jr era solo all’inizio. Con le prime partite divenne chiara la volontà del presidente di costruire la squadra esclusivamente attorno al proprio figlio, in campo sempre oltre i 35 minuti nonostante prestazioni a dir poco altalenanti. Escluso l’exploit di Cremona, Maverick ha raccolto ben poche sufficienze, distinguendosi soprattutto per egoismo, scarse percentuali e una totale noncuranza della fase difensiva. Dietro le quinte intanto lo spogliatoio iniziava a sgretolarsi e il clima – con il figlio del presidente al suo interno – diventava sempre più irrespirabile.

CAOS PANCHINA

Proprio la partita di Cremona tolse ogni dubbio sull’inserimento nelle decisioni tecniche del presidente Rowan e dell’ingestibile situazione riguardante il figlio. La lite in diretta nazionale tra coach Calabria e i Rowan fece scoperchiare definitivamente il vaso di Pandora. Il presidente obbligò l’allenatore a reinserire Maverick al posto di Gianluca Della Rosa. Una scena forse mai vista nella storia di questo sport. E non si venga a dire che sia stata una mossa vincente, il “lungo periodo” ne è stata la conferma lampante. Sembrava essersi toccato l’apice ma la vetta si raggiunse invece con Venezia. Lo screzio porta alla rottura e Calabria non va in panchina per un “virus gastro-intestinale”. Nel referto figurerebbe come allenatore l’assistente Beppe Valerio ma il coach “di fatto” della partita altro non è che lo stesso Ron Rowan. Il presidente chiama i time-out, parla con i giocatori ed effettua i cambi. Una “giocata” costatagli recentemente l’inibizione per tre mesi inflittagli dalla Federazione.

Calabria, completamente svalutato dal suo status, lascia campo libero a Tommaso Della Rosa nel match di Varese prima di lasciare la squadra non senza una querelle “giudiziaria”. Alla fine, nonostante il tentativo di Rowan di licenziarlo per giusta causa, il rapporto si conclude con una risoluzione consensuale. Inizia dunque la breve era Markovski, giunto a Pistoia per provare a risollevare una situazione complicatissima per le suddette problematiche nel rapporto tra presidente e coach. Un muro sul quale sbatte senza soluzione di continuità anche lo stesso ex tecnico di Sassari. Sei partite e sei sconfitte di fila per il nativo di Skopje. È dunque tempo di un nuovo ribaltone in panchina, con l’approdo in biancorosso del tuttora coach sloveno Gasper Okorn. Considerando le apparizioni ad interim degli assistenti, il quinto allenatore a presenziare nella Serie A 24/25 per Pistoia.

Al caos sulla panchina vi è poi da aggiungere la confusione creata a livello di roster. Giocatori che vanno e vengono come da un supermercato, un’amalgama impossibile da creare e un gruppo – almeno fino ad ora – mai unito, nonostante la presenza del legatissimo nucleo italiano. Rotazione a sette stranieri, addii precoci e rinforzi solo in parte azzeccati. L’unico punto fermo resta Maverick Rowan che anche per coach Okorn si rivela una grossa gatta da pelare. Dopo tre sconfitte consecutive – il computo totale sale a 9 – il CT dell’Ungheria ottiene il suo primo successo da coach di Pistoia prima di tre nuove sconfitte di fila. All’orizzonte nel frattempo si intravede un denso e minaccioso nuvolone nero.

SULL’ORLO DEL BARATRO

La lunga pausa per Coppa Italia e nazionali avrebbe dovuto portare consiglio e, possibilmente, qualche rinforzo. Al contrario, mentre i giorni passavano, il buio calava inesorabilmente in via Fermi. Passano i giorni e non vi sono nemmeno voci su possibili sostituti dell’infortunato Christon e del partente Anumba. Specie con l’addio di quest’ultimo, un innesto italiano si rivela fondamentale per non incappare in una salata multa per mancanza di tesserati azzurri. Le domande trovano presto risposte.

La società è sprofondata in una grave crisi finanziaria durante la gestione del presidente Rowan. Il clima di apprensione tocca nuove vette. Le voci su presunte difficoltà finanziarie sono – tra le righe – sia confermate dal consigliere Steven Raso sia dal preoccupante immobilismo sul mercato. L’attesa è tutta rivolta al CdA di martedì 25 febbraio, al termine del quale Rowan conferma di non poter dare garanzie economiche. Il terrore è quello di non riuscire a pagare le pressanti scadenze federali ed andare in contro al rischio esclusione dal campionato. La successiva riunione dei consiglieri risulta decisiva in vista del ravvicinato impegno di Napoli, per il quale Pistoia non ha ancora il necessario numero di tesserati.

Dal “nulla”, sbuca il consigliere Joe David – amico del presidente Rowan – il cui ingresso nel CdA era stato ufficializzato durante la stagione. È il direttore di un centro fisioterapico americano, nonché coach di basket, a mettere sul piatto circa 250mila euro utili a salvare momentaneamente il club. Pistoia perde Christon in direzione Cremona ma tessera Ceron sul filo di lana. La multa è evitata e la squadra può partire per Napoli. Nel caos generale, il gruppo – ridotto numericamente – si stringe e firma un’impresa che resterà scolpita negli annali del basket italiano. Una squadra sull’orlo del baratro che rinasce come una fenice dalle proprie ceneri e compie un miracolo trionfando nello scontro salvezza.

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LE DIMISSIONI

Rowan, la cui posizione si è nettamente indebolita dopo l’iniezione di liquidità di David, è ora messo alle corde. Il CdA – formato anche da Dario Baldassarri, Massimo Capecchi e Steven Raso – sfiducia il presidente biancorosso, ancora incapace di fornire le necessarie garanzie economiche. La decisione dell’ex Olimpia è quella inevitabile delle dimissioni. Lo scettro passa in mano allo stesso David, grazie al quale è stata pagata la sesta rata Fip.

Dopo nemmeno un anno si è dunque chiusa l’era Rowan. Una caduta in picchiata, terminata con un fragoroso boato. E per fortuna, a provocarlo non è stato il “botto” del club, nonostante la sua mala-gestione, bensì un urlo di liberazione dei tifosi. Seppur la stagione debba ancora essere salvata totalmente – prima economicamente che sportivamente – con altri costi da onorare da qui alla fine del campionato, il clima è ora tornato parzialmente a distendersi.

In attesa di novità su un futuro ancora da decifrare, la certezza sembra essere una lontananza dell’ormai ex presidente Rowan da Pistoia, pur senza dimenticare che lo stesso resta amministratore della East Coast Group Sport, la quale controlla le quote di maggioranza del club biancorosso. Arrivato in pompa magna e facendosi largo a suon di promesse, Rowan ha pagato lo scotto maggiore che si potesse immaginare. Parafrasando il brano “Volevo essere un duro” – (Che non gli importa del futuro) – di Lucio Corsi, “Vivere la vita non è un gioco da ragazzi“. E nemmeno fare il presidente.





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