Mucciafora, un borgo da scoprire e non da dimenticare: ecco l’appello delle due giovani consigliere contro lo spopolamento

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I sogni son desideri di felicità, ma quello che voglio raccontarvi oggi, non è solo un sogno, ma una storia vera, fatta da racconti remoti custoditi in un tempo disegnato da acquarelli di tutti i colori. Non è una fiaba, anche se, aprendo gli occhi e scrutando il verde che tanto scuote l’anima, sembra di essere capitati in un mondo lontano, di antichi valori, ormai forse perduti dal ticchettio frenetico dell’orologio, amico della società contemporanea.

Il borgo Mucciafora dall’alto

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La buona notizia che sto per darvi è che questo posto incantato esiste. Si chiama Mucciafora ed è una frazione del comune di Poggiodomo, il più piccolo in Umbria, in provincia di Perugia. Il borgo, sospeso sulla valle del Tissino a 1070 metri, rappresenta un connubio perfetto tra storia, natura e leggenda.

Mucciafora

Dopo secoli di storia Mucciafora oggi, conta solo circa otto abitanti, che vivono qui per tutto l’anno, ma come racconta Ludovica Ranieri, 26 anni, consigliera della Pro Loco dal 2021, “un borgo vuoto non significa che sia abbandonato. Noi torniamo sempre e organizziamo tantissimi eventi, per far scoprire questo posto alle persone, che rimangono meravigliate. E’ un paese molto piccolo, ma grazie alla comunità mucciaforina, riusciamo a renderlo vivo, soprattutto l’estate, ma non solo, poichè adesso stiamo organizzando eventi tutto l’anno, riprendendo le vecchie tradizioni, ma adattandole anche ai nostri giorni”. 

Le attività organizzate dalla Pro Loco, sono il giusto antidoto per combattere lo spopolamento, tra queste troviamo:  l’escursionismo, importante sottolineare che da Mucciafora si possono vedere contemporaneamente tre regioni, il Lazio con il Monte Terminillo, l’Abruzzo con Il Gran Sasso e l’Umbria con Il Vettore. Non mancano inoltre eventi dedicati ai bambini, serate danzanti, feste di paese, estemporanee di pittura, visite guidate ed eventi culturali; nel 2024 infatti, Mucciafora è diventato il secondo borgo della lettura in Umbria

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Inoltre, Ludovica ha raccontato la sua personale esperienza e il suo rapporto con la terra d’origine: “Io vivo a Roma, ma appena posso torno, perchè sono molto legata a questo posto. Qui è stata la mia infanzia e voglio che sia, anche quella di tanti altri bambini. Per me rappresenta un rifugio, una fuga dalla città e dalla quotidianità e spero che il borgo torni a essere vivo“.

Un’altra testimonianza arriva da Beatrice Forte, 27 anni, anche lei consigliera della Pro Loco e racconta: “Con gli anni Mucciafora si è sempre di più spopolata, fattore legato inevitabilmente, alle uniche due attività lavorative possibili, la pastorizia e l’agricoltura. L’interesse dei giovani comunque sia non manca, c’è la volontà di tenere vive le radici. Ci sono ragazzi, che attraverso lo smart working, riescono a trasferirsi qui per dei periodi, anche se i servizi sono scarsi; per fare la spesa e per i prodotti della farmacia, arriva un camion e un corriere”. 

La casa Medievale

Le due ragazze, Ludovica e Beatrice, chiedono: “Un aiuto alla Regione, perchè da soli è difficile. Noi siamo una piccola Pro Loco e pensiamo che questi borghi non meritino di essere dimenticati o di restare invisibili, ma di essere conosciuti, poichè hanno una lunga storia tutta da scoprire“. 

La storia

Mucciafora, un borgo arroccato a 1070 metri d’altitudine, cela una storia tanto antica quanto tumultuosa. Posizionata su un crinale montano che sovrasta le vallate umbre, Mucciafora non è soltanto uno spettacolo per gli occhi, ma un racconto di epoche antiche. Circondata dall’Altopiano dell’Immagine, le dolci ondulazioni del suo terreno raccontano di insediamenti umbri pre-romani, anche se l’origine del nome rimane un mistero, avvolto nelle pieghe del tempo. Nel XV secolo, il borgo divenne un nodo cruciale nelle lotte tra guelfi e ghibellini. L’influente nobile Bernardino Amici, un ardente ghibellino, scelse Mucciafora come baluardo contro le forze papali, ma questa scelta bellicosa aveva il suo prezzo; Innocenzo VIII ordinò la distruzione del castello non una, ma due volte tra il 1489 e il 1490, un segnale della caparbietà dei suoi abitanti. Il borgo cercò poi di ricucire i legami con le autorità.

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La Fonte

Nel 1507, i mucciaforini chiesero perdono alla Repubblica di Cascia promettendo lealtà in cambio del diritto di restaurare le sue mura. Tuttavia, la passione per le lotte ghibelline non si spegneva facilmente. Quando Bernardino Amici fu nuovamente in pericolo a Cascia nel 1514, Mucciafora gli corse in aiuto. La risposta papale fu immediata: la definitiva distruzione del castello nel 1516. Nel susseguirsi delle epoche, Mucciafora fu teatro di contese territoriali che videro protagonisti Cascia, Spoleto e la stessa Sede Apostolica.

Fu nel tumulto del 1809, sotto il regime napoleonico, che il borgo entrò a far parte del neoformato comune di Poggiodomo, mantenendo una piccola autonomia che durerà sino alla Restaurazione Pontificia e all’Unità d’Italia. Il XX secolo non fu meno tormentato. Nell’autunno del 1943, durante la seconda Guerra Mondiale, Mucciafora si trovò al centro di uno scontro tra forze partigiane e occupanti nazifascisti. La brigata partigiana, guidata dal montenegrino Svetozar Lakovic, trovò rifugio temporaneo nel borgo, ma poi l’assalto nazifascista scatenò un tragico epilogo: la strage di sette civili innocenti. Mucciafora è oggi una testimone silenziosa di secoli di lotte e di cambiamenti. La sua storia, incisa nelle pietre e nelle strade del borgo, continua a narrare le vicende della comunità. 

Luoghi da visitare

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  • Il centro storico: nonostante la perdita delle sue antiche fortificazioni e del castello originario, continua a incantare i visitatori con il suo fascino incontaminato. Arrampicato su una collina, il paese è attraversato da una suggestiva strada a gradinate, che offre una vista mozzafiato sulla valle del Tissino. Questo luogo poco influenzato dall’urbanizzazione moderna è il punto di partenza ideale per avventurose escursioni nella natura. Il centro storico di Mucciafora, interamente pedonale, è un intricato labirinto di vicoli pittoreschi e scalinate sinuose. Qui, le murature custodiscono ancora preziose tracce di elementi architettonici romani e medievali, testimoni di un passato ricco e stratificato. Ogni angolo riserva scorci che si aprono su panorami incantevoli, dove le antiche mura e i gradini si fondono con la vista delle montagne circostanti, fino ad abbracciare l’intera catena dei Sibillini, il massiccio del Gran Sasso e il Terminillo. Uno dei punti più affascinanti è la terrazza con l’antico lavatoio pubblico, ancora in uso. Da qui, la vista si distende armoniosamente sulla valle, regalando uno spettacolo indimenticabile;

La piazza Don Mattia Amadio, detta Lu Colle 

  • Chiesa di San Bartolomeo:  è la chiesa parrocchiale di Mucciafora, un tempo fulcro spirituale del territorio, è intitolata al suo Patrono, San Bartolomeo Apostolo. Nel XIV secolo, questa storica struttura era parte integrante del Plebato di Roccatamburo. La facciata a capanna, realizzata con eleganti filari di pietra levigata, mette in risalto un portale arcuato adornato con l’immagine dell’Agnello di Dio. In seguito al terremoto del 1703, l’oculo centrale originale fu sostituito da una finestra rettangolare. Il restauro avvenuto nel settecento ha trasformato l’interno della chiesa, arricchendolo con elementi e arredi tardo barocchi. Il pavimento in cotto e lo splendido soffitto a cassettoni lignei dipinti contribuiscono all’atmosfera di sacralità e bellezza. L’altare maggiore, con colonne a chiocciola tortili e un finto baldacchino, incornicia magnificamente una tela settecentesca raffigurante la Madonna Assunta in cielo, affiancata da San Bartolomeo Apostolo e Sant’Andrea Avellino. Il restauro della chiesa si deve all’instancabile operato di don Mattia Amadio, parroco di Mucciafora dal 1702 al 1763. Amadio, figura carismatica e venerata, è stato al centro di numerosi eventi miracolosi, tra cui il celebre Miracolo delle Lacrime dell’Addolorata di Norcia, avvenuto nel 1735. Dopo la sua morte, avvenuta in odore di santità, nel 1782 fu avviato il processo informativo per la sua beatificazione, purtroppo interrotto dall’occupazione napoleonica. Oggi, la tomba del devoto sacerdote è custodita con cura all’interno della chiesa, un simbolo eterno del suo legame con la comunità;

La Chiesa di San Bartolomeo

  • Chiesa sepolcrale di Santa Giuliana: di fronte alla chiesa di San Bartolomeo si erge la suggestiva costruzione del XIV secolo dedicata a Santa Giuliana di Nicomedia. Questa cappella, caratterizzata da una navata semplice con volta a botte, presenta un esonartece, separato dall’interno da una raffinata grata in legno. Sull’altare è collocata una tela che ritrae la Santa nel giorno del suo martirio, mentre incatena il diavolo tentatore. Sulla parete sinistra dell’altare, permangono ancora frammenti degli affreschi trecenteschi che un tempo ornavano l’edificio. In passato cimitero del paese, questo luogo continua a essere utilizzato per le sepolture. Due botole nel pavimento rivelano l’esistenza della camera sepolcrale ipogea, dove venivano inumati i mucciaforini;

La Chiesa sepolcrale di Santa Giuliana

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  • Piazza dei Combattimenti: situata in prossimità del complesso monumentale delle chiese di San Bartolomeo e Santa Giuliana, si apre una piazzetta dedicata alla memoria dei caduti di Mucciafora. In questo luogo, una lapide commemora coloro che persero la vita durante la prima Guerra Mondiale. Accanto a essa, una seconda lapide accompagnata da un monumento realizzato in marmo e bronzo rende omaggio alle vittime della strage nazifascista avvenuta il 30 novembre 1943;

La piazza dei Combattimenti

  • Chiesa di Sant’Angelo di Casale: a breve distanza dal centro abitato, nei pressi del cimitero, sorge la chiesa più antica tuttora esistente a Mucciafora. Sebbene esistesse un altro edificio sacro risalente all’anno mille, situato nei pressi del castello e dedicato a Sant’Antonio Abate, esso è andato completamente distrutto. La chiesa di Sant’Angelo, con origini stimate intorno al XII-XIII secolo, si distingue per gli elementi tipici dell’architettura romanica: le pareti interne mostrano una cortina molto ordinata, con conci disposti a filaretto e il portale presenta una lunetta. L’interno, caratterizzato da un’unica navata con pavimento di pietra locale, è illuminato da una monofora. Il presbiterio rialzato ospita l’altare, con l’abside esterna decorata da affreschi. Un dipinto secentesco rappresenta i Padri del deserto, San Girolamo e Sant’Antonio Abate, su uno sfondo roccioso, con l’Arcangelo Michele al centro della scena mentre sconfigge Lucifero, insorto contro Dio e lo precipita all’inferno. Questa rappresentazione sottolinea come, oltre al culto di San Michele introdotto dai Longobardi, in questa regione fosse particolarmente venerata anche la tradizione dei grandi asceti, diffusa dai monaci orientali;

 La Chiesa di Sant’Angelo di Casale



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