Moda e “Camere delle Meraviglie”, in mostra la tradizione di collezionare le cose più eccentriche

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


La meraviglia è un abito di Mary Katrantzou per la collezione 2019, che celebrava i 10 anni del marchio. Cosparso di un’infinità di farfalle policrome, incorniciate, stampate e ricamate di paillettes: come indossare la parete di una mirabolante Wunderkammer. «È bellissimo in foto, ma dal vivo è spettacolare», si entusiasma Colleen Hill, curatrice senior del Fashion Institute of Technology di New York, che fino al 20 aprile lo presenta in una mostra intitolata Fashioning Wonder: A Cabinet of Curiosities. «L’ispirazione sono le “Camere delle Meraviglie” esplose tra Rinascimento e Barocco, stanze che collezionisti appassionati di natura, scienza e nuovi mondi riempivano delle cose più eccentriche e oscure. Katranzou con quegli abiti ha provato a raccontare l’urgenza di accumulare oggetti da identificare, studiare, custodire. C’erano gonne e vestiti stampati con conchiglie e farfalle, ma anche francobolli e gioielli: tutte cose che venivano collezionate. E questo mi ha fatto riflettere su qualcosa che è più di una coincidenza. Perché i designer raccolgono idee, immagini, fascinazioni, le mettono insieme, creano. E presentano su una passerella quella che alla fine chiamiamo proprio… collezione».

E se la moda non fosse altro che una gigantesca Wunderkammer in costante mutazione? Il tema riporta a un’epoca di scoperta e stupore, quando nobili e umanisti che subivano il fascino di novità e scoperte stipavano magiche stanze piene di cassetti, vetrine e bacheche con miniature, zanne di animali, pietre, coralli, perle deformi, reperti archeologici, semi di frutti esotici. «E moda», precisa Hill, affacciata al computer dalla sua luminosa casa newyorkese. «Ce n’era tanta, per esempio nelle collezioni italiane erano popolari le Chopine, calzature che le ricche cortigiane veneziane indossavano nel XVI secolo. Con zeppe di altezza folle, anche oltre i 30 cm, spesso decorate con pietre preziose. I collezionisti acquistavano per lo più da esploratori e viaggiatori che tornavano dall’Asia o dalle Americhe, con oggetti facili da trasportare: sandali, babbucce, copricapi, bracciali. Artefatti e ornamenti con le piume erano molto popolari, insieme a uccelli, sia vivi che impagliati, fossili, globi celesti, fiori essiccati, trompe l’œil». L’arte di “ingannare l’occhio”, racconta Hill, era praticata già nell’antica Grecia. «La sezione Illusions presenta una creazione di Pucci del 1955: sembra un abitino da cocktail fatto di code di visone cucite insieme, ma è seta stampata con straordinario realismo». Gioca invece con gli effetti ottici l’abito del 1996 di CD Greene per Tina Turner, ornato di specchietti e strass, mentre sono pezzi da collezione l’abito zebra di Tom Ford, 2013, con criniera nera sulla schiena, o la piccola borsa teschio della designer Masaya Kushino. C’è anche una sezione chiamata What Is It? in cui lo spettatore è incoraggiato a interagire con gli oggetti, come l’ombrello di seta rossa degli anni 50 che nel manico a forma di violoncello nasconde un carillon: se lo carichi suona Il bel Danubio blu. «La Wunderkammer è anticipatrice del concetto moderno di museo. Ed è interessante notare come non ci si è mai soffermati più di tanto sulla presenza della moda nei cabinet». Sotto la direzione di Valerie Steele, il Fit di New York coltiva da tempo mostre ambiziose nell’approccio. Qui la curatrice è arrivata anche ad interpellare uno psicologo, per «comprendere a fondo le dinamiche dietro la curiosità».

Se dovesse scegliere tre oggetti preferiti per riassumere Fashioning Wonder, «il primo non sarebbe un abito ma un tavolo», dice Hill. «Del XVIII secolo: Bill Cunningham, famoso fotografo del New York Times, lo ha ricoperto di piume e regalato a Isabel Eberstadt, autrice e socialite di un guardaroba incredibile acquisito dal museo alla sua morte. Tempo dopo, il marito Frederick ci donò anche il tavolo e questa è la prima volta che si è presentata l’occasione di mostrarlo al pubblico». Il secondo oggetto è una borsetta «unica nel suo genere, una conchiglia di ostrica e argento, opera di Elsa Peretti su misura per Lauren Bacall». Il terzo «è quello che segna più di tutti il collegamento diretto tra moda e Wunderkammer: nel 2018 Comme des Garçons ha realizzato un vestito che riproduce il dipinto Vertumno di Arcimboldo. È una delle sue celebri composizioni di frutta, verdura e fiori che ritrae Rodolfo II, commissionato dall’imperatore stesso per il suo personale Gabinetto delle Curiosità». Cerchiamo di non perdere la capacità di meravigliarci, conclude Hill. «Adoro Instagram e Pinterest, non ho nulla contro i social media. Ma se mi chiede dove sono oggi le Wunderkammer, non penso siano là dentro. Siamo così inondati di immagini, che è facile perderne il contesto. Spero che chi verrà alla mostra vorrà invece fermarsi, guardare da vicino, assorbirne la bellezza: un’esperienza fantastica che online è impossibile».

Microcredito

per le aziende

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link