Londra e Parigi danno corpo alla «coalizione dei volenterosi»

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La «coalizione dei volenterosi» prende corpo. E dopo aver visto la luce nel vertice di domenica scorsa a Londra, dove la formula è stata ufficializzata per bocca del premier britannico Keir Starmer, la prossima settimana farà tappa a Parigi.

L’agenda degli incontri è fitta. Martedì prossimo, l’inquilino dell’Eliseo accoglierà il presidente ucraino Zelensky per una riunione con i capi militari dei paesi definiti che sostengono di Kiev. Il giorno dopo, sempre nella capitale francese, il ministro della difesa Sébastien Lecornu vedrà invece i suoi omologhi di Regno Unito, Germania, Italia e Polonia, ovvero i paesi chiave della produzione bellica continentale. Ci sarà dunque anche Guido Crosetto per discutere di supporto a Kiev e del riarmo europeo che possa garantire la sicurezza collettiva sul lungo termine.

LA FORMULA «coalizione dei volenterosi» rimane però piuttosto vaga. Non nella sostanza, che indica tutti coloro che vogliono restare al fianco dell’Ucraina, ma certamente nella composizione. Domenica scorsa nel summit di Londra, Starmer ha parlato di circa 20 paesi disponibili a farne parte. Troppo presto per dire chi sono, tergiversa Downing Street, anche se la Bbc riferisce di «paesi europei e del Commonwealth», pronti non necessariamente a «inviare truppe» sul campo, ma almeno a «fornire aiuti» all’Ucraina. Aiuti che arriverebbero in aggiunta a quelli europei ed eventualmente in sostituzione di quelli Usa. Ieri il premier britannico ha sentito il suo omologo australiano Anthony Albanese, riferendo dell’interesse di quest’ultimo ad unire le forze contro la minaccia russa.
C’è però anche la via di Bruxelles alla coalizione dei volenterosi, che si intreccia alle iniziative di Starmer e Macron ma non si sovrappone del tutto.

Approvate senza il sì dell’Ungheria le conclusioni del Consiglio straordinario su difesa e riarmo di giovedì scorso, l’Ue ha necessità di correre ai ripari mentre gli Usa sospendono gli aiuti a Kiev e interrompono il supporto all’intelligence. Si è richiamata ai volenterosi «per dare un aiuto militare extra all’Ucraina» la responsabile della politica estera Ue Kaja Kallas. Ieri la ex premier estone è tornata ad attaccare Mosca dopo i bombardamenti e i morti in territorio ucraino.

«PUTIN DIMOSTRA di non avere alcun interesse per la pace», ha scritto Kallas via social, aggiungendo che per proteggere i civili «dobbiamo aumentare il nostro sostegno militare» a Kiev. Nessun dubbio sulla posizione Ue di condanna verso Putin, che oggi verrà plausibilmente ribadita nel discorso che Ursula von der Leyen terrà a mezzogiorno per i cento giorni del suo secondo mandato. Ma il programma della «coalizione dei volenterosi» rimane a guida Londra e Parigi sui due punti più contesi dagli alleati di Bruxelles: l’invio di truppe in Ucraina per garantire la pace e l’uso della deterrenza nucleare.

Quanto alle forze di peacekeeping, ipotesi avversata da Germania e Italia in primis nel caso i militari fossero inviati senza un mandato Onu, è intervenuto l’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Londra Mark Sedwill. Se le truppe di terra fossero dispiegate, «servirebbe un intervento di lungo periodo», ha spiegato ieri nel corso di un’intervista alla tv pubblica britannica, «altrimenti Mosca non farebbe che attenderne la partenza, rendendo vano ogni sforzo per proteggere l’accordo di pace».

L’IPOTESI DI TRUPPE DI TERRA non piace neppure alla Polonia, uno dei paesi più militarizzati del blocco Ue. Di nucleare invece «stiamo parlando seriamente con Parigi», fa sapere il premier polacco Donald Tusk, intervenendo di fronte al parlamento di Varsavia.

Il presidente Mattarella davanti al memoriale di Hiroshima, foto Presidenza delle Repubblica

Contesto e accenti diversi quelli del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Dal Giappone, il capo dello Stato ha lanciato un allarme su disarmo e proliferazione atomica che appare «minata da irresponsabili logiche di conflitto». Poi ha attaccato la Russia come «portatrice di una rinnovata narrativa nucleare».

Proprio ieri, nella sede Onu di New York, gli stati membri del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari hanno condannato con nettezza assoluta la deterrenza atomica. Un enorme e irresponsabile azzardo, perché fondata «sull’esistenza stessa del rischio nucleare, minaccia per la sopravvivenza di tutti».



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