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“La “destra” nostrana (ri)alza la testa e attacca i “comunisti” che avendo fermato l’inceneritore regionale avrebbero condannato gli umbri alla povertà.

Perché? Perché il Governo ha aumentato l’iva sui conferimenti in discarica al 10% al 22% e secondo i “destri” la “scellerata” scelta di non dar seguito al “progetto inceneritore” condannerebbe tutti noi al salasso dovuto all’aumento dell’iva: BUCIARDI

IL QUADRO DI RIFERIMENTO

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Dal 2025 il conferimento in discarica e l’incenerimento dei rifiuti senza recupero energetico non scontano più l’Iva agevolata al 10% ma l’iva ordinaria ossia il 22%.

La misura è nell’articolo 1, comma 49, legge 207/2024 (legge di Bilancio 2025) che modifica il numero 127-sexiesdecies) alla tabella A, parte III, Dpr 633/1972 (Testo unico Iva).

Restano con l’aliquota agevolata le prestazioni di gestione, stoccaggio e deposito temporaneo di rifiuti sia urbani che speciali, nonché le «prestazioni di gestione di impianti di fognatura e depurazione». Invece, l’aliquota del 22% diventa applicabile al conferimento dei rifiuti in discarica e all’incenerimento privo di efficientamento energetico. 

È una buona notizia? 

In linea di principio si, perché non possono essere sussidiate le discariche.

In pratica gestire le discariche costerà di più.

Il problema quale è? E’ che i clienti delle discariche in ultima analisi  sono i Comuni, ossia noi, quindi la TARI (che è una tariffa, ossia tanto mi costa a me gestore e tanto ti faccio pagare a te Comune) nel breve periodo aumenterà, salvo manovre di compensazione.
Ma allora perché i “destri” sono BUCIARDI?

PRIMA “BUCIA”
L’inceneritore previsto dai “destri” sarebbe entrato in funzione non prima del 2028 (dato ottimistico o meglio irrealizzabile: già il termine per la “gara” AURI era stato ampiamente scavallato sotto la guida Tesei).
Quindi l’aumento del 22% dal 2025 ce lo saremo preso lo stesso.

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SECONDA “BUCIA”
La riduzione del conferimento in discarica è indipendente dall’inceneritore, in quanto è imposto dagli obiettivi Europei, ossia sotto al 10% entro il 2035.

Quindi cari “destri” fatevene una ragione: il conferimento in discarica scenderà, indipendentemente dalla scelta sulla chiusura del ciclo.

TERZA “BUCIA” (O NON DETTO)
Il problema fondamentale dell’Umbria non è la chiusura del ciclo ma la gestione del ciclo rifiuti, ossia la diminuzione del delta tra quanto differenziamo ed il rifiuto residuo. Perché? Perché molta parte di quello che differenziamo finisce comunque in discarica.

E pensare che per la maggior parte è “umido”; mortacci! mio zio lo dava ai maiali, ma io maiali non ce li ho e ci pago la TARI! Mio zio le potature le bruciava nel campo (anche lui era per l’incenerimento!).

Ora non è che possiamo risolvere con i maiali e mezzo litro di benzina, ma già evitare di conferire quello che si può compostare, soprattutto nelle frazioni, in campagna, già sarebbe un grosso passo avanti.

Un’altra cosa che non ho mai capito è il motivo per il quale quando vado a comprare una qualsiasi cosa mi ritrovo un “quintale” di imballaggi che devo buttare, pagandoci la TARI: ma sta roba mica l’ho voluta io! Ma non sarà il caso che si organizza chi me la vende?
E il vetro? Ma ti pare che lo devo conferire invece di restituirlo?

La cosa che proprio mi manda in bestia però è che i nostri gestori mandano a trattare la differenziata fuori regione pagando gli impianti. Il prezzo chiaramente me lo ritrovo nella TARI. 

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Quindi, cari “destri” invece di stracciarvi le vesti per l’iva al 22% su quei rifiuti che anche con l’inceneritore sarebbero andati in discarica, cercate di capire come funziona il ciclo rifiuti.

La verità vera è che con il blocco dell’inceneritore “regionale” l’abbiamo sfangata alla grande.
Il Piano Tesei si basava su un assunto sballato, ossia la gestione unitaria della cd. fase a valle, cioè degli impianti di recupero/riciclo e smaltimento dei rifiuti.

Il TAR Umbria ci ha invece spiegato che la privativa pubblica è solo sulla fase a monte, ossia la raccolta, mentre quella a valle è di libero mercato.

Per questo motivo il TAR Umbria ha accolto i ricorsi di ACEA che vuole ingrandire l’inceneritore di Terni e di Valdum Energia, che ne vuole fare una a Gualdo di 400.000 tonnellate.

Nella sostanza da qui al 2035 ci potevamo trovare con tre inceneritori, con rifiuti che arrivavano da mezza Italia.

Per il solito motivo che la TARI è una tariffa (tanto mi costa tanto ti faccio pagare) il rischio concreto era che ci saremo trovati a “mantenere” un inceneritore che non sapeva dove prendere i rifiuti.

Contabilità

Buste paga

 

Ai voglia a dire che non era previsto un conferimento minimo: una volta che lo hai fatto, l’inceneritore lo devi mantenere!
Ecco, questo e quanto; cari “destri” strillate di meno e pensate di più.”



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