La forza della democrazia dal basso

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Donald Trump, presidente Usa, Elon Musk, ad Tesla (Imagoeconomica, elab)

Chi resisterà all’attuale inquilino della Casa Bianca e ai suoi compari? Chi difenderà la democrazia che cercano di mortificare, di demolire? Chi fermerà il blocco della destra che sta oscurando l’orizzonte del mondo? I popoli, le persone, le coscienze che si prendono cura dell’umanità e perciò della democrazia. Che non rinunciano ai valori umani universali nella propria vita e nel proprio tempo. Le persone sono il rifugio per la democrazia.

Con gli strumenti della democrazia, con la politica, il confronto, il voto (per altro manipolabile), con la costruzione di una rete potente di democrazia dal basso: le città, i territori, le istituzioni, le università, le scuole, la cultura, le associazioni, le ONG, le organizzazioni sindacali, quelle dell’economia e delle professioni, del diritto, del terzo settore. Le religioni.

Le nuove tecnologie ne moltiplicano gli effetti.

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In Myanmar la rivoluzione di primavera contro i militari vince con i telefonini, con la connessione, con i droni fabbricati dagli studenti. Vince con la fiducia incrollabile nella democrazia, a costo della vita. Si chiama democrazia dal basso, dove stanno le fondamenta. Mentre quelli che stanno in alto la demoliscono perché è un ostacolo per i loro interessi sfrenati.

Sono le reti globali, translocali, del dialogo, dello scambio, della solidarietà. Una nuova dimensione politica delle istituzioni del territorio nel XXI secolo.

Raffaello Sanzio, “La scuola di Atene”, al centro Platone e Aristotele

Per Aristotile la politica è amicizia, e oggi la sfida è globale. Per altri è inimicizia, divisione, aggressione, discriminazione, rapina. Senza regole, senza controllo. Spettacolare, cercando consenso. Si chiama diplomazia civile quella realizzata dai territori, dalla società civile. Quella degli Stati è come spiazzata, paralizzata, impotente. Quanto più la violenza e i conflitti pretendono di decidere il destino dell’umanità, è allora che l’umanità reagisce e inverte la rotta, come ottant’anni fa.

Caravaggio, “Davide con la testa di Golia”

Bisogna reagire subito, con la stessa velocità di chi adesso sta sovvertendo il mondo.
Siamo a Davide e Golia? Le energie positive dell’umanità sono infinite e si tratta pur sempre del “duello sfolgorante” (Sequenza Pasquale) tra il bene e il male, la luce e le tenebre, la vita e la morte che attraversa ogni tempo.
Ha vinto Davide.

Pretendiamo che sia la Sapienza, non l’iniquità, a governare il mondo. Vogliamo vederla nelle menti e nei cuori dei popoli e dei loro governanti, nei loro gesti, sulle loro labbra.
È tempo di Resistenza, oggi come ieri. È tempo di una Resistenza globale.

Archivio fotografico Anpi nazionale

Resisteranno soprattutto gli Europei. Ancora scossi e inadeguati, ma con la forza della loro storia, della loro cultura, della scelta della Resistenza. Con la linfa della Resistenza, della democrazia, delle Costituzioni, del sogno dell’Europa unita che ottant’anni fa ha cambiato la storia. Insieme agli Alleati: gli americani, i russi, i neozelandesi, gli inglesi e le loro truppe coloniali dall’India, dal Sudafrica, dal Nepal. Come sono lontani gli USA di Trump dallo sbarco in Normandia e dal Piano Marshall. Tocca a noi europei tenere accesa nella notte del mondo la luce dell’Europa. L’Europa dei popoli europei.

Sto vivendo esperienze nuove di democrazia dal basso, di diplomazia civile. Accanto alla diplomazia parlamentare, certamente più libera e dinamica di quella degli Stati.

Dall’Associazione Parlamentare degli Amici del Myanmar all’Associazione per l’Amicizia Italia Birmania Giuseppe Malpeli ho visto crescere negli anni reti di collaborazione e di condivisione con la nascente democrazia in Birmania nel campo dell’educazione, della salute pubblica, dei servizi sociali, della cultura, dell’agricoltura. Anche durante il Covid, connessi online.

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Aung San Suu Kyi tra la sua gente in una foto di qualche anno fa. Ora, dopo il golpe militare, è di nuovo in carcere

La democrazia e i diritti umani fondamentali costruiti dal basso, con la visione e la guida di Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace, da quattro anni di nuovo in carcere a Naypyidaw, isolata dal mondo.

Oggi, mentre la resistenza del popolo al golpe dei militari sta liberando i territori del Myanmar, si sta avviando un accordo di collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e il Governo Libero dei Karenni, ai confini con la Thailandia. In accordo con il Governo Italiano, l’UE, l’ONU.

Un anno fa sono stata sui confini, tra i rifugiati. Tornerò nel prossimo giugno. E intanto, nei territori liberati si mettono le basi per l’amministrazione civile, i servizi sanitari, le scuole, i corsi delle Università.

Le sofferenze sono infinite, manca tutto, si è arrestati, incarcerati, uccisi, bombardati, privati del cibo, dei medicinali, della sicurezza, dell’elettricità, del futuro. Trump ha tagliato subito anche quegli aiuti umanitari che arrivavano superando i controlli dei militari. Condividiamo con il popolo la Resistenza e la fiducia nella democrazia, nel cambiamento.

Un punto di riferimento globale è Rede Unida, l’associazione del Brasile che unisce municipalità, università, sistema sanitario e educativo, minoranze etniche, da anni in rapporto di collaborazione, attraverso laboratori, con la Regione Emilia-Romagna. E con il Myanmar democratico. Oggi l’Università Federale di Rio Grande Do Norte e l’Università di Parma conducono corsi online per gli studenti del Myanmar che resistono nella foresta. Non si possono perdere nei conflitti le giovani generazioni.

(Imagoeconomica, Saverio De Giglio)

Democrazia, umanità, partecipazione. Dai territori nasce la strategia per la pace.
La politica è dei popoli, la Resistenza la difende e la promuove.
Non possiamo aspettare i capi delle nazioni, non possiamo aspettare la fine dei conflitti.

Albertina Soliani, presidente Istituto Cervi, vicepresidente nazionale Anpi

Le guerre, le privazioni, il collasso degli Stati e delle economie, la violenza, l’assenza del diritto, la fragilità delle democrazie, l’assalto premeditato ai valori umani universali, l’instabilità delle aree territoriali, i terremoti politici non fanno venire meno le energie per un mondo diverso, migliore.
Mentre i conflitti colpiscono le vite, le relazioni, la popolazione civile, è dai popoli che nasce la Resistenza e si sviluppa l’energia per cambiare la storia.
La grande costruzione della pace è anche nelle nostre mani. Anche noi ne siamo responsabili.

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Il mappamondo dei Cervi oggi nella Casa Museo

L’ANPI cammina con la storia di oggi, con la democrazia di oggi, con l’Europa di oggi. Nelle piazze, con i territori. Presidiando, animando, aprendo nuove vie alla democrazia, alla pace, all’umanità. A una nuova esperienza, esistenziale e collettiva, della Costituzione nel XXI secolo. Specialmente per i giovani.

Il mappamondo dei Fratelli Cervi è oggi più che mai il simbolo del luogo della libertà e della pace che noi vogliamo abitare.

Albertina Soliani, presidente Istituto Alcide Cervi, vicepresidente nazionale ANPI

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