Focus sul commercio albese con il Direttore dell’ACA Fabrizio Pace

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Negozi che aprono e altri che chiudono. Attività storiche che abbassano le serrande e catene di multinazionali che arrivano. Giocattolai e cartolerie che scompaiono mentre bar e ristoranti spuntano come funghi. Piccoli paesi che restano senza più negozi e centri storici delle grandi città alle prese con affitti ormai insostenibili per le piccole botteghe famigliari. C’è tutto questo – e anche di più – nella lunga intervista rilasciata al Corriere dal direttore dell’Associazione Com­mercianti Albesi Fabrizio Pace. Perché, più ancora dell’industria, dei tartufi, del turismo e delle tante voci della nostra economia, il commercio resta la vera “anima” del nostro territorio, il termometro con cui misurare il nostro stato di benessere e di ricchezza…

Partiamo dai “numeri”. Si parla tanto di crisi del commercio, eppure a gennaio 2025 Alba ha segnato un saldo positivo di 53 nuove attività rispetto all’anno precedente. Significa che siamo ancora un’“isola felice” in controtendenza rispetto al resto del Paese?

«La definizione di “isola felice” è eccessiva, perché descrive una realtà priva di problematiche. Alba è una città – e rappresenta un territorio – che ha sviluppato nel tempo un’economia che tiene, con una base forte di imprese radicate e caparbie, che non si arrendono di fronte ai problemi, esistenti anche qui e per tutti. Credo che questo connotato si rifletta un po’ in tutti i comparti e ovviamente il commercio, così come il turismo, ne sono permeati».

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Nelle vie del centro stanno scomparendo gli storici negozi, sostituiti dalle insegne delle grandi catene internazionali. Come legge questa situazione, come un impoverimento del nostro commercio o un inevitabile prezzo che le città turistiche devono pagare alla globalizzazione?

«È vero. Negli ultimi anni c’è stato un notevole turn over e si sono insediati punti vendita in arrivo dall’esterno, in luogo di attività che erano nate e si erano sviluppate sul territorio. Non lo vedrei come un impoverimento del nostro commercio, ma come una evoluzione del mercato che coinvolge anche città di antica tradizione commerciale. D’altro canto, il dinamismo non viene meno, grazie all’appetibilità della piazza albese da parte di grandi brand, anche internazionali, che nei nostri centri commerciali naturali vedono la collocazione perfetta, dato anche il forte afflusso turistico e la capacità di spesa della clientela».

L’elevato costo degli affitti dei locali commerciali del centro storico penalizza le imprese famigliari a favore delle multinazionali. Pensa che questo sia un problema da affrontare?

«Sì, è un problema oggettivo e abbiamo coinvolto in un confronto sul tema anche gli amministratori di condominio. Tra l’altro, ci sono molti locali sfitti che potrebbero riprendere nuova vita, commerciale e non, se i costi fossero meno esosi. Abbiamo anche coinvolto il Comune, proponendo fin dall’ultima campagna elettorale di collaborare per trovare soluzioni calmierate».

Usando il termometro del commercio, come “stiamo” ad Alba rispetto al resto del Piemonte e dell’Italia?

«Per rimanere nella metafora, sicuramente Alba non ha la “febbre”. Sulla salute generale della nostra città e della sua economia non ci sono grandi differenze rispetto al resto del Piemonte e dell’Italia, ma a fare la differenza, supportando le attività e di conseguenza incrementando il benessere diffuso e l’occupazione ci dà man forte una clientela turistica di livello, cosiddetta altospendente. Questo è il motivo per cui dobbiamo curare l’accoglienza turistica e migliorare sempre nella promozione del territorio».

La situazione internazionale, la minaccia dei dazi, la crisi energetica quanto stanno influendo sulla nostra economia in scala locale?

«Sicuramente i costi energetici influiscono parecchio sull’economia locale, perché colpiscono sia le imprese sia le famiglie, alimentando quel circolo vizioso che, unito ai timori sul futuro generati dai conflitti internazionali, creano un velo di incertezza che incide sulla propensione alla spesa».

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Abbiamo descritto la situazione tutto sommato positiva del commercio ad Alba, ma cosa sta succedendo invece nei piccoli comuni delle nostre colline?

«Premetto che i piccoli centri rappresentano un corollario irrinunciabile per la città di Alba, senza i quali il territorio non sarebbe lo stesso e, anzi, verrebbe privato di un’anima rurale che ha forgiato le generazioni, che ci ha arricchiti con il lavoro e con la saggezza contadina. Oggi soffrono di un fenomeno comune a tutta l’Italia, lo spopolamento, anche se dobbiamo ammettere che in Langhe e Roero, complice una rete diffusa di piccole e medie imprese, è ancora possibile trovare lavoro vicino a casa, in molti casi mantenendo la propria residenza nel piccolo borgo. Tuttavia è un fatto che molti piccoli negozi di paese chiudano a causa del calo di fatturato. Ma ci sono casi in cui le attività si reinventano, grazie anche ai flussi turistici che ormai raggiungono tutta l’area, fino alle località più periferiche. In questo hanno un ruolo determinante le amministrazioni comunali, che spesso mettono a disposizione locali propri affinché il paese possa disporre, ancora, almeno di un negozio. In questi casi, dalla collaborazione tra pubblico e privato e con il supporto dell’ACA, nascono veri e propri “bistrot de pays”, negozi multiservizio di riferimento per la comunità locale. Notizie migliori arrivano da settori che interagiscono più direttamente con il turismo, come la ristorazione, i bar e le piccole strutture ricettive che fioriscono e funzionano un po’ ovunque».

I B&B sono oggi più che mai nell’occhio del ciclone. Meglio avere più alloggi liberi per gli affitti o più strutture ricettive per accogliere il crescente flusso di turisti?

«Sicuramente è meglio avere più alloggi liberi, che dovrebbero essere a disposizione, sul mercato locale, di lavoratori, studenti e tutti quanti necessitano di alloggi, specie piccoli e medi. Quello degli “affitti brevi” è un mondo in chiaroscuro, o come minimo poco trasparente, che pone il tema della regolarità e, in qualche caso, della concorrenza sleale nei confronti della ricettività tradizionale, stretta tra un’imposizione fiscale pesante e regole stringenti da osservare in materia di sicurezza, igiene, regolarità fiscale e contrattualistica, pena sanzioni a volte molto salate».

Abbiamo nel nostro territorio una delle maggiori concentrazioni d’Italia di ristoranti, bar e pizzerie. Sono troppi? O è un numero giustificato dalla grande domanda.

«Il numero delle attività è giustificato, non dimentichiamo che a regolare la natimortalità delle imprese interviene sempre il mercato. Il nostro faro, tuttavia, resta sempre la qualità. Nel nostro territorio non possiamo permetterci di perdere terreno sotto questo aspetto perché, come abbiamo detto, la nostra zona è frequentata da una clientela molto esigente e la professionalità degli operatori fa in modo che la frequentazione non sia una moda, ma un fenomeno stabile».

L’Associazione Commercianti Albesi, il Comune di Alba e Banca d’Alba hanno siglato un protocollo d’intesa per sostenere le piccole e medie imprese negli investimenti destinati a sviluppare la propria attività. Quanto sono importanti iniziative come questa per sostenere i nostri imprenditori?

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«Sono importantissime: le attività economiche affrontano costantemente la sfida di un mercato molto complesso, in cui la solidità della relazione tra categorie, istituzioni pubbliche e istituti di credito può fare la differenza. Non esistono molte agevolazioni che consentano alle imprese di crescere e l’iniziativa che abbiamo messo in campo con i partner Comune di Alba e Banca d’Alba è unica nel suo genere, frutto di una collaborazione nata in un momento di enorme difficoltà come la pandemia. Per il 2025 questo sodalizio ha dato vita ad una misura che consiste in finanziamenti a tasso agevolato fino al 100% dei costi sostenuti nel 2025 (importo massimo euro 60.000), per una durata massima 60 mesi (5 anni), con un tasso fisso del 3% e nessuna spesa applicata al mutuo.  Ma c’è di più: il costo delle pratiche di richiesta garanzia (variabile tra i 250 e i 350 euro a pratica) per le imprese con sede nel territorio di Alba è interamente sostenuto dall’Associazione Commercianti Albesi e dal Comune di Alba e per le imprese con sede nel resto del territorio è sostenuto dall’ACA. L’iniziativa rimarrà valida per tutto l’anno 2025 e le imprese interessate potranno rivolgersi all’Ufficio Credito dell’Associazione Commercianti Albesi (telefono 0173/226611) oppure alle filiali di Banca d’Alba del territorio».

Come si immagina Alba e le nostre colline tra 50 anni?

«Saranno luoghi bellissimi, più curati di quanto già non siano oggi, con amministratori pubblici e imprese che collaborano per realizzare iniziative volte a migliorare il benessere collettivo, secondo quel principio concreto e per certi versi visionario che è la sussidiarietà: il soccorso reciproco nella progettazione del futuro, nella dotazione dei servizi migliori per la popolazione, nella salvaguardia del paesaggio. Noi lavoriamo in questa direzione e ogni anno speriamo di incontrare buoni compagni di viaggio con cui condividere questo sogno comune».



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