CREMA – Evitare la chemioterapia, valutando — già dopo l’intervento di asportazione di tumori al seno — la percentuale di rischio di recidive. Riservando quindi i trattamenti, con gli inevitabili disturbi connessi, alle sole pazienti con prospettive elevate di tornare a confrontarsi con la malattia. All’ospedale Maggiore di Crema, per le assistite più giovani, sarà presto realtà; grazie all’inserimento della struttura di largo Dossena in uno specifico protocollo. L’Asst diretta da Alessandro Cominelli è stata infatti selezionata, per un pool di ricerca, ideato dal Breast International Group.
«Ci consentirà di sottoporre le pazienti a un test genomico prognostico, che rappresenta un’innovazione — spiega il direttore dell’Oncologia Gianluca Tomasello —: fino a ora, alle giovani operate di tumore al seno veniva suggerita la chemioterapia nella maggior parte dei casi. Così facendo, invece, sarà possibile fornire una più mirata indicazione terapeutica per le pazienti coinvolte nel protocollo». La Breast Unit dell’Asst di Crema (leggasi centro senologico), sotto la guida di Filiberto Fayer, lavora del resto in sinergia con l’Oncologia. «Attraverso i test genomici e le sequenze geniche è possibile proporre a ogni paziente, in base alla patologia tumorale, un trattamento personalizzato».
Dove il termine «trattamento», al Maggiore, viene declinato con le cure che «stanno cambiando la storia della malattia», tra cui l’immunoterapia. Impiegata, quest’ultima, per le patologie che non rispondono alla terapia ormonale e gli anticorpi coniugati. E si basa su farmaci che agiscono solo sulle cellule malate. «Oggi, l’80% dei tumori della mammella ha una possibilità di cura con sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi. E l’adesione a programmi di screening ha determinato una riduzione della mortalità. Basti pensare che il tipo di tumore Her 2 positivo, considerato fino a 20 anni fa uno dei più aggressivi, attualmente gode della miglior prognosi nel 25 % dei casi».
Il primario Gianluca Tomasello
E se il tumore alla mammella resta il più diffuso, a livello femminile, non meno elevata è la guardia per quelli che coinvolgono il «distretto ginecologico», per utilizzare la terminologia dei camici bianchi: patologie dell’endometrio, della cervice uterina, delle ovaie e della vulva. «Il primo è un tumore più tipico dell’età adulta, che interessa per lo più donne oltre i 50 anni e il principale fattore di rischio è l’obesità. Cardine del trattamento resta l’intervento chirurgico, anche se, in caso di patologie in fase avanzata, sono oggi disponibili nuovi farmaci immunoterapici». In calo sono invece le patologie alla cervice.
«In questo senso — sottolinea il direttore della Ginecologia ed ostetricia Vincenzo Siliprandi — i programmi di prevenzione, attraverso il Pap Test, l’Hpv Test e la vaccinazione stanno sortendo gli effetti sperati». Mentre per il tumore ovarico, «va prestata particolare attenzione, soprattutto in caso di familiarità. È sì previsto un programma di screening; ma alle donne, che abbiano una storia familiare con precedenti, è fortemente consigliata una consulenza specialistica».
Il primario Vincenzo Siliprandi
Altrettanto insidioso è poi il tumore della vulva, «patologia che si manifesta solo in fase avanzata e per la quale il trattamento cardine è chirurgico. Di fondamentale importanza, la diagnosi precoce: in presenza di erosioni è importante che le donne non le trascurino, ma si rivolgano subito al ginecologo». Imparare ad ascoltare il proprio corpo. «Perché la prevenzione gioca un ruolo fondamentale, unitamente alla promozione di corretti stili di vita, contrastando sedentarietà, obesità, fumo e alcool. Prevenzione significa prendersi cura di sé: dedicare tempo alla propria salute è la prima e più importante forma di cura».
Questa mattina, intanto, negli ambulatori al primo piano del Centro unico di prenotazione, in occasione della giornata internazionale della donna, l’Asst, in collaborazione con la Regione e l’Ats Val Padana, propone su prenotazione viste senologiche e ginecologiche gratuite. Saranno presenti anche operatori dell’Ats, così da garantire la possibilità di verificare la propria posizione di screening. Con loro, i rappresentanti delle associazioni Rubino, Lilt e Donna Sempre, che da anni sono al fianco del reparto di oncologia dell’ospedale cittadino.
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