Capitale della cultura, l’attesa di Reggio Calabria nel conto alla rovescia verso il responso

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Conto alla rovescia per la corsa di Reggio Calabria al titolo di Capitale della Cultura 2027. La decisione della commissione esaminatrice presieduta da Davide Desario, con una deadline al fine mese, arriverà molto prima: è stato ieri il sindaco Giuseppe Falcomatà ad indicare il 12 marzo come data della proclamazione, che spetterà al ministro Alessandro Giuli.

L’audizione sul progetto reggino Cuore del Mediterraneo ha suscitato apprezzamento ma non è stata l’unica a colpire la giuria. Tra le favorite ci sono Alberobello e Pompei, ma in questi giorni per sostenere Savona si è mobilitato con un appello last minute il giornalista Fabio Fazio, che ha fatto da testimonial alla sua città. Noi – scusate se è poco – abbiamo avuto, tra gli altri, Al Bano, il Professore Vecchioni e i nostri Santo e Giusy Versace: un testimonial finale col botto forse darebbe un’ultima spinta utile a Reggio in questa fase, ma c’è ancora tempo perché ne arrivi qualcuno nelle prossime ore. 

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I punti a favore di Reggio e quelli di debolezza nella reale possibilità di farcela

Di Reggio è piaciuta la freschezza dell’idea, l’adesione corale di enti, istituzioni culturali e associazioni, il richiamo alla resilienza di una città capace di cadere e rialzarsi, che sta puntando sulla cultura per costruire una rivoluzione gentile, una narrazione diversa che sappia innescare quello sviluppo mai finora pienamente raggiunto.

Restando nel nostro territorio, credenziali di questo tipo avevano aiutato Taurianova a fregiarsi del titolo di capitale italiana del libro proprio grazie a un progetto di rinascita e superamento di pregiudizi ed etichette del passato. Potrebbe essere un leimotiv valido anche per Reggio, che vuole scrollarsi di dosso le atmosfere di città dolente e invece rappresentare un laboratorio di fermenti positivi tra storia, tradizione e innovazione.

Aspettando il verdetto, Falcomatà e la sua maggioranza che ha lavorato al progetto, affermano di crederci davvero e che comunque vada sarà un successo. Per scaramanzia o buon auspicio abbiamo visto il nome della città abbinato al titolo, come se già lo avesse ottenuto, nelle immagini proiettate sul castello aragonese per le iniziative del Carnevale.

“Reggio ha già vinto”, è il mantra che tenta anche di esorcizzare il timore di quell’unica macchia dell’audizione, quando al sindaco è stato fatto notare il difetto progettuale nella parte della previsione dei costi. Una lacuna colmata in audizione ma che nel dossier permane, creando dubbi sulla reale fattibilità del corposo programma, a cui, oltre il premio ministeriale di un milione di euro, deve essere in grado di provvedere finanziariamente l’amministrazione promotrice. Le risorse ci sono, ma vanno incasellate negli esatti capitoli di spesa, per dimostrare che la capitale della cultura ha i numeri per camminare con le sue gambe e che l’azione non si esaurirà alla fine del 2027. 

La capitale della cultura come trofeo politico e quel passaggio sul mancato sostegno della Regione

In questi mesi (e in zona di pre-campagna elettorale) la capitale della cultura è stata anche faccenda politica. Una prova è il silenzio quasi assoluto dell’opposizione sul tema. Per essere chiari, di Reggio come aspirante a questo titolo il centrodestra ha parlato solo per segnalare tutto quello che in città cultura non è o appare deficitario rispetto a un progetto simile. Zero tifo, appelli o contributi per sostenere la candidatura. Come avvenuto per il museo del mare, i voli Ryanair o il Capodanno Rai, entrambe le coalizioni continuano a usare opere e interventi alternativamente come trofei o strumenti di attacco politico, tra rivendicazioni di primogeniture e nuove appropriazioni. Se qualcosa è fatta bene, dall’altra parte si tace infischiandosene degli interessi di Reggio e dei reggini.

Non è un caso che sull’atteggiamento defilato del centrodestra ieri ci sia stato un riferimento da palazzo San Giorgio. Nella nota con cui il sindaco ringrazia tutti coloro che hanno partecipato al progetto anche in modo indiretto, c’è un passaggio inequivocabile sul “mancato sostegno della Regione Calabria”. Non un post o un comunicato del governatore Occhiuto è stato mai dedicato a questa candidatura: questo dato è evidente. A dirlo però non è Falcomatà, perché questa amarezza emerge da “alcuni interventi” del tavolo da lavoro nell’ultima riunione tenuta prima del verdetto del ministero. L’assenza della Regione è enfatizzata nel contraltare con il supporto arrivato da molti Comuni calabresi e da Messina, oltre che (sempre da parte dei componenti del tavolo) con il lodevole metodo “portato avanti dall’amministrazione comunale e l’innegabile risultato di aver risvegliato nei reggini l’orgoglio di essere parte attiva”.

Beni culturali, opere e riqualificazioni: le questioni aperte da affrontare

Che vada o no a Reggio il titolo di capitale della cultura 2027, Cuore del Mediterraneo è un progetto che andrà avanti ugualmente. Ma proprio il settore culturale (che nella giunta ter di Falcomatà non ha più un assessorato ma una delega detenuta dallo stesso sindaco) presenta diverse questioni aperte. Tanti sono i beni, monumenti, siti storici e progetti culturali che in città sembrano immobilizzati o sbiaditi nell’incertezza del loro destino. 

Mediterranean Gate: L’ex cinema Orchidea è in fase di riqualificazione. Dopo lo stop dovuto a irregolarità risolte sul lavoro nel cantiere, l’intervento è in corso e sono state smentite le illazioni di un blocco dovuto a vincoli della Soprintendenza sul palazzo storico. Le precisazioni dell’assessore Costantino non hanno però negato che siamo ancora fermi alle fondamenta di quello che diventerà un centro culturale innovativo anche nell’aspetto architettonico. Quando inizieremo a vedere un avanzamento importante e visibile dei lavori, soprattutto considerando che l’ex supercinema, ecomostro di lungo corso, si trova in una posizione turistica cruciale e non può restare in quelle condizioni? Vedremo il Mediterranean Gate entro il mandato di Falcomatà o il taglio del nastro andrà in eredità al nuovo sindaco?

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Piazza Indipendenza: Con il ritorno alla luce del basamento della fontana storica si è imposto all’attenzione un marcatore di interesse storico e identitario della città, che richiede una degna valorizzazione. Al momento non è stato concluso neppure l’intervento di sistemazione dell’arredo urbano (che sarà provvisorio e lascerà in vista la base della fontana) e sono ancora presenti transenne decisamente imbarazzanti da vedere nel cuore del lungomare. Pare che sia già allo studio un progetto ad hoc per restituire un senso alla piazza ben oltre una semplice area verde. Dopo il fallimento del concorso di idee ce ne sarà un altro o il percorso sarà quello di rivolgersi direttamente a un artista qualificato (come avvenuto per Tresoldi) o ancora ottenere un’opera già esistente attraverso una donazione?​

Museo civico: E’ trascorso più di un anno da quando si era detto che i lavori nell’ex monastero della Visitazione fossero in dirittura di arrivo. Qual è lo stato dell’opera? Come se fosse già aperto, il nuovo museo civico è segnalato ai turisti da una segnaletica già usurata dal tempo, ma non è del tutto completato nè ovviamente fruibile. La sua apertura è attesa anche per venire incontro alle esigenze della biblioteca comunale, che ha fame di spazio e rischia di far ammalorare i testi antichi destinati all’esposizione in questo complesso, ma qui potrebbero trovare casa anche i tanti testi dispersi negli scaffali delle ex biblioteche circoscrizionali. 

Museo dello strumento musicale: E’ un altro progetto cristallizzato in una eterna impasse, in questo caso dovuta dell’adeguamento del prezziario dello studio di fattibilità. Un stop causato proprio dal trascorrere del tempo, a riprova della lunghissima attesa vissuta dal Mustrumu, realtà culturale unica di Reggio blandita di promesse e abbandonata: alla salvezza di un’esperienza multiculturale e formativa si aggiunge il valore del nuovo museo, opera che impreziosirebbe l’area del Waterfront. Quando inizierà questo intervento? Perché non si supera lo stallo dell’aggiornamento dei costi?

Piazza Garibaldi: E’ ormai vicina la conclusione dello scavo archeologico che ha riportato alla luce un affascinante podio romano dell’antica Reggio Calabria. Le visite aperte organizzate dalla Soprintendenza hanno dimostrato che c’è interesse attorno a questo sito: che modo sarà reso fruibile e con quali fondi? Sarà possibile un allestimento come a piazza Italia o verrà soltanto messo in sicurezza e proposto come scavo tout court da visitare?

Piazza del Popolo: Al di là della soluzione da trovare per il mercato, come piazza De Nava anche questo sito ha un valore storico, rientrando in una particella del piano De Nava e nel contesto urbanistico delle costruzioni di epoca fascista dell’ingegnere Flaminio De Mojà. Per dirne una, i pilastroni con i bassorilievi richiedono un restauro ed è indegno di una città con ambiziosi culturali che siano sfregiati da vernice e graffiti. Esiste davvero l’idea di un recupero storico di piazza del Popolo, prima di immaginarne una qualunque destinazione d’uso? E se (come molti cittadini chiedono) alle dovute condizioni di ordine e legalità venisse ripristinato il mercato, perché non convertirlo in un’area commerciale riqualificata imitando città come Barcelona, che ha trasformato i suoi mercati di quartiere in attrazioni turistiche con centinaia di visitatori e guadagni per le attività?

Le tradizioni popolari e religiose sono a tutti gli effetti cultura del territorio. La Varia di Palmi è patrimonio Unesco e unica festa calabrese ad aver ricevuto un riconoscimento della Regione insieme a quella della Madonna della Montagna di Polsi. In che questo gruppo ristretto avrebbe pieno titolo a rientrare anche la processione della Madonna della Consolazione, la cui vara monumentale ha indubbio pregio artistico e una storia suggestiva legata ai miracoli della Vergine che ha protetto e salvato Reggio dalle calamità. Si era detto che nell’anno del Giubileo sarebbe stato allestito (nell’ex monastero della visitazione) un museo tematico permanente sulla Sacra Effigie, la festa e i portatori. Il Giubileo è arrivato ma di quel progetto non si è più saputo nulla. 

Una capitale della cultura senza sale cinematografiche è un ossimoro. Tolto l’Odeon, che ha riaperto con attività egregie ma legate soprattutto a teatro e musica, a Reggio sono rimasti soltanto due cinema (tra l’altro appartenenti allo stesso privato e che creano un monopolio di cui spesso l’utenza si lamenta). Dovrebbero essercene sicuramente di più, oltre a favorire uno spazio per rassegne da affidare ai circoli cinematografici che operano a Reggio, i quali per farlo hanno l’esperienza e il contatto con il territorio necessari a questo tipo di progetto. 

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Infine, una riflessione. La Reggio Calabria che punta sulla cultura e gli eventi come strategia turistica sembra vivere una contraddizione. Da una parte si chiede aiuto (gratuito) alle associazioni per animare i quartieri, iniziativa lodevole ma che paga lo scotto di proposte volenterose, piacevoli ma non di alta qualità; dall’altra si investono le risorse vincolate in proposte importanti, grandi artisti, spettacoli e allestimenti che però finiscono per essere percepiti da molti cittadini (o strumentalizzati) come operazioni dispendiose e che distraggono dai veri problemi della città. Come si esce da questo dualismo? Meglio incentivare associazioni che fanno quel che possono a livello amatoriale, risparmiando, o spendere cospicue risorse che però mettono troppo in risalto ciò che manca a Reggio in termini di servizi, pulizia e incompiute?

Tutte domande che dovranno trovare risposta al di là del riconoscimento di capitale della cultura. Non è un mero titolo, ma una precisa visione di futuro che deve uscire da inerzia e improvvisazione. 



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