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Guerra in Ucraina: attacchi russi su Kharkiv – Fotogramma
Senza più immagini satellitari né informazioni di intelligence dagli Usa, l’Ucraina affronta uno dei momenti più difficili. Mosca attacca su tutta la linea del fronte per impedire a Kiev di trasferire rinforzi sulle aree di maggiore attrito. E mentre Trump dice di fidarsi più di Putin che di Zelensky, il Cremlino prova a sfondare nel Kursk, la regione russa parzialmente conquistata dall’Ucraina. Solo nella notte tra venerdì e ieri a almeno 20 persone sono state uccise e 37 sono rimaste ferite, tra cui 5 bambini, in attacchi russi con missili e droni contro l’Ucraina orientale a Dobropillia, nel Donetsk, e su un insediamento nella regione di Kharkiv. Le forze russe hanno attaccato Dobropillia con missili balistici, razzi multipli e droni. Sono stati sventrati otto edifici e 30 veicoli. I morti sono 11, tutti civili e tra loro anche soccorritori accorsi sulla scena dopo le prime deflagrazioni. «Questi attacchi dimostrano che gli obiettivi della Russia non sono cambiati», ha reagito il presidente Zelensky che definisce la condotta di Mosca «spregevole e disumana». Ma è ancora Trump a sorprendere con le sue dichiarazioni e deludere gli ucraini. «Credo a Putin, penso che stiamo andando molto bene con la Russia. Ma in questo momento stanno bombardando a più non posso l’Ucraina», ha detto parlando con i reporter nello Studio Ovale. «Trovo più difficile, francamente, trattare con l’Ucraina, che non ha le carte. E che sia più facile negoziare con la Russia, che ha tutte le carte in mano», ha aggiunto. Quanto a Putin e ai crimini di guerra che vengono compiuti con i reiterati bombardamenti su civili e infrastrutture civili il tycoon ha commentato con parole interpretate come una sostanziale “giustificazione” per lo zar: «Sta facendo quello che farebbe chiunque altro in quella posizione». Per il leader di Kiev invece «l’Ucraina ha cercato la pace fin dal primo secondo di questa guerra. Le proposte realistiche sono sul tavolo. La chiave è muoversi rapidamente ed efficacemente», ha dichiarato Zelensky sul social network X. «Da parte nostra, siamo pienamente impegnati in un dialogo costruttivo e speriamo di discutere e concordare le decisioni e i passi necessari», ha aggiunto annunciando che si recherà in Arabia Saudita la prossima settimana. Qui si vedranno il team americano e quello ucraino. Le cose «torneranno sul binario», assicurano fonti Usa secondo cui il dialogo ripartirà dall’accordo sulle “terre rare”, che Trump considera preliminare ai negoziati successivi, ma che Kiev dopo le ultime dichiarazioni della Casa Bianca vorrebbe riconsiderare. Prima di allora potrebbero arrivare a Kiev altre cattive notizie. La situazione nella regione frontaliera russa di Kursk è peggiorata, ma il comando ucraino assicura di non avere in mente alcun ritiro. Lo hanno detto fonti di Kiev, dopo quanto scritto dal quotidiano britannico Telegraph e dal Kyiv Independent, secondo cui le truppe ucraine «potrebbero ritirarsi». Le autorità di Kiev cercano di minimizzare ma anche stavolta serpeggiano tra i soldati malumori per la conduzione della guerra da parte del generale Syrsky, che in molti battaglioni ucraini è indicato come “il macellaio”. Le forze russe, a quanto si apprende da fonti sul terreno, hanno devastato gran parte della logistica ucraina nell’oblast russo di Kursk. Tutti i ponti nelle vicinanze di Sudzha sono stati distrutti e le truppe ucraine sono tagliate fuori dal rifornimento di munizioni e carburante. mancando la possibilità di battere in ritirata, ora le prime linee rischiano l’accerchiamento, come hanno confermato fonti militari a Kursk citate dal Kyiv Independent. Secondo “DeepState”, il collettivo che monitora l’evoluzione del conflitto, la situazione più critica è al confine tra la regione russa di Kursk e quella confinante di Sumy sul lato ucraino, spinte verso i villaggi di Zhuravka e Novenke nell’oblast di Sumy. Per Putin la completa riconquista del Kursk è considerata essenziale allo scopo di sedersi al tavolo delle trattative senza dover mercanteggiare per ottenere la restituzione dell’unica porzione di Russia invasa dall’Ucraina.
La prosecuzione del conflitto sta alimentando anche tensioni politiche in Europa, come scrive il Guardian citando tra gli esempi negativi la crescente divisione tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini messi di fronte a un bivio, la vicinanza a Trump e il sostegno all’Ue (Meloni) e le mai del tutto rinnegate simpatie per Putin e l’avversione per Bruxelles (Salvini). Posizioni che peseranno nel momento in cui Bruxelles studia i piani per compensare la “ritirata” di Washington dal sostegno diretto a Kiev.
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