Nuovo libro sull’Operazione Brassard | Attualità PORTOFERRAIO

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Il libro è a cura di Mario Ferrari e Ruggero Elia Felli e ricostruisce quanto accaduto nel 1944 attraverso documenti e testimonianze

PORTOFERRAIO — Sarà a breve nelle librerie, il nuovo libro di Mario Ferrari e Ruggero Elia Felli dal titolo “Lo sbarco della vergogna. Nome in codice Operazione Brassard, 17 giugno 1944. L’occupazione e la tentata annessione dell’Elba”, Persephone Edizioni.

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Questa pubblicazione è stata realizzata grazie alle numerose video-interviste fatte ai testimoni dell’epoca realizzate da Mario Ferrari ed ai documenti recuperati negli Archivi militari da Ruggero Elia Felli, al quale va anche il merito di essere riuscito nell’ardua impresa di trovare le foto di Olimpia (grazie alla disponibilità del signor Stefano Franceschi) pubblicate per la prima volta in questo libro.

La data dell’8 Marzo è stata scelta simbolicamente per parlare dei contenuti del libro.

La copertina del libro

I fatti e il contesto storico in cui avvengono: 8 Settembre 1943, una data che fa da spartiacque e dà il via alla fase finale della Seconda Guerra Mondiale per l’Italia. Alle 19,30 Badoglio è costretto ad annunciare l’armistizio, firmato già da alcuni giorni, poiché gli Alleati, visto il perdurare dell’inerzia italiana, avevano diffuso la notizia poco prima da radio Algeri. Tre giorni dopo le truppe angloamericane sbarcano a Salerno dove iniziano a consolidare “la testa di ponte”.Il 17 settembre i tedeschi in ritirata occupano l’isola l’Elba considerata strategica, vi rimarranno 286 giorni.

Il 4 ottobre 1943 le ultime truppe tedesche lasciano Bastia, la Corsica è il primo lembo di territorio francese ad essere liberato, nel mese di novembre i francesi iniziano a pensare all’Elba come eventuale obiettivo.

Questa è la premessa necessaria, per capire quanto avverrà sette mesi dopo. Gli Alleati entrano in Roma il 5 Giugno 1944. Il 17 Giugno la forza da sbarco denominata “Force 255”, costituita prevalentemente da reparti coloniali, formati da truppe di colore di origine marocchina e senegalese, proveniente dalla Corsica, prende terra alle 6 sulle spiagge di Marina di Campo e Fonza all’Isola d’Elba. Queste stesse truppe, dapprima mandate al macello, secondo una consuetudine strategica adottata dai francesi in guerra, dopo aver conquistato le postazioni occupate dai tedesche e consolidato la loro presenza sull’isola, cominciano a vessare la popolazione civile con efferati atti di violenza commettendo omicidi, stupri e rapine.

Questo libro vuole il più possibile avvicinarsi alla realtà storica attraverso le parole di testimoni oculari e documenti militari che sono stati a lungo chiusi nel buio degli archivi. Quello che emerge è simile a quello che oramai ci siamo assuefatti a vedere in questi anni di guerre. Le truppe coloniali francesi, specialmente i Goumiers, spesso considerate dai posteri come liberatrici, in realtà martoriarono la popolazione civile come nessuna occupazione aveva fatto prima. La guerra non guarda in faccia nessuno. La violenza scatena gli istinti più bassi. Ma è necessario fare delle considerazioni allargando la prospettiva.

Truppe francesi si, ma “sacrificabili”, carne da macello codificata in una consuetudine coloniale. Probabilmente drogati e sbarcati su campi minati. Persone a cui erano state fatte molte promesse sul loro futuro, ma che non trovarono nessuna “belle vie” ad aspettarli dopo la guerra. Persone caricate di odio da tante storie sull’erba cattiva da estirpare, sugli elbani fascisti e sugli italiani assassini in Corsica.

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Culturalmente lontani dalla nostra concezione di guerra per cui quest’ultima si risolveva come da loro concepita con la predazione del nemico nei beni e nelle donne. Probabilmente anche la condivisione di una stessa donna poteva essere riferita a contesti di identità di gruppo più arcaici dell’Islam. Insomma uno scontro culturale anche nel trauma lasciato nella cultura occidentale. Una volta finita la mattanza, i sopravvissuti devono essere rabboniti, bisogna smorzare la furia esaltata per la sopravvivenza. Così le violenze permesse per due giorni di seguito dai loro superiori francesi, ovviamente conniventi. Anche questo fa parte della strategia per poterle tenere a bada, perché in ogni caso “la guerra non guarda in faccia nessuno, fa schifo e puzza”.

Ed è in questo contesto che viene raccontata la storia della giovane lavandaia di Portoferraio, Olimpia, che per salvare altre giovani dalla violenza offrì di sacrificarsi al loro posto.

E a proposito di questa donna, Mario Ferrari, ex sindaco di Portoferraio, ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica, in occasione dei 30 anni della morte della donna, per chiedere il riconoscimento della Medaglia al Valore civile.

Il libro ha avuto diversi Patrocini dai Comuni elbani e dalle Associazioni nazionali (Fra Mutilati e invalidi di guerra, Vittime delle marocchinate, Combattenti e Reduci).





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